Lavoro che non cresce, Renzi mente

Il precariato è al massimo storico, la ripresa occupazionale è modesta, la narrazione del governo è “al servizio della conservazione del potere”. E’ questo il bilancio che Luca Ricolfi, sociologo e docente di analisi dei dati all’Università di Torino, traccia del Jobs act un anno dopo l’entrata in vigore dei primi decreti della riforma. Il capo del governo “sembra non comprendere il significato delle statistiche di cui parla”. L'articolo di Stefano De Agostini su il Fatto Quotidiano.

Lavoro, il gioco delle tre carte del premier

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Il lavoro che non c'è, se c'è è sottopagato

Secondo il rapporto “Vita da professionisti”dell’associazione Bruno Trentin, solo il 7,6% degli autonomi dichiara di non avere problemi di salute dovuti al lavoro mentre due professionisti su tre soffrono di stress, ansia, depressione, insonnia. C’è poco da stupirsi: il 44,5% del campione spiega di avere unsovraccarico di lavoro che eccede le 40 ore settimanali. A giorni una riforma delle professioni autonome promette di estendere le prime tutele a questo esercito di lavoratori. Il testo definitivo ancora non c’è, gli addetti ai lavori già lamentano in quello “base” la mancanza di alcuni tasselli essenziali, come la previsione di un compenso minimo e la questione previdenziale. Altri avvertono che “di regime dei minimi, purtroppo, si muore”. Ma a questo appuntamento, comunque sia, guardano ormai milioni di italiani. Articoli di Stefano De Agostini e Thomas Mackinson su il Fatto Quotidiano.

Il lavoro precarizzato è una tragedia, caro premier

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La scuola italiana non decolla

  • Pubblicato in Cultura

Con l’assunzione promessa da Renzi di 154.561 precari che, come spiegava qualche settimana fa Orsola Riva, tutto saranno fuorché «insegnanti freschi di laurea e abilitazione perché le graduatorie sono chiuse dal 2007. I più giovani sono i maestri laureati in Scienze della formazione primaria, ma il grosso è rappresentato dai vincitori del penultimo concorso (parliamo del 1999!) e dagli abilitati di vecchio conio (Ssis e abilitazioni riservate)». Un editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. 

La scuola italiana, la più vecchia d'Europa

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