Se non ce la fa lui non ce la può fare nessuno. Probabile che il presidente del Consiglio, che pure è – come detto – politicamente fortissimo, più di ogni altro suo recente predecessore, non riuscirà a fare della Rai il “villaggio di vetro” immaginato da Walter Veltroni in un lontanissimo convegno del 1987 (35 anni fa!) ma almeno lui e il ministro per l’Economia Daniele Franco stanno già pensando a come costruire una governance degna di questo nome. Senza passare per le forche caudine partitiche. Il commento di Mario Lavua su Linkiesta.

La Rai nel mirino di Mario Draghi, fuori i partiti da Saxa Rubra!

La porchetta Rai va in tavola. Rimane il presidente bocciato Foa che ripara giusto a settembre con un nuovo (grottesco) voto in Vigilanza e si attuano le nomine già decise in sede partitica. Come un tempo, si dirà. Ma nella prima Repubblica l’accordo fra i partiti consentiva al Pci di gestire una delle tre reti Rai, la Terza, per cui il pluralismo poteva dirsi garantito. Adesso no, come nel CdA Rai, Lega e 5 Stelle hanno fatto filotto, si son presi praticamente tutto. La Rai oggi ha un bilancio così combinato: 73% degli introiti viene bolletta e il restante 27% dalla pubblicità. Il commento di Vittorio Emiliani sul Messaggero Veneto.

Rai, alla fine Marcello Foa si insedia a Saxa Rubra

La legge Gasparri la incatenava ai partiti, la legge Renzi-Giacomelli l’ha asservita al governo e ai partiti. Tutti (meno Berlusconi, onestamente) hanno promesso di “liberarla” da queste catene creando una Fondazione inattaccabile di stile europeo con dei garanti scelti dal presidente della Repubblica e dai presidenti delle Camere. E tutti, da Renzi a Di Maio, hanno subito tradito questa nobile promessa, puramente verbale, preferendo “usare” la Rai. Il presidente della Camera, Raffaele Fico, ha esortato il nuovo CdA ad essere «autonomo». Ma ci è o ci fa? Non sa che l’hanno nominato Lega e 5 Stelle? Il commento di Vittorio Emiliani sul Messaggero Veneto.

M5S e Lega all'assalto della Rai