Sinfonia dei morti, “un’elegia sul valore della vita”

Sinfonia dei morti, “un’elegia sul valore della vita”

“Una persona finché non legge delle storie non può capire il senso della vita” è la frase densa di sfumature e variazioni musicali che rileggono la sensibilità umana e che il protagonista Aidin pronuncia nel romanzo dello scrittore iraniano Abbas Maroufi, dal titolo Sinfonia dei morti che viene pubblicato in questi giorni da Francesco Brioschi Editore. Sinfonie di voci che appartengono a donne e uomini molto diversi che nel loro alternarsi e nel testimoniare dolori e gioie delle loro esistenze rivelano la forza e la bellezza della poesia e la sua capacita di catturare i significati essenziali. Il paesaggio bianco di neve nella città di Ardabil, nel nord dell’Iran, è lo scenario naturale  dove si  muove il fratello del poeta Aidin, Urhan Urkhani, che come Caino è intenzionato a uccidere.

Ghiaccio e neve riempiono le strade, coprono case e terreni rendendo quasi tutto uguale mentre si confondono i colori del  cielo e della terra. Nella narrazione presente e passato si rincorrono  e si rivelano le anime sensibili della sorella Aida, di Sormeh e il dolore urlato e silenzioso della madre. Siamo nel 1982, quando in Iran un fatto cruento di cronaca nera che riecheggia così nelle pagine dei giornali: uccide il fratello per trentaquattro toman, colpisce  un giovane professore di liceo, Abbas Maroufi e da qui egli matura l’idea per il suo primo romanzo edito nel 1989 e diventato uno dei libri di maggior successo dell’Iran postrivoluzionario. Cinquantasei ristampe ufficiali e tantissime copie pirata nel mercato nero hanno convinto l’attuale editore a segnare le originali con un ologramma.

Il favore di pubblico e di critica nel suo paese è testimoniato,  come racconta il traduttore del testo in italiano, Giacomo Longhi, dal fatto che Simin Daneshvar, la decana della letteratura persiana del Novecento, dopo averlo letto regalerà a Maroufi la penna del suo defunto marito, Jalal Al-e Ahmad, uno tra i più importanti intellettuali dell’epoca della dinastia Pahlavi, accompagnandola con le seguenti parole: “Ad Abbas Maroufi per aver composto questa Sinfonia. E perché so che lui non si venderà mai a nessuno, né venderà la sua penna”. L’archetipo del fratricidio che ritroviamo nella cultura persiana dalla storia coranica di Caino e Abele fino all’uccisione di Rostam da parte di Shaghad nel Libro dei re di Ferdusi è riletto in chiave moderna da Abbas Maroufi per farci comprendere la realtà dell’Iran nei momenti cruciali del Novecento, dalla rivoluzione costituzionale al colpo di stato contro Mossadeq fino alla Rivoluzione del 1979. Il linguaggio sperimentale dell’autore si arricchisce della conoscenza della letteratura sudamericana dove il reale si mescola e si unisce al sogno e alla magia, ma anche di quella statunitense. Secondo il parere di numerosi critici si sentono gli influssi dell’opera L’Urlo e il furore di William Faulkner.

La vita raccontata nel romanzo fa da specchio a quella dello scrittore. Il libro ci fa comprendere attraverso le figure del poliziotto Ayaz, ma anche di quella di Urhan e del padre, l’ambiente conservatore e tradizionalista dell’Iran che vuole impedire ai giovani l’anelito verso la libertà e la modernità. Il giovane Aidin lotta per i suoi sogni, gli bruciano i suoi libri e lui lavora in condizioni difficili per poterli riacquistare. Due anni dopo la pubblicazione del suo libro Sinfonia, Maroufi è vittima di una campagna denigratoria in cui lo si accusa di aver offeso la religione, il clero e la guida suprema e viene condannato a morte. Per un evento fortuito, il fatto che il futuro ottavo presidente dell’Iran avesse trovato il suo libro fra quelli di un influente religioso,  il suo caso viene trasferito alla corte che si occupa degli organi di stampa e viene assolto. Il giro di vite contro gli intellettuali che ha inizio a fine degli anni Ottanta del Novecento si ripete nel 1996. Maroufi viene condannato allora a due anni di carcere, alla fustigazione e i suoi libri vengono messi al bando. Fortunatamente Günter Strass, l’editore tedesco del romanzo, riesce a farlo giungere a Francoforte. In seguito egli si trasferirà a Berlino con la famiglia e qui nel 2003 inaugurerà la Casa delle arti e della letteratura Hedayat che diventa un punto di riferimento per tutti gli intellettuali e scrittori iraniani in esilio. Riuscirà a far rivivere anche la sua casa editrice Gardun che stamperà più di trecento libri colpiti dalla censura in Iran. Grazie tuttavia all’impegno di un altro editore Qoqnus, il romanzo è tornato nel 2001 nelle librerie iraniane. I colori e i sapori di un Iran, di ieri e oggi riaffiorano nelle pagine di questo suggestivo romanzo che appartiene alla collana Gli Altri della casa Brioschi Editore. Una collana che ci avvicina alla voce narrante originale di autori dei paesi arabi, iraniani, russi, turchi e africani.

Patrizia Lazzarin, 19 febbraio 2023

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