Derivati di Stato, si piange per i 160 mld di euro sulle costole

I contratti derivati del nostro ministero dell’Economia raggiungono l'iperbolica cifra di 160 miliardi di valore nozionale (cioè il valore di riferimento dei contratti) e non ne conosciamo il valore attuale (il cosiddetto mark-to-market). Sappiamo che 100 miliardi sono swap su tassi (contratti per il cambiamento dei flussi da fisso a variabile o viceversa), 35 swap su valute (scambio di flussi di pagamento in valute diverse) e il resto contratti di tipo più strutturato ed esotico. Sappiamo da un’analisi comparsa sulla stampa per un campione di contratti rinegoziati che il loro valore attuale era negativo per il ministero per circa il 25 per cento del valore nozionale. Erano 8 miliardi di passivo su 31,5 di nozionale: in pratica significa che se i contratti venissero chiusi oggi, il ministero dovrebbe pagare 8 miliardi per compensare la differenza di valore attuale tra i flussi futuri da ricevere e quelli da pagare. La percentuale di passivo sul nozionale è alta e probabilmente legata a un campione particolare, e il fatto che siano stati rinegoziati non autorizza a ritenere che questa percentuale possa essere uno stimatore corretto del valore del passivo complessivo. Così il prof. Umberto Cherubini sul sito www.lavoce.info.

Derivati, salasso miliardario imprevisto per Matteo

Leggi tutto...

Derivati della p.a.: i conti delle Regioni sempre a rischio

Maria Cannata ha assunto il ruolo di coordinatrice responsabile dell'attività di consulenza per la regolamentazione dei derivati sottoscritti dagli enti locali e ha preso come consulenti tecnici proprio quelli che hanno fatto i derivati con gli enti locali, ovvero Deutsche Bank, Citi e Bnp Paribas. Le banche a loro volta si fanno assistere dallo studio internazionale Allen & Overy, che con le banche d’investimento ha stabili e consolidati rapporti. La prima clausola che i consulenti di Maria indicano per ricontrattare i derivati è che le Regioni rinuncino tombalmente ad aprire o proseguire qualsiasi contenzioso. Come dire: chi ha avuto ha avuto (le banche) e chi ha dato ha dato (i cittadini). Le considerazioni di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

Conti delle Regioni a rischio per la mai dimenticata vicenda "derivati"

Leggi tutto...

Grandi banche d'affari europee, mina vagante per l'eurozona

Un colosso come Deutsche Bank investe in attività finanziarie oltre 1.000 miliardi, poco meno del Pil italiano, e il suo grado di rischio è ritenuto più sostenibile di una piccola banca commerciale del Sud Europa che fa prevalentemente credito? Un paradosso, visto così. Tutto dipende dal fatto che le attività valutate non sono l'intero bilancio ma solo gli Rwa. Ebbene le grandi banche d'affari hanno attivi a rischio che valgono solo il 20-30% dei loro immensi bilanci. Al contrario le banche commerciali dedite al credito (tipiche del Sud Europa) hanno Rwa che superano il 50-60% dei loro più piccoli bilanci. Così Fabio Pavesi su Il Sole 24 Ore.

Gli stress test hanno spudoratamente favorito le banche del Nord Europa

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .