Waiting for the opera a Verona

Waiting for the opera a Verona

Il sole caldo di questi giorni colpisce  le pietre, senza tempo, dell’Arena di Verona. Inaugurata venerdì 21 giugno la nuova stagione operistica con La Traviata di Giuseppe Verdi con la firma  del regista Franco Zeffirelli. La novità e la preziosità di questa edizione si arricchisce  dell’apertura nella stessa giornata di una mostra  nel Palazzo della Gran Guardia che si affaccia  su Piazza Bra,  e che racconta l’Opera da quel lontano 1913, quando l’antico anfiteatro  romano venne  riservato  alla messa  in scena dell’Aida di Giuseppe Verdi. L’idea di allestire uno spettacolo lirico strutturato venne allora in occasione del centenario della nascita del compositore di Busseto.  In mostra  si vedono i bozzetti dell’architetto Ettore Fagiuoli che curò la scenografia in tre dimensioni  anziché a fondale dipinto, evento raro per l’epoca,  e che restituiscono   le atmosfere dei  luoghi e  le sfumature della temperie culturale  degli albori del Novecento. Il merito della mostra è quello di mettere in ordine alcuni importanti tasselli della storia dell’Opera nell’Arena di Verona, questo anfiteatro romano che, costruito prima del Colosseo,  ha una forma ellittica che permette una visione ottimale da qualsiasi punto si trovi lo spettatore  e che, da solo, per  il  fascino del passato che condensa   ci lascia  colmi di stupore.  La storia narrata lungo le sale dell’esposizione, che è stata curata da Cecilia Ambra Baczynski,  fa focus sulle opere più rappresentate,  quali  l’Aida di Verdi o la Carmen di Georges  Bizet. Numeri alla mano scopriamo che la prima ha avuto  seicentonovantanove messe in scena  e la seconda duecentosessantatre.  Veniamo a sapere anche quali sono gli autori più richiesti  oltre a quelli appena nominati, le opere selezionate in questo arco di più di cento anni  che vanno  dal 1913 al 2019 e  ne possiamo ascoltare o vedere  brani e pezzi registrati. La storia del Festival lirico dell’Arena viene articolandosi nelle sale dell’esposizione in cinque sezioni, ognuna di esse dedicata ai titoli del cartellone 2019: Aida, Il Trovatore, Tosca, la Traviata  e Carmen. Costumi di scena, bozzetti, figurini e fotografie d’epoca, per un totale di circa 140 opere dell’Archivio Storico della Fondazione Arena di Verona, ci permettono di far scorrere  i nostri occhi e d’ immergere la nostra mente in epoche assai differenti. Una sezione speciale è stata riservata al Maestro Franco Zeffirelli e al suo amore per l’Arena che  si legge fra le storie che ci riportano agli anni delle sue partecipazioni a questa mitica manifestazione. La prima volta fu nel 1995 per la regia e le scene della Carmen di Georges Bizet: la seconda opera, come si è visto, più rappresentata all’Arena  dopo l’Aida di Verdi, con 263 recite dal 1914. Di queste centoquarantanove recano la firma di Franco Zeffirelli e  testimoniano il successo di questa versione amatissima dal pubblico che vede in scena  molti artisti,   l’estrema cura dei dettagli nelle scenografie e  include i costumi disegnati da Raimonda Gaetani. L’ultima opera firmata dal regista, quest’anno, La Traviata, è anche   il settimo titolo siglato da Zeffirelli per l’Opera dell’Arena veronese e qualifica la sua  collaborazione artistica  negli anni  che comprende Il Trovatore e l’Aida di Giuseppe Verdi, il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, Madame Butterfly e Turandot di Giacomo Puccini. I colori vivaci  e l’eleganza dei vestiti  sui piedistalli ci riconducono alla maestria dei loro disegnatori, spesso donne come Luisa Spinatelli, Anna Anni, Zaira De Vincentiis e il premio Oscar Gabriella Pescucci.  I suoi costumi sono frutto di una dettagliata ricostruzione storica e analisi filologica di carattere pittorico, letterario, fotografico e ritrattistico. Qualità che si incontrano anche nella fantasia delle  forme e dei colori dei costumi in disegno e realizzati dal vero del regista argentino Hugo de Ana, visibili nelle sale dell’esposizione  e che quasi vorremmo toccare con mano per comprenderne la consistenza e la maestria della fattura. Abiti che ogni donna vorrebbe indossare anche per pochi attimi. Indumenti  che possiamo pensare portati dalle divine come la mezzosoprano Maria Gay, nelle vesti di Amneris, figlia del faraone,  quel 10 agosto del 1913 quando  venne messa in scena per la prima volta l’Aida  nell’Arena di Verona sotto un cielo stellato. Furono ventimila gli spettatori solo quel giorno.  Un successo che ha continuato a rinnovarsi. Un simbolo di quel mondo magico di suoni è Maria Callas. Lei  scrisse di abitare vicino a uno dei luoghi più belli di Verona, dove si respirava l’aria più pura, vicino all’Arena, che ha visto il mio debutto in Gioconda nel 1947. La storia di questo teatro lirico sotto le stelle non si è mai interrotta se si escludono i periodi dei due conflitti mondiali. Oggi come ieri una moltitudine variegata di nazionalità riempie le vie cittadine durante la stagione estiva non solo per ammirare le bellezze della città ma anche per ascoltare la magia dell’Opera in un luogo dove ha passeggiato Napoleone, il Kaiser Federico I e il leggendario Buffalo Bill per poi diventare uno spazio simbolo della Musica e più in generale dell’Arte.

Patrizia Lazzarin, 25 giugno 2019

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