Matisse e i fauves in mostra a Basilea

Matisse e i fauves in mostra a Basilea

Il gruppo dei Fauves, fecero  il loro esordio a Parigi,  al Salon d’Automne del 1905 e subito gli venne appiccicata l’etichetta che li accorpa al mondo animale. Fauves, ossia belve, è il soprannome che  il critico Louis Vauxcelles coniò per loro, ironizzando sull’uso del colore con cui  creavano le opere. Il critico fece notare che una scultura finita tra le tele degli Espressionisti  faceva pensare a Donatello fra le belve, esprimendo così  lo shock dell’alta borghesia parigina di fronte a quei colori sgargianti, quasi violenti, che rompevano con le convenzioni dell’accademia e della rappresentazione naturalistica.

In seguito questi quadri avrebbero influenzato profondamente l’arte europea, a partire dal Cubismo.


Dal prossimo 2 settembre fino al 21 gennaio 2024, la parabola di una delle prime avanguardie novecentesche viene narrata al Kunstmuseum di Basilea nella mostra Matisse, Derain and Friends, che riunirà capolavori provenienti da prestigiose collezioni europee e americane come il Centre Pompidou di Parigi, il MoMa e il MET di New York, la Tate di Londra, il Musée Matisse di Nizza e la National Gallery of Art di Washington.


Saranno  160 le opere di artisti in mostra: dal caposcuola Henry  Matisse, a Andrè Derain, Maurice Vlaminck, Georges Braque, Kees Van Dongen … Insieme ci daranno la misura della  rivoluzione da loro ideata e sperimentata. Fecero uso di  un colore immediato, spontaneo che emerge  in primo piano sulle tele. Vlaminck e Derain, rifacendosi a Van Gogh si misurarono con una pennellata che ne rifletteva il temperamento intento a staccare in maniera dirompente con gli insegnamenti accademici. In Matisse la lezione del pointillisme, dei post impressionisti  Cross e Signac, si trasforma grazie anche agli influssi della pittura dei Nabis e di Gauguin e, poi ancora di Cezanne, per un’arte che sembra recuperare idiomi di un mondo barbarico nella sua linearità e semplicità. Alcuni pittori come Kees Van Dongen  ebbero  invece un’attitudine maggiore verso la decorazione. In tutti c’era un rifiuto per l’imitazione della realtà. Il colore diventa lo strumento per elaborare e tradurre le emozioni. In contrasto con la generazione degli Impressionisti, essi  prediligevano colori puri, spesso accostati in modo insolito, talvolta stridente, abbandonando così la gradualità del chiaroscuro.

I Fauves non seguivano tuttavia regole o manifesti: ciò che li univa, abbiamo visto, era l’interesse per i dipinti post-impressionisti di Georges Seurat, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne e Paul Gauguin. Nel 1905 Matisse e Derain trascorsero insieme l’estate a Collioure, un villaggio di pescatori nel sud della Francia, e qui maturarono le idee alla base di un linguaggio che avrebbe fatto proseliti tra gli artisti più innovativi del momento.


A Basilea scopriremo anche il volto femminile del movimento: la mostra svelerà come le donne vi abbiano svolto un ruolo vitale, anche se raramente riconosciuto. Lo vedremo  attraverso le opere di artiste come Marie Laurencin, Émilie Charmy, Sonia Delaunay, ma soprattutto si potranno conoscere figure come quelle di Amélie Parayre-Matisse, moglie del grande maestro, e della gallerista Berthe Weill, che offrirà per la prima volta in una mostra l’occasione di indagare sulle relazioni del Fauves con il mercato dell’arte.

Patrizia Lazzarin, 17 agosto 2023


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