La Cina è già qui

La Cina è già qui

La Cina è già qui è l’avviso di un avvenimento non trascurabile che ha l’aria di essere epocale e nella distanza vicino. Giada Messetti, originaria di Gemona del Friuli e sinologa che ha vissuto a lungo in Cina, ha scelto questo titolo per il suo saggio che fa emergere le caratteristiche salienti di questo grande paese. La Cina infatti è la quarta nazione in termini di estensione, dopo Russia, Canada, Stati Uniti ed è trentadue volte più grande dell’Italia, con una popolazione che è formata da più di un miliardo e quattrocento milioni di abitanti. Paese isolato nei millenni trascorsi e civiltà antichissima, è esempio di una cultura ricca e raffinata, ma le caratteristiche del suo sistema politico preoccupano la mentalità dell’Occidente assieme alla grande crescita economica. Ci sono dei fatti  che meritano di essere conosciuti e che Messetti illustra perché ci permettono di comprendere  il “modo di essere e di pensare” di questo grande Stato che ha saputo mutare gli assetti geopolitici. Il suo sistema di scrittura composito è fatto di segni grafici, chiamati logogrammi o sinogrammi.  Ognuno di questi “disegni”, come li nomina l’autrice, esprime un concetto e, il più grande dizionario cinese pubblicato nel 1994, ne contiene 85.568. Per una persona che si appresta ad imparare questa lingua è utile sapere che è necessario conoscerne 3500-4000 per leggere un giornale o un libro, mentre un intellettuale ne ha già appreso oltre 6000.  A partire dal 1911, ossia dalla fine dell’impero, molti intellettuali cinesi incominciarono a chiedersi se le difficoltà del loro sistema linguistico avrebbero permesso al paese di  stare al passo dei cambiamenti che trasformavano l’emisfero. Non era forse meglio che anche la Cina optasse per un normale alfabeto? Il governo comunista negli anni ’50 con l’obiettivo di una reale unificazione del paese, dove proliferavano centinaia di dialetti, decise si semplificare riducendo i numeri dei tratti che componevano gli ideogrammi. “Ad esempio” come spiega Giada Messetti, “la parola drago  è passata da una costruzione di sedici piccoli tratti a cinque”. Una vera e propria rivoluzione culturale che contiene tuttavia delle significative eccezioni. A Taiwan, Hong Kong, Macao, nelle comunità cinesi all’estero, come in Giappone si sono mantenuti i caratteri tradizionali. Questo cambiamento ha permesso, in primis, di combattere l’analfabetismo che alla fine degli anni Quaranta, nel paese del Dragone, interessava il 90% della popolazione. Den Xiaoping nel 1978 aprì il mercato cinese, basato fino ad allora sull’autosufficienza. Questo permise di accelerare il processo di modernizzazione e tracciò le linee di quello sviluppo economico che ha reso la Cina il colosso mondiale che oggi rappresenta. Non fu facile neppure quel periodo storico. L’arrivo di nuove tecnologie e in particolare del computer, la cui tastiera Qwerty che è ancora quella che usiamo oggi, costruita sulla base del sistema alfabetico era incompatibile con l’esigenza  di inserire migliaia di ideogrammi su un numero limitato di tasti.  Fu un colpo di genio di Wang Yongmin, come ci racconta  ancora nel libro, la scrittrice. L’inventore aveva spiegato: “in chimica esistono decine di migliaia di molecole, ma solo un centinaio di atomi”. Dalla chimica alla lingua. Il suo fu un lavoro di smontaggio e in cinque anni riuscì a ridurre le parti basiche a 125 caratteri che poterono essere inseriti, cinque per tasto, nella tastiera Qwerty. Comprendiamo in modo efficace “la capacità di evoluzione e di trasformazione di una cultura millenaria che ha saputo così salvare la propria lingua, la seconda al mondo per diffusione dopo l’inglese e la prima lingua madre più parlata”. Quando ci avviciniamo alla mentalità cinese non possiamo non citare Confucio. Il suo pensiero nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, accettazioni o rifiuti. L’attuale presidente Xi Jinping  ha sottolineato come il confucianesimo faccia parte del sostrato culturale  e nutra, ancora oggi, il popolo cinese. Di esso egli si avvale per segnare una linea di continuità  che, dall’epoca imperiale si prolunga fino a quella comunista, e vede come esito la realizzazione del Sogno cinese di un nuovo primato per il paese.  Il confucianesimo è stato anche uno strumento che facendo leva sulla superiorità dell’armonia collettiva rispetto all’individuo, ha garantito che il dominio del partito non fosse messo in discussione, nonostante i molti problemi interni, come l’attuale rallentamento economico, l’alto tasso d’inquinamento, il debito finanziario … Sul Dragone pesa  ancora il secolo dell’ “umiliazione nazionale”, come viene chiamato il periodo compreso fra il 1839, con lo scoppio della prima guerra dell’oppio, e il 1949 che è l’anno di fondazione della Repubblica popolare cinese. “Concetto che si ritrova nella lettura dei giornali cinesi, nei discorsi ufficiali delle autorità oppure parlando con i membri del Partito”, come scrive l’autrice. L’incontro con la Cina non sembra rimandabile così come scoprire le tante particolarità che  la caratterizzano e i pensieri che la distinguono come quelli di copia e di originalità della copia  per finire con il brevetto d’autore che sono anche i terreni su cui la mentalità occidentale sicuramente è andata e, va in frizione con quella cinese. Ai cinesi non piacciono le rovine? Lo  capiamo, in quali termini, ancora  leggendo le pagine di La Cina è già qui, che reca il sottotitolo: Perché è urgente capire come pensa il Dragone … E potremmo anche curiosare fra come e cosa si mangia in questa nazione. Solo una chicca e poco ancora … Una nostra credenza comune è quella per cui il riso, in Cina, sarebbe il cereale più consumato. In realtà nel Nord del paese a finire più spesso in tavola sono gli spaghetti di frumento. Nello Shanxi, la culla di questo genere alimentare, compaiono oltre 280 tipi di pasta diversi. E per cominciare a sperimentare in profondità la cucina tradizionale cinese partiamo dalla classificazione di tutti gli ingredienti in cinque sapori: pungente, acido, dolce, amaro e salato …

Patrizia Lazzarin, 5 ottobre 2022

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