Usa e/o Europa: il sentiero stretto del nostro governo

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Meloni ad un bivio, l'ennesimo, ci sono le europee

Negli ultimi giorni si sono rincorse voci di “telefonate segrete” fra la Premier italiana Giorgia Meloni e Donald Trump, ri-candidato repubblicano per la Casa Bianca il prossimo novembre. Come nel 2020, Trump sfiderebbe Joe Biden, Presidente “dem” in carica, cui Meloni ha da poco reso visita a Washington. Siano o no attendibili l’indiscrezioni – in una fase in cui lo spionaggio politico-mediatico è alle cronache giudiziarie – non c’è dubbio che la questione sostanziale esista: come potranno evolvere i rapporti fra Italia e Usa a seconda dell’esito delle presidenziali? Senza naturalmente dimenticare che l’Italia è parte integrante dell’Ue, che a sua volta terrà elezioni generali fra poco più di due mesi, per rinnovare il suo Parlamento e la sua governance. Il commento di Nicola Berti su Il Sussidiario.

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L’agenda del Ppe e il futuro (presidenziale) di Draghi

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Weber, la prossima Commissione Europea sarà ancora a trazione popolar-socialista

Manfred Weber in un'intervista al Corriere della Sera,  ha  preannunciato che il "candidato di punta" del Ppe il prossimo giugno sarà l'attuale presidente della Commissione Ursula von der Leyen, se questa accetterà. Se così avverrà (e le probabilità sembrano aumentare di giorno in giorno) vi sarebbero fin d'ora pochi dubbi che per altri cinque anni il "Premier Ue" sarà appunto von der Leyen (...) Mario Draghi in un intervento sull'Economist ha sollecitato l'Europa a un cambio di passo proporzionato a un cambio d'epoca che il Vecchio Continente sta vivendo per primo. Ha colpito – dopo un anno di silenzio – il tono deciso con cui l'ex Presidente della Bce ha incalzato la prospettiva di un ripristino inerziale dei parametri di Maastricht: cioè di un ritorno alla gestione tecnocratica centralizzata che ha caratterizzato l'Ue nell'ultimo trentennio. Il commento di Nicola Berti su Il Sussidiario.

 

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Quel “chiarimento” d’obbligo tra Meloni e Draghi

Cipollone alla Bce e Franco alla Bei?

Sulla designazione di Piero Cipollone – vicedirettore generale della Banca d’Italia – a membro del comitato esecutivo Bce si è certamente consumato un chiarimento tra poteri, neppure troppo soft. Ma sarebbe scorretto e fuorviante ridurlo a schermaglia personale o partitocratica fra il premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Andrebbe perduta gran parte della complessità del passaggio, fra Italia ed Europa. Questo è parso essenzialmente un ennesimo (e per molti versi fisiologico) aggiustamento dei rapporti di forza – interni ed esterni al sistema-Paese – sul futuro delle grandi scelte di politica e diplomazia economica. E ciò durante uno specifico cambio di stagione: dopo un trentennio in cui – forse non troppo diversamente rispetto ai magistrati – i “banchieri centrali” italiani hanno visto aumentare fortemente la loro pervasività nella governance del Paese. Il commento di Nicola Berti su il Sussidiario.

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