Atene soffre, ma l'Ue non ride

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L'Unione Europea non deve aiutare Atene perché prevalga un sentimento, quello del buonismo nei confronti di Alexey Tsipras. Non si tratta di buonismo – il mantra prêt-à-porter di ogni talk show – ma di buonsenso. Se l’austerità fine a se stessa ha prodotto in pochi anni in Europa 23 milioni di disoccupati in più rispetto a prima, è il pragmatismo a imporre di cambiare registro. È vero, la Grecia entrò in Europa truccando i suoi bilanci, e le autorità comunitarie lo sapevano benissimo. È vero, la Grecia è stata malgovernata per decenni, con una serie di scelte scriteriate che l’han fatta vivere al di sopra delle sue possibilità. Ed è vero quel che dice la Merkel (persona seria anche lei, pur con i suoi errori in politica estera, ma non interna: magari i tedeschi ce la prestassero per qualche anno): le formiche d’Europa non possono pagare le serenate della cicala. 'editoriale di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano.

Errori non solo della Grecia (meno che mai di Tsipras)

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La guerra di Tsipras versus Fmi

In cambio di che cosa Tsipras si è visto offrire una nuova quota di aiuti da parte di un Fondo monetario internazionale di cui dimentica volentieri che, ancor prima di essere una pompa di finanze nello stile di Alfred Jarry e a sua unica disposizione, trattasi di un fondo preposto ad aiutare anche il Bangladesh, l'Ucraina e i Paesi africani travagliati dalla povertà, dalla guerra, e da un cambio penalizzante - e a garantire inoltre una ristrutturazione della restituzione dei prestiti contratti da questi Paesi prima del 2011, anche se, come tutti sanno, questi debiti non saranno in realtà mai rimborsati. Forse la signora Lagarde, lo spauracchio di Tsipras assieme alla signora Merkel si è dimostrata poco abile nella comunicazione. Un articolo di Bernard-Henry Levy.

Referendum, l'azzardo di Atene

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Atene non convince la Merkel, allo studio il piano B

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Grexit o non Grexit, la Germania ha allo studio un piano B a cui fa riferimento il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schauble. Nel caso Atene non riuscisse a pagare una rata del debito che ha con i creditori: il governo guidato da Syriza ha le casse pressoché vuote e  se questa rata fosse dovuta al Fondo monetario internazionale, resterebbe ai greci un mese di «grazia» per pagare (se la rata fosse della Bce è meno automatico cosa succederebbe). Da subito, però, dovrebbe essere pronto un piano di emergenza, che a Berlino e non solo è già in preparazione. Eventuale chiusura delle banche greche per evitare la corsa agli sportelli e introduzione di controlli sui movimenti di capitale. Anche l’eventualità dell’emissione di una forma di pagamento greca parallela all’euro, momentanea, per uso interno è presa in considerazione. Un articolo di Danilo Taino sul Corriere della Sera.

La Grecia lasciata al suo destino, sarà default

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