Dee Dee Bridgewater, il grande jazz a Verona

Dee Dee Bridgewater, il grande jazz a Verona

Cantare e suonare con la voce per costruire  una melodia che si spande ritornando  alla Terra e così ritrovare il ritmo che congiunge  essere umano e cosmo. Dee Dee Bridgewater, icona del jazz si è esibita ieri sera al  Teatro romano di Verona e con lei il trio di musiciste Rosa Brunello, Evita Polidoro e Carmen Staaf.

Musica, movimento e voce disegnavano nel teatro volute di emozioni, palpabili attraverso il battito delle mani dei presenti che in più di un’occasione hanno anche battuto i piedi, quasi un’ovazione rumorosa che voleva mostrare condivisione di un sentire. Le canzoni ritmavano i sentimenti, facendoli diventare strumenti di un più ampio e celato suono che pervadeva il cielo e la terra.

Pensiamo al jazz nelle sue prime espressioni, quasi antiche, quando era work song e serviva a ritmare il tempo del lavoro nelle piantagioni dove lavoravano gli africani. Suono profondo quindi, suono lontano che tocca le corde dell’essere. Dee Dee Bridgwater, è considerata una delle rare eredi delle grandi interpreti Jazz. In Italia la ricordiamo anche  per aver cantato insieme a Ray Charles  la famosa canzone Till The Next Somewhere (Precious Thing)  al Festival di Sanremo del 1989.

Il suo nome si lega a Duke Ellington e nei suoi album si è ispirata a una delle cantanti più grandi nel genere  blues e  jazz: Eleanora Fagan. Dee Dee Bridgewater, vincitrice di Grammy e di Tony Award, per questo appuntamento di VenerAzioni a Verona,  che fa focus sulla grande musica internazionale, attinge a  evocativi brani di protesta come “Mississippi Goddam”, “Trying Times”, “The Danger Zone” e altri ancora, per proporne una nuova versione che tiene conto del Passato e guarda all’attualità per comprendere quali azioni oggi sono realistiche e credibili.

Rileggendo il testo  della canzone Mississippi Goddam della cantante e pianista americana Nina Simone, si fa palese la denuncia alla forte discriminazione afroamericana e la lotta  continua intensa nelle parole di Bridgewater. Il brano  è considerato una risposta  agli omicidi di matrice razzista di Emmett Till e Medgar Evers nel Mississippi e all’attentato alla chiesa battista, in Alabama, dove vennero uccisi quattro bambini neri.

Il quartetto che ha visto la presenza della bassista Rosa Brunello, della batterista Evita Polidoro e della pianista Carmen Staaf, musiciste e cantanti che spiccano nel panorama internazionale per la loro bravura, ha il merito di valorizzare l’arte femminile, uno degli intenti di Bridgewater. E ieri sera è spiccato come un fiore all’occhiello quel ritmo intenso che legava i suoni e i movimenti delle suonatrici a quello della cantante. Una combinazione che, come si diceva, sembrava unire ognuno in un sentire universale.

La pienezza di sfumature della sua ricca voce ha giocato sui toni come un martelletto capace di suonare anche i tasti della nostra percezione. Bridgewater è anche ambasciatrice FAO, impegnata nella lotta contro la fame nel mondo, è imprenditrice e artista di teatro. Nella sua carriera musicale ha inciso 20 album.

Patrizia Lazzarin, 7 agosto 2024

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