L'Italia rischia di esplodere

Le periferie delle grandi città soffrono, da Torino, Milano, Roma e Napoli. Sono conflitti da governare perché possono anticipare scenari peggiori. L'azione repressiva deve avere quindi spazio d'intervento, in funzione dissuasiva dal ricorso alla violenza. Sappiamo che non è la soluzione. Basta vedere le frequenti immagini in Tv sullo stato di abbandono dei sobborghi sviluppatisi “in coalescenza” attorno alle nostre grandi città: dormitori isolati, luoghi senza identità, un mondo espulso e ghettizzato nel disagio, a cui si aggiunge quello maggiore degli ultimi arrivati. Tor Sapienza è un campanello d'allarme che avverte quanto sia necessaria la tessitura di nuove città articolate in sottosistemi urbani, integrati dal filo rosso di alcune sinergie riguardanti la mobilità, la salute e le reti infrastrutturali, da quelle energetiche a quelle sociali. Ridisegnare la trama delle città “in nuce” restituirebbe senso razionale all'ordine sociale e farebbe da sponda per recuperare l'immagine oggi problematica dei ceti medi urbani. La conflittualità sociale che ribolle alla periferia della vita urbana ci ricorda anche che il welfare di nuova generazione è nel frattempo finito nel dimenticatoio. Per giunta, oggi c'è penuria di risorse per gli enti che quel welfare dovrebbero riformare e realizzare. Così Carlo Carboni su l Sole 24 Ore.

Caro Renzi, più attenzione al disagio delle periferie urane

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Manifestazioni di protesta a rischio infiltrati

I servizi segreti sono al corrente dei nomi, dei cognomi e dei percorsi dei manifestanti violenti che cercano sistematicamente di creare l'incidente mortale. Tutte le occasioni possono essere propizie pur arrivare allo scontro fisico con le forze dell'ordine. Si tratti di Tav, di occupazioni abusive di case o altro, polizia e carabinieri sovente reagiscono in maniera eccessiva e ci scappa il morto. Come a Genova nel 2000, a Bolzaneto. Articoli su la Repubblica di Francesco Viviano e Paolo Griseri.

Il variegato mondo dei black block

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