Il tripartitismo che blocca il Paese

Che Renzi possa vincere o perdere le elezioni a seconda che il secondo arrivato sia Berlusconi o Grillo non è irragionevole in assoluto, ma è un aspetto del funzionamento della legge su cui inviterei a riflettere. Se ci fossero solo due poli (destra e sinistra), e in entrambi esistesse un partito dominante, la legge elettorale che l'Italia sta per adottare funzionerebbe bene, e favorirebbe la transizione e a un sistema bipartitico. Ad ogni elezione la sfida sarebbe tra il principale partito della sinistra e il principale partito di destra, e il secondo turno servirebbe solo nei casi in cui il vincitore non fosse stato in grado di rastrellare un consenso sufficiente (almeno il 40%) fin dal primo turno. Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

L'Italicum di Renzi ed il rischio caos

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Beppe Grillo si sveglia dal lungo sonno

Beppe Grillo e Matteo Renzi non si amano. E' risaputo. Ma sono due frutti diversi di una stessa radice: la rivolta contro l’ establishment dei vecchi partiti, l’esigenza di una politica nuova, al prezzo di una certa ruvidezza di parole e di metodi. Non potranno certo governare insieme. È prematuro credere che possano davvero trovare accordi su temi concreti. Ma farebbero bene a provarci «con onestà intellettuale», come chiede Grillo. Se i rappresentanti di un elettorato che i sondaggi valutano ancora attorno al 20% cominciano a giocare, allora il gioco si fa un po’ meno duro, ma molto più interessante. Un editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera.

La svolta del M5S è un bene per il Paese

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Grillo torna a casa con le pive nel sacco

Beppe Grillo, nella convinzione che il «suo» movimento potesse prendere voti a destra e a sinistra, tra i padani e i terroni, tra i qualunquisti e i politicizzati al cubo, non si è voluto sporcare nel contrattare con Bersani prima, con Enrico Letta e Matteo Renzi poi. Il M5S è stato un «partito-tutto» contro tutto e tutti. Finché, di sconfitta in sconfitta, non si è accorto che qualcosa, nel rapporto col «suo» popolo, si stava incrinando. Che lui stesso stava smarrendo l’arte superba di saper mischiare insieme la potenza della denuncia e la leggerezza dei toni. Finché arrivò il momento che, in una piazza qualsiasi, si accorse che la solita battuta non tirava più. Capita anche ai clown più ricchi di genio. Ma loro, se vogliono, possono inventarsi un altro numero. Così Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Il fallimento dei rivoluzionari pentastellati

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