Le sfumature sonore e i colori dell’anima: ecco Kandinskij

Le sfumature sonore e i colori dell’anima: ecco Kandinskij

La parabola di vita del pittore di Odessa, Kandinskij, si tinge del colore ricco dei sentimenti della sua terra fin dagli esordi del suo percorso figurativo, diventando veicolo per l’espressione della sua profonda interiorità che si nutre  della musica e dei suoni dell’universo che lo circonda. L’artista che nasce a Mosca nel 1866, riceve una buona educazione non solo in russo, ma anche in francese ed in tedesco: la lingua della nonna materna che lui parla anche con la zia  e a cui dedicherà la sua pubblicazione Sullo spirituale dell’arte. Sarà lei che gli svelerà la natura profonda del popolo russo. Il padre Vasilij, che suonava la cetra, dopo il loro trasferimento a Odessa sul Mar Nero, per il clima più salubre,  lo porterà spesso a Mosca a visitare le mostre, le grandi collezioni di arte moderna e ad ascoltare concerti facendogli  così assaporare la vivace atmosfera del Secolo d’Argento. Il curatore della mostra Paolo Bolpagni assieme a Evegenija Petrova, ha illustrato i significati della mostra che si apre oggi a Rovigo, a Palazzo Roverella, dal titolo Kandiskij. L’opera /1900-1940. “La  sua novità, fra le rassegne su questo pittore che si sono potute ammirare in Italia, è quella di considerare il suo percorso artistico non come un processo lineare dal figurativo all’astrazione. Il catalogo, edito da Silvana Editoriale esprime anch’esso il diverso approccio agli studi preparatori di questa esposizione che si avvale del contributo di studiosi francesi, tedeschi, russi ed italiani, mostrando cosi differenti approcci, aspetti e scoperte sull’arte e la vita del pittore”. Uno sguardo più ampio e forse più comprensivo. “Un artista internazionale come emerge dalle sue permanenze e peregrinazioni in diversi luoghi d’Europa, dalla sua Mosca a Murnau in Baviera, da Monaco fino a Parigi, ma anche in Italia e in altri paesi”, dove vive esperienze  che gli permisero di entrare in contatto con le correnti culturali più vivaci ed effervescenti di quel  periodo storico. Il suo vangelo, o meglio obiettivo, è  la liberazione dell’arte dai condizionamenti esterni che diventa capace in questo modo di esprimere il  mondo interiore. Nell’estate del 1889, a bordo di carri  oppure a cavallo, Kandiskij, giovane studente di legge, si recò su indicazione della Società Imperiale delle Scienze Naturali, come racconta nel catalogo,  la storica dell’arte Silvia Burini, nel governatorato di Vologda, una città situata a 400 Km a nord-ovest di Mosca, per studiare le credenze popolari e il diritto penale dei  Sirieni, un’etnia  che mescolava tradizioni russe e finlandesi. Dentro le loro case egli ha modo di immergersi nelle pitture che “popolano” quei luoghi,  come egli ci tramanda nel suo Diario di viaggio,  che lo fanno “diventare” egli stesso materia o spirito di quell’arte. Questo sentimento del colore, che nasce così anche dal folclore russo, si alimenterà in seguito delle scoperte delle opere di Rembrandt all’Ermitage e si rivelerà in seguito nelle opere del periodo monacense. Lo stesso pittore sottolineerà gli effetti della vista del quadro I covoni di Monet e l’ascolto del Lohengrin di Wagner sulla sua pittura. Moltissime sono le curiosità e differenti sono gli studi che appassionano Kandiskij nel corso della suo percorso artistico: dalla filosofia, al teatro, dalla letteratura  alla musica, non ultime le ricerche scientifiche di Henri Becquerel che svelava in quegli anni la teoria della radioattività. Quest’ultima scoperta  ebbe la capacità di scuotere  in maniera profonda l’io dell’artista, come se si sentisse in bilico su un filo sottile sospeso, tra verità spirituale e scientifica. I quadri in mostra: Fiume d’estate, Autunno e Chiesa Rossa dei primissimi anni del Novecento, mostrandoci un Kandiskij inedito, ne indicano le tendenze post espressioniste. Il successivo periodo di Murnau,  vede la nascita dei suoi dipinti caratterizzati da colori particolarmente brillanti, dove pian piano scompaiono i contorni delle forme naturali come quello delle figure e le tinte trasmettono, in primis, le sensazioni dell’interiorità. In questi anni conosce la sua nuova compagna d’arte e di vita Gabriele Münter e nel 1911 si apre la prima mostra alla Galleria Thannhauser del gruppo del Blaue Reiter di cui fa parte anche Paul Klee. L’arte si consacra così come necessità interiore lontana da un accademismo incapace di giungere a parlare all’anima. Il Cavaliere azzurro simbolo anche dell’eterno peregrinare dell’uomo, del suo viaggio interiore dentro la ricerca della propria spiritualità segna il passaggio del pittore russo verso l’astrattismo, ossia ad una “pittura senza oggetto”. Il nuovo linguaggio pittorico che si è avvalso nel suo costituirsi anche delle riflessioni e dell’ascolto delle musiche di Arnold Schönberg ci indica nelle sue Composizioni, Improvvisazioni, Pentagrammi, Ovali … e nelle tante opere in mostra la rappresentazione di  un mondo fatto di sensazioni sonore, visive e tattili che fa apparire un universo dove  i pennelli, colori e china sono gli strumenti per evocare una spiritualità, i cui suoni ed echi arrivano agli occhi, e da li con un martelletto soffice fino al nostro cuore.  Una piccola  sala, fra le ultime del piano superiore,  ci riporta dentro un mondo fantastico, fatto anche di sogni di infanzia.  Sono i piccoli dipinti su vetro: echi di una storia felice che egli dipingeva nei momenti di pausa delle sue riflessioni e ricerche aniconiche lungo la strada dell’astrazione, a conferma anche delle parole del curatore Bolpagni, sui ritorni al figurativo dell’artista nel corso della sua vita. Siamo negli anni intorno al 1918, dopo la fine della seconda guerra mondiale e lo scoppio della rivoluzione russa, e Kandiskij racconta in questi dipinti pieni di luci, le fiabe della letteratura tedesca e russa che aveva imparato da piccolo dalla zia. Compaiono le amazzoni, donne cavaliere, che volano fra le montagne verso l’orizzonte oppure giovani innamorati dentro la campagna. Motivi favolistici,  epici e fantastici vivono e arricchiscono in Kandiskij, come linfa il suo sentimento  durante  tutta la sua  vita.

Patrizia Lazzarin, 26 febbraio 2022

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