Responsabilità civile dei magistrati, chi sbaglia paghi

Troppi errori giudiziari, anche i magistrati devono pagare (se sbagliano). Il caso di Giovanni Novi, e se ne potrebbero citare tanti altri, deve farci riflettere. Il presidente del porto di Genova  era stato accusato di innominabili nefandezze, arrestato e, dopo anni, prosciolto dalla Suprema Corte di Cassazione. Non è possibile andare avanti di questo passo. Non vogliamo riferirci ai fatti in cui a trovarsi coinvolto in vicende giudiziarie è l’ex premier Silvio Berlusconi, questo no. Però sussistono con frequenza casi di malagiustizia in cui vengono letteralmente travolti persone comuni, come, appunto, il signor Giovanni Novi di Genova. Si ricorda la vicenda di Enzo Tortora, completamente prosciolto da ogni accusa e che, però, è finito in carcere (come Novi) ed, in conseguenza, ne ha subito drammatici contraccolpi che lo hanno condotto, ancor giovane, al camposanto. Anche Novi ha perduto la moglie e, per anni, ha dovuto subire l’ignominia della galera e l’allontanarsi di amici e conoscenti (succede sempre così: quando sei forte, quando sei in auge, hai un nugolo di amici intorno a te, quando cadi in disgrazia, nessuno ti guarda più in faccia). Non, non si può più ammettere tutto questo. I magistrati che sbagliano, dolo o meno, devono pagare con la cacciata dall’ordinamento giudiziario. Così che a fare i pm e i giudici siano i magistrati più in gamba e non i cialtroni che ogni tanti sputano sentenze che neanche stanno in piedi, costruite a tavolino giusto per far parlare di sé e, magari, fare qualche scatto di carriera. Magari la maggioranza degli operatori di giustizia sono pure bravi e inattaccabili sotto il profilo professionale. Ma ci sono stati (troppi) casi di pubblici ministeri che hanno imbastito processi temerari  che sono lentamente evaporati per inconsistenza probatoria, magari dopo lungi anni di tribolazione per i malcapitati nelle loro grinfie (e che però hanno causato danni irreparabili per molte persone), di giudici che hanno fatto sentenze da fare accapponare la pelle a loro colleghi più avveduti  e questi hanno avuto addirittura avanzamenti di carriera. Il caso Enzo Tortora insegna. Non vorremmo che anche le vicende dell’ex premier Berlusconi risentissero del virus della malagiustizia. Il problema non è quando queste tristi vicende riguardano le persone facoltose (che hanno i soldi per andare fino in fondo e resistere in Cassazione) ma i cittadini comuni, spesso le uniche vittime di macroscopici errori giudiziari. Contro cui restano assolutamente impotenti. La magistratura deve darsi una regolata. Chi sbaglia paga. Se noi commettiamo un’infrazione al codice della strada ci becchiamo una robusta sanzione pecuniaria. Perché il pm non deve pagare quando sabaglia? Renzi, per favore, mettici una pezza.

Marco Ilapi

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Renzi faccia un po' il Machiavelli...

Il nostro primo ministro riuscirà nell’intento di portare a termine il suo mandato che gli elettori gli hanno affidato il 25 maggio con un plebiscito inimmaginabile fino a qualche giorno prima? Il quasi 41 % del consenso elettorale conseguito è ascrivibile a suo esclusivo merito. Però il feeling con questo elettorato non dura che lo spazio di una tornata elettorale, se il premier non riuscirà a far approvare qualcuno dei provvedimenti cui tiene tantissimo (in primis la riforma del Senato, in secondo luogo una decente legge elettorale, terzo una diminuzione delle tasse insieme ad una riduzione delle spese, poi il lavoro, e altro ancora).

Ad essere benevoli, il tempo a disposizione per operare quei cambiamenti che sono indispensabili per riorganizzare l’assetto istituzionale del Belpaese non è molto. Visto che i precedenti governi hanno fallito dove Renzi in pochi mesi ha saputo rivoluzionare l’approccio per il perseguimento dell’obiettivo riformistico a tutto campo, c’è da aspettarsi che almeno due riforme le porti a casa. E sono la riforma elettorale (però non deve lasciarsi incantare dalla sirena berlusconiana che, a mio avviso, aspetta il momento più propizio per sganciarsi e mollare il premier al suo destino) e quella del Senato. Deve cercare di fare una sintesi tra le proposte, un po’ in contraddizione tra loro, della minoranza del suo partito, quella di Forza Italia e quella del M5S. Il risultato dev’essere migliorativo rispetto al pessimo Italicum, partorito al Nazareno con il contributo di Denis Verdini. Matteo deve approfittare del radicale cambio di linea di Beppe Grillo e aderire a qualche specifica e ragionevole richiesta prospettata dal M5S. Le preferenze sono da accettare, le liste bloccate sono da rifiutare in modo categorico. Non devono esistere aut aut. La discussione parlamentare deve essere assai approfondita. Da parte di nessuno. La discussione parlamentare deve essere assai approfondita, nell’interesse dell’Italia. E’ ovvio che ognuno cerchi di imporre la propria visione, ma la legge deve essere la migliore possibile, dato il momento storico e, soprattutto, considerato che la deve approvare un parlamento sostanzialmente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha bocciato il porcellum. Non sarebbe auspicabile che si copiasse una legge elettorale vigente altrove? Quella Usa. Quella francese. Quella inglese. Quella spagnola. Quella tedesca. Basta con gli aut aut che poi portano alla paralisi istituzionale. E’ vero che con la legge elettorale non si mangia. Si stabiliscono delle regole, però. Ma siamo ormai 8 anni che abbiamo una legge elettorale incostituzionale (ma che cosa ha fatto la Consulta in questi 8 anni? I giudici hanno passato il tempo a giocare a briscola, certamente). Si pensi anche a quel che è accaduto in Piemonte, dove per ben 4 anni ha illegittimamente governato Roberto Cota. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato. Anche in questo caso, che cosa hanno fatto i nostri baldi giudici amministrativi? Questa volta hanno giocato a bridge… Quest’andazzo non è più tollerabile. Certi provvedimenti giurisdizionali devono bruciare le tappe ed essere emessi dopo poche settimane/mesi.

Per quanto riguarda la riforma del Senato, qui hanno ragione i critici del premier. Ipotizziamo che vada in porto la proposta Boschi-Verdini (da che pulpito!...), ebbene il Senato sarà composto da un centinaio di rappresentanti degli enti locali, magari non parteciperanno all’elaborazione della legge di bilancio, ma diranno la loro sulla nomina del prossimo presidente della Repubblica. Il risultato sarà che il nuovo capo dello Stato sarà eletto dal partito di maggioranza relativa. Questione di numeri. Di voti espressi. Questo è profondamente poco democratico. Si taglino anche i deputati. Si portino da 630 a 200 o poco più. Oggi il rapporto è di 630 deputati e di 315 senatori più quelli a vita. Per la nomina del presidente occorre una maggioranza qualificata, ora questa maggioranza si ottiene con la partecipazione all’elezione anche della minoranza dei parlamentari. Vuole Renzi tener conto di questo piccolo particolare? Con l’Italicum operativo il presidente verrebbe eletto dal partito al governo. E’ sbagliato.

Il premier, per una volta, faccia il Machiavelli. Ascolti tutti ma poi decida. L’Italia gliene sarà grata. Tenga conto che può anche giocare la carta delle elezioni anticipate. Anzi, sarebbe la scelta preferibile a questo tira e molla di tutti gli schieramenti che, inesorabilmente, portano alla paralisi istituzionale. E le agognate riforme restano al palo. Per intanto c’è da concludere che a parte  i roboanti annunci il porcellum è ancora in vigore, il Senato è quello di prima, i conti pubblici stanno peggiorando giorno dopo giorno.

Siamo giunti alla settimana decisiva n. 62 per la riforma elettorale e per quella del Senato. Auguri.

Marco Ilapi

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ll gioco delle tre carte del governo

L’immunità ai senatori regionali? Una follia. Nel testo governativo sulla riforma del Senato, apprezzabile come tentativo di accelerare i tempi di approvazione delle leggi (se ne parla da decenni) , si possono individuare aspetti positivi (la riduzione drastica del numero dei componenti l’aula senatoriale da 315 a soli 100), ma anche alcuni negativi. L’aver impedito la possibilità della scelta da parte dell’elettore è un fatto grave. Sembra che il premier ed il ministro Boschi ci tengano parecchio a pretendere il modello di elezione indiretta con designazione dei novelli senatori da parte dei consigli regionali.. Renzi sembra trascurare il malaffare che ha riguardato quasi tutti i consigli regionali, con ruberie delle più vergognose. Si pensi alle centinaia di rappresentanti regionali indagati, di cui molti già condannati. Le due cose si legano. Sarebbe più opportuno che l’esecutivo retrocedesse dal suo proposito e accettasse le modifiche proposte da quasi tutti gli schieramenti.  Poi c’è la storia dell’immunità parlamentare. Perché concederla? I senatori non sono cittadini come gli altri? Se rubano soldi pubblici perché cercare di dar loro un salvacondotto? E’ notorio come funziona il meccanismo. I deputati si auto tutelano. Così faranno anche i senatori. E’ vergognoso che  un riformatore-rottamatore  qual è e si sta dimostrando l’ex sindaco di Firenze cada in una siffatta trappola. Si attirerà il disprezzo degli italiani onesti, di quelli che le tasse le pagano e non hanno conti all’estero, nei paradisi fiscali. Maria Elena Boschi ha sostenuto che nel testo originario del governo non era prevista l’immunità. Bene, allora levala, per cortesia. Forza Italia non l’ha pretesa (a sentir loro), al partito democratico non va giù, ritengo neanche la Lega di Salvini approvi questa impostazione ipergarantista, figuriamoci il M5S di Beppe Grillo, che certamente ne farà una bandiera per contestare l’operato dell’esecutivo. E a ragione.  Matteo Renzi sembra avere il consenso del 75% degli italiani, il suo gabinetto ed i singoli componenti  del suo esecutivo un po’ (molto) meno, no lo bruci con scelte scellerate e invise al suo popolo. Il premier ha capito assai presto come guidare il governo di un Paese allo sbando. Certo, con i parlamentari che si ritrova non è impossibile. Per tanti provvedimenti utilizza la ghigliottina della fiducia che non è proprio un bel modo di procedere. Farà così anche con la riforma della legge elettorale e la riforma del Senato? Sarebbe meglio (per lui e per il governo) di no. Cercare di accontentare tutte le istanze (di Forza Italia, del Carroccio, del partito democratico, di Scelta Civica, ecc.), spesso contrastanti l'una con l'altra, come la questione dell'immunità ai nuovi senatori (che nessuno sembra tra l'altro pretendere) e l'eleggibilità o meno degli stessi, oltre la vecchia storia, mai assopita, delle liste (pur molto corte) bloccate per l'elezione dei deputati. Nelle discussioni parlamentari ne vedremo delle belle? Spero di sì, che si arrivi presto a riformare Senato e vituperato porcellum e a volgere lo sguardo ai problemi legati alla non crescita di questo sventurato Paese. Fra qualche giorno inizierà il semestre europeo a guida Matteo Renzi. Si capirà meglio la statura del nostro premier. Gli elettori gli perdoneranno tanti errori se riuscirà a convincere la Merkel a mutare la strategia economica fin qui seguita dall'Europa. Il premier la smetta di trastullarsi con il gioco delle tre carte. Scelga da che parte sta. Se con il centrodestra filo-berlusconiano (Alfano, Formigoni & C.) o con i veri riformisti che si collocano da tutt'altra parte, che si chiamino M5S o Sel o Lega Nord o Scelta Civica (ormai ridotta a percentuali da prefisso telefonico), poco importa. L'elettore deve sapere. Il processo di rottamazione deve continuare nel tempo. Il semestre europeo valuterà la caratura del premier. Se dovesse riuscire ad incastrare Angela Merkel, si potrebbe dire che la partita delle riforme la vincerà. Altrimenti... tutti a casa. L'Italia porta con sé problemi irrisolti da decenni. E' illusorio pensare che Renzi riesca a mettere una toppa su tutto, in particolare nel giro di qualche mese. Però deve pur iniziare da qualche parte. Se avesse preso di mira l'assetto regionale forse avrebbe individuato un bersaglio anche più grosso, rispetto al suo battagliare con le attuali provincie. E' risaputo che gli sprechi maggiori sono in ambito regionale e non certo in quello provinciale.

Marco Ilapi

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