Luce a Milano, a Villa Reale

Luce a Milano, a Villa Reale

Le sale di Villa Reale di Milano,[uno dei principali monumenti del neoclassicismo milanese, ospiteranno fino al 6 marzo una rassegna dedicata al Divisionismo, una  corrente pittorica che in Italia  aveva coniugato  le ricerche dell’Impressionismo e del Pointillisme francese assieme all’esperienza verista ottocentesca, trasformando l’ispirazione poetica in un melange di colori complementari che non venivano mescolati, ma accostati come punti di luce. La Galleria d’Arte Moderna in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona hanno riunito le loro collezioni che custodiscono alcuni dei capolavori del Divisionismo per osservarlo dall’interno, con uno sguardo sulle diverse soluzioni  tecniche dei suoi protagonisti che hanno affrontato spesso anche tematiche sociali. Milano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, gli anni in cui si sviluppa questa corrente artistica, è una città animata da forti fermenti culturali e si caratterizza per grandi cambiamenti di carattere architettonico ed urbanistico, mentre cresce la ricchezza dell’economia legata all’industria da un lato, e dall’altro, aumentano le rivendicazioni dei ceti meno agiati.  Gli autori presenti nell’esposizione declinano in modi nuovi e differenti, questa temperie esistenziale e  lo potremmo osservare proprio ammirando le loro opere in mostra. Giacomo Balla, Leonardo Bistolfi, Umberto Boccioni, Giulio Branca, Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, Carlo Fornara, Giuseppe Grandi, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Giuseppe Pellizza, Gaetano Previati, Attilio Pusterla, Daniele Ranzoni, Giovanni Segantini, Giovanni Sottocornola e Paolo Troubetzkoy: una lunga fila di nomi e personalità che in misura diversa ritroveremo legati a movimenti pittorici come il Futurismo, il Simbolismo e la Scapigliatura lombarda, partiranno da esperienze anche molto diverse per diventare gli interpreti sensibili di questa nuova realtà. Ammiriamo così a Villa Reale la  bellissima immagine del Ponte di Pellizza da Volpedo, l’artista famoso per il suo Quarto Stato, dove vediamo marciare uniti un corteo di lavoratori, entrati  grazie a questa rappresentazione, nell’imagerie collettiva come espressione di un  popolo che lotta per i suoi diritti. Qui, nel Ponte, la luce dosata in maniera sapiente sembra posare su un piatto d’argento quella bellezza che si manifesta  nell’atto del  ragazzo che, in maniera spontanea, si abbevera al fiume.  Egli stesso brano di natura come quelle morbide pecore sfumate nei  toni chiari dei loro mantelli lanosi che appaiono presenze palpitanti del miracolo della vita, allo stesso modo dei grandi massi in primo piano che sembrano sfaldarsi nel colore. L’acqua del fiume, piccolo corso, quasi carta stagnola che segna il percorso nei presepi casalinghi, dove si fermano le dita dei bambini per inventare nuove storie, racchiude in questo quadro i toni del ghiaccio e  del bianco che sfumando nell’aria che si tinge di rosa, illuminano di un chiarore intenso il paesaggio  che prosegue  oltre il ponte, lontano, fino alle montagne innevate. Lo sguardo incantato dell’uomo o meglio del pittore sulla Natura si percepisce nel quadro La solitudine di Emilio Longoni, dove la pennellata divisionista offre al nostro sguardo una tessitura cromatica che sembra ricamare una linea senza pausa. Gli animali, il pastore, le rocce e le cime innevate si riescono a cogliere in un solo colpo d’occhio confondendosi in un’unica sostanza. Molti pittori divisionisti come Segantini, Longoni, Fornara e anche altri sceglieranno come soggetto o luogo dei loro quadri dei paesaggi alpini. In Fornara sia in Pascolo sia in Fine dell’inverno una gamma cromatica estremamente luminosa riproduce il risveglio della primavera con il suo verde rifiorire dell’erba e il cielo che diventa  di un azzurro terso. In questa esposizione comprendiamo lo sviluppo della corrente del Divisionismo anche a partire da altri movimenti. Esponenti della Scapigliatura lombarda come Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Giuseppe Grandi declineranno  o meglio rinnoveranno la tematica romantica con pennellate accese, dove le linee e i colori si vedono spezzarsi  in continuazione avvicinandosi così alla tecnica divisionistica. Tante le opere che diventano un affresco reale di un’epoca che alcune volte si tinge del dolore della gente semplice. Lo sguardo degli artisti si trasforma nel pennello  che racconta una società vista anche negli aspetti meno aulici e spesso ha una forte carica di denuncia. Piazza Caricamento a Genova di Plinio Nomellini, nel suo taglio fotografico ci offre un’immagine realistica della città popolata di lavoratori che sono anche i protagonisti  della sua crescita sfrenata. L’alba dell’operaio di Giovanni Sottocornola, autore molto attento alle tematiche sociali, sembra anticipare nelle persone che si muovono in una stretta via, quasi ammasso pastoso di cromie e con difficoltà illuminato dai lampioni, le città e le piazze affollate dei futuristi. In Mi ricordo quand’ero fanciulla di Morbelli ci ritroviamo al Pio Albergo Trivulzio dentro un ospizio per anziane ospiti,  occupate come nella tela Inverno, a cercare la luce per poter lavorare a maglia. Il quadro appare come un inno silenzioso alla caducità della vita. Nei futuristi come Giacomo Balla, nel dipinto Paesaggio, scopriamo un divisionismo che  diventa strumento per rendere la luce e il movimento. La natura sembra qui polverizzarsi e assumere  intonazioni cromatiche che come lui stesso scrisse in una lettera del 1899 « come in un amplesso d’amore passano dal pallido al rosso, dal caldo al freddo». La mostra DIVISIONISMO. 2 COLLEZIONI è stata curata da Giovanna Ginex.

Patrizia Lazzarin, 5  gennaio 2022

 

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