Maria Maddalena, una Santa contemporanea

Maria Maddalena, una Santa contemporanea

Rapisce la nostra attenzione il suo volto rivolto verso il cielo, dalla pelle ambrata che si stempera in macchie dal colore rosa e fucsia che sottolineano gli occhi, il naso e la bocca. Esse diventano sempre più luminose, spruzzate anche di bianco, fino a cadere e “colmare” la tunica della stessa tinta che ora vira verso i toni più accesi. Maddalena dell’artista francese Brigitte Aubignac si presenta così a chi la guarda nell’icona simbolo della mostra, rapita quasi in contemplazione, protesa verso la conoscenza, la greca sophia, mentre le sue fattezze si costruiscono grazie a  pennellate che nella loro lunghezza, dalla punta delle sue pianelle, trascinano il nostro sguardo verso il suo capo e poi oltre … verso il cielo. L’inaugurazione in questi giorni alla Galleria Gliacrobrati, in via Ornato 4 a Torino, della rassegna della pittrice Aubignac viene a cadere non molto distante dal 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne. Il soggetto quindi è sicuramente adatto per interessanti e, potremmo aggiungere intelligenti riflessioni sul ruolo della figura femminile oggi e nel tempo. Dopo Maria, lei è la donna di cui più si parla nei Vangeli. Secondo l’apostolo Giovanni fu lei per prima ad annunciare la Resurrezione di Gesù. Sulla base di altre testimonianze fu anche confusa con altre personalità dei Vangeli, quali Maria di Betania, sorella del risorto Lazzaro e con la peccatrice, ossia l’adultera salvata da Gesù dalla lapidazione. Queste identificazioni, come le ha definite Il biblista Gianfranco Ravasi, sono frutto di equivoci, ma esse hanno contribuito a creare un’immagine complessa della santa.  Perché Maddalena che ci riporta alle origini della religione cristiana è diventata così importante per la pittrice Aubignac? Fu visitando un giorno la chiesa di Santa Trinità a Firenze che vidi per la prima volta una Maria Maddalena. Mi ricordo una scultura in legno policromo posta in alto su una base di pietra contro un muro piuttosto scuro … Immagine terrificante dell’ascesi, in cui la scultura lascia trasparire una bellezza antica e un corpo dalle belle proporzioni. Era violenta. Appresi poi che si trattava dell’opera di due scultori del Rinascimento italiano: Desiderio da Settignano e Benedetto da Maiano. Da allora ho incontrato molte altre Maddalene … Nel corso delle mie ricerche su questo personaggio sono stata spesso colpita dall’attenzione tutta particolare con cui pittori e scultori l’hanno rappresentata, dalla Mirofora rinascimentale, dove appare riccamente abbigliata e ornata dei suoi gioielli di cortigiana alla Penitente seminuda della pittura barocca. Ma è nelle rappresentazioni di gruppo, in presenza di altri protagonisti della Passione di Cristo, come le Pietà, le Sepolture, le Deposizioni dalla croce, che ho scoperto un’altra Maddalena, più umana, più viscerale, colei che diveniva allora per me «la preferita dai pittori» perché è onnipresente … Ella appare  come colei che ha ricevuto la conoscenza da Cristo … La Maddalena diviene l’immagine della saggezza, un personaggio immenso. La mostra che ha la curatela di Dominique Stella è una storia per immagini, vista attraverso una lente che  coglie della santa il lato umano, rivelandone passionalità e fragilità.  Ne emerge una figura  nuova, a tratti rivoluzionaria. Nell’esposizione potremmo ammirare tre cicli pittorici: L’Abri Tranquille (Il Rifugio Tranquillo), dipinto tra il 1990 e il 1996, Au Sanctuaire (Al Santuario) del periodo 1997-2000 e Après les larmes (Dopo le lacrime), compiuto  negli anni 1999-2002. Attraverso più di 40 tele l’artista si dedica a tre momenti salienti della vita di Maria Maddalena. Un’esistenza straordinaria che ha infiniti punti di contatto con la vita di donne e uomini di tutti i tempi. La storia della Mistica è molto più di una biografia religiosa, è un’epica di rivelazione, pentimento, di forza e di coraggio ma soprattutto di amore, racconta la curatrice Dominique Stella. La Maddalena è l’Amore con la A maiuscola - sostiene Brigitte Aubignac - è moderna, si è data all’Amore prima di ogni altra cosa. E per questo è stata capace di sconvolgere e infiammare l’immaginario di numerosi artisti e scrittori passati e presenti, da Rubens a Petrarca, da Van Dyck a Marguerite Yourcenar.  Nel primo ciclo L’Abri Tranquille gli oggetti diventano simboli della Solitudine. Pochi, soggetto principale o no, nel colore che diventa  quasi una coperta calda per le tonalità e le sfumature che ci avvolgono e ci rassicurano, essi rappresentano la sua vita trascorsa in solitudine nella grotta di  Sainte-Baume in Provenza, dove è approdata, come suggerisce la tradizione, dopo la fuga in zattera per le persecuzioni di Erode. Scrive Aubignac:  Ha deciso di ritirarsi, la prima di una lunga stirpe di grandi mistici. Il suo deserto è questa montagna. Ho cercato di immaginarla nell’attenta contemplazione di una vita semplice. Le opere sono dodici oli su tela. Il ciclo successivo comprende sedici piccole tele, 18 x 23 cm,  nelle quali l’artista dopo aver letto un testo di Grégoire de Tours che fa riferimento all’esistenza di un sepolcro nell’antica Efeso a lei dedicato, ha pensato di dipingerle un luogo per la sua devozione. Allora di fronte a tutti gli «indifferenti al miracolo» le mie immagini offrirebbero una visione di un luogo sacro, rifugio di un’esperienza mistica in cui donne e uomini si consacrerebbero per una vita, per un giorno al senso del Divino. L’opera presentata nel 2005 nella Galleria Xin Dong Cheng - Tempio dell’Intelligenza di Pechino, ha causato all’artista francese la censura del governo cinese. Conclude la trilogia Après les larmes, una serie di quindici dittici, 28x18 cm, che colgono  donne e uomini comuni nell’intimità del quotidiano. Ciascuna scena è sviluppata in due tempi  e il messaggio racchiuso invita a riscoprire il valore delle cose semplici basandosi sulla lezione di umiltà insegnata da Maria Maddalena. Le idee contenute possono essere considerate come valori filosofici e non solo religiosi. L’esposizione  che è  sostenuta dal portale Psicoanalisi e Sociale si potrà visitare fino al 21 gennaio 2023.

                                                                                      Patrizia Lazzarin

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