E' una lotta per la salvezza e la vitalità dei borghi italiani

E' una lotta per la salvezza e la vitalità dei borghi italiani

Aver cura  dei borghi italiani non significa solo occuparsi della loro bellezza, ma anche della loro vivibilità e sicurezza. Sono tre peculiarità inscindibili che formano le linee direttive del progetto Borgoalive promosso dal Concilio Europeo dell’Arte che ha come obiettivo assegnare  un certificato di garanzia, di diverso colore, giallo, arancione o rosso in base al grado di attuazione delle Best Practices, ossia dei metodi utili a  salvaguardare e ad incrementare lo sviluppo economico dei piccoli  borghi italiani, combattendo il loro progressivo spopolamento e poi  abbandono. L’argomento oggetto della  conferenza che si è tenuta a Venezia in questi giorni, negli spazi di  InParadiso Art Gallery,   durante la  sedicesima Edizione della Biennale d’Architettura,  mostra i suoi caratteri di internazionalità nella collaborazione del Concilio Europeo e quindi il valore prezioso delle  realtà geografiche dei nostri borghi italiani, non solo di  quelli più rinomati, ma anche dei piccoli paesi montani, poco noti  e a volte perfino  poco accessibili. La giornata di studio  promossa dalla Fondazione Cariplo, da dieci anni impegnata nella cura e gestione del patrimonio culturale e nella conservazione dei beni architettonici, ha visto la partecipazione dei   rappresentanti della Regione Lombardia,  di esperti dei maggiori atenei italiani,  di uomini politici occupati  nella gestione delle risorse pubbliche e private e di Fiorello Primi, presidente dell’associazione:  Borghi più belli d’Italia, di cui egli è stato socio fondatore. Le strategie della Fondazione Cariplo  negli ultimi anni si sono  rivolte  in Lombardia a 400 beni storici, investendo novanta milioni di euro  e poi  10 milioni di euro sono stati destinati a un progetto denominato AttivAree che ha come obiettivo la rinascita dell’Oltrepò Pavese e dell’alta montagna bresciana. Un fatto importante che è emerso dalle parole dei relatori è la qualità dell’impegno profuso in queste aree non solo lombarde ma più in generale italiane.  Un’Italia che ha tremato e le sue membra: palazzi, chiese, abitazioni e  torri sono crollate.    Ricordiamo i  terremoti a noi  temporalmente più vicini come quello dell’Umbria nel 1997, quelli  in Basilicata e Calabria nel 1998, nel comune dell’Aquila nel 2009, in Emilia Romagna nel 2012 e ad Amatrice nel 2016. Umbria, Marche, Abruzzo ma ancora Friuli Venezia Giulia e Sicilia sono state regioni colpite in maniera violenta  dai sismi con danni assai rilevanti alle persone e alle cose. Per questo risulta importante, come ha sottolineato Gabriele Nannetti, della Soprintendenza di Firenze, l’applicazione della recente normativa approvata a luglio, in tema di costruzioni soprattutto nei territori a rischio. E  in questo ambito risulta assai  tempestivo  il successivo  discorso  di Marco Pretelli, prof. di Restauro all’Università di Bologna, che ha evidenziato in maniera chiara quali sono i rischi dei cattivi interventi in fabbricati storici. Edifici che vengono violentati dalle nuove tecnologie. Esempi da non ripetere sono ad esempio la ricostruzione  di solai in calcestruzzo armato che hanno sostituito quelli tradizionali in legno, i lavori per i nuovi impianti che non rispettano la continuità delle murature e ancor di più l’apertura di grandi finestre e porte che, allargando la misura dei vuoti nel sistema dell’edificio ne spezzano la sua capacità di adattarsi ai traumi, come ad esempio i terremoti. L’incolumità di questi territori non è però sufficiente per essere promossi e vedersi riconosciuto il certificato di Borgoalive. La conoscenza dell’esperienza del Presidente dei Borghi più belli d’Italia  che è stato sindaco di Castiglione del Lago è stata utile per apprendere, da una voce protagonista, quali sono gli obiettivi che vanno perseguiti  per rilanciare questi luoghi  ed impedire il loro abbandono da parte dei residenti.  In primo luogo l’accessibilità ad essi e i movimenti all’interno: devono essere raggiungibili in maniera semplice e si deve garantire un certa facilità di mobilità nei loro spazi. Le persone rimangono poi,  se ci sono i servizi e  possono usufruire delle nuove  tecnologie come quelle informatiche. Manca però ancora un tassello per completare l’opera. La vitalità si misura nella capacità di sviluppare piani integrati del territorio con lo scopo di  migliorare le produzioni agricole  locali e lo sviluppo delle attività di accoglienza come ad esempio i bed and breakfast e gli alberghi diffusi  che sonocompatibili con la specificità di questi luoghi. Gli obiettivi da perseguire sono proprio quelli sostenuti anche da Lorenza Gazzerro della Fondazione Cariplo: l’innovazione tecnologica accompagnata da buone prassi stabilendo delle priorità d’intervento. E’ necessaria una maggiore opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento. Buoni risultati sono già stati ottenuti grazie agli investimenti privati che hanno creato sinergia con quelli pubblici maturando maggiori somme disponibili per le opere. Tante energie sono quelle necessarie ed esse possono trovare un simbolo nell’opera artistica esposta in galleria InParadiso, nel caffè storico dei Giardini della Biennale: l’Albero sonico di Marco Guglielmi Reimmortal che risponde all’abbraccio del visitatore con dei suoni  grazie a dei sensori posizionati sulle sue  membra. I suoni emessi sono soavi  in un dialogo sonoro e allo stesso tempo emotivo. L’albero  rappresenta la Vita. Nel secondo ambiente della galleria un ramo sbiancato e annerito dalle intemperie e ripescato dalla palude è appeso ai Dimmi e fa riferimento a quello che rimane dopo il Terremoto: esso è l’emblema della Morte. Rumori flebili si alzano al tocco del turista curioso. Tanti Dimmi infine nella terza  stanza degli Enigmi. Un grande Dimmi svetta sul plastico delle macerie di Amatrice a cui l’opera di Marco Guglielmi è dedicata. Giunge in modo semplice  alla nostra mente il pensiero: tanti paesi ricchi di storia e di bellezze naturali insieme a piccoli borghi con poche anime, ma con forti tradizioni culturali sono un patrimonio, in alcuni casi essi  sono siti UNESCO, che non può essere lasciato decadere perdendo un’ eredità di secoli di vita.

Patrizia Lazzarin, 2 ottobre 2018

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