Figure del matto. Dal medioevo ai romantici

Figure del matto. Dal medioevo ai romantici

Oggetto di studio della storia sociale e culturale, la curiosa figura del pazzo che ha fatto parte della cultura visiva degli uomini nel Medioevo è stata raramente analizzata dalla Storia dell’arte.

Tuttavia tra il  XIII secolo e la metà del Cinquecento, la nozione di follia ispirò e stimolò la creazione artistica, sia nel campo della letteratura sia  in quello delle arti visive. La rassegna che aprirà al Museo del Louvre il 16 ottobre e sarà visibile fino al 3 febbraio 2025,  appare  stimolante e ambiziosa nella sua intenzione di affrontare la figura tipicamente medievale del folle attraverso le sue rappresentazioni.

Per il grande pubblico, l’arte medievale è essenzialmente religiosa. Fu però il Medioevo a dare forma alla figura sovversiva del pazzo.

Sebbene abbia le sue radici nel pensiero religioso, fiorì nel mondo secolare per diventare un elemento essenziale della vita sociale urbana. Per l’uomo medievale, la definizione di pazzo è data dalle Scritture, in particolare dal primo verso del Salmo 52: “Dixit insipiens…” Lo stolto disse in cuor suo: “Non c’è Dio!” La follia è soprattutto ignoranza e mancanza di amore per Dio. Al contrario, ci sono anche “pazzi di Dio”, come San Francesco.

Nel tredicesimo secolo, la nozione era quindi indissolubilmente legata all’amore e alla sua misura o eccesso, prima nel regno spirituale, poi in quello terreno. Il tema della follia dell’amore ossessiona i romanzi cavallereschi come quello di Yvain, Perceval, Lancillotto o Tristano e le loro numerose rappresentazioni, soprattutto nelle miniature e negli avori.

Ben presto, il personaggio del pazzo si intromette tra l’amante e la sua donna: è lui che denuncia i valori cortesi e sottolinea il carattere lussurioso, persino osceno, dell’amore umano. Da mistico o simbolico, il pazzo divenne “politicizzato” e “socializzato”. Nel XIV secolo, il buffone di corte divenne l’antitesi istituzionalizzata della saggezza regale, con il suo discorso ironico o critico accettato.

Nuove iconografie emersero, e il buffone fu riconosciuto dai suoi attributi: manie e ghiribizzi, cappotto a righe, cappuccio e campanelli. Nel XV secolo, la figura del matto si espanse enormemente, legata alle feste carnevalesche e al folklore.

Questo personaggio sovversivo entrò a far parte degli oggetti di uso quotidiano: divenne un elemento nei giochi di scacchi e una figura nei giochi di carte, oggi nota come jolly.

I pazzi non sono confinati tra le mura del palazzo: nelle città si possono trovare durante le feste in costumi dai colori sgargianti, con orecchie d’asino o cresta di gallo. Danza e canta, prendendosi gioco degli spettatori e seminando il dubbio: chi, lui o chi lo guarda, sono i veri sciocchi?

Associato alla critica sociale, il pazzo divenne veicolo per idee sovversive e giocò un ruolo nei tormenti della Riforma. Nel periodo tra Medioevo e Rinascimento, la sua figura divenne onnipresente, come dimostrano le opere di Bosch e Bruegel.

Nell’era moderna, il pazzo istituzionale sembra svanire, sostituito nelle corti europee dai giullari o dai nani. L’evoluzione della follia si manifestò in forme meno controllate dall’Illuminismo in poi.

L'”elogio” della follia scomparve gradualmente nell’Età dei Lumi, quando la Ragione salì alla ribalta e la figura del pensatore filosofico crebbe di importanza. La figura marginale che simboleggiava il disordine e l’anarchia fu relegata al passato.

Il folle riemerge qualche secolo dopo, all’inizio del XIX secolo. L’arte romantica, la nascita della psichiatria e gli esperimenti degli artisti con l’inconscio e il bizzarro riportarono in vita il personaggio. Tuttavia, il pazzo non era più un intrattenitore pubblico: da quel momento in poi fu un personaggio tormentato e misterioso, alternativamente spaventoso e terrificante.

La mostra riunirà più di 300 opere d’arte in un percorso cronologico e tematico: sculture, opere d’arte tra cui avori, scatole e bronzetti, medaglie, miniature, disegni, incisioni, dipinti su tavola e arazzi.

La mostra si concluderà con un’evocazione della visione ottocentesca del Medioevo attraverso il prisma del tema della follia, ma con la luce tragica, persino crudele, che le rivoluzioni politiche e artistiche gli hanno dato.

L’esposizione è sostenuta dalla Etrillard Foundation e dalla New York Medieval Society. I Commissari sono Elisabeth Antoine-König, Curatore Generale del Dipartimento di Arti Decorative e Pierre-Yves Le Pogam, Curatore Generale del Dipartimento di Sculture del Musée du Louvre.

Patrizia Lazzarin, 23 luglio 2024

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