Le ambiguità di Giuseppe Conte su Putin

Giuseppe Conte, in un’intervista al Corriere della Sera, ha risposto a una domanda sull’imbarazzante sfilza di alte onorificenze conferite dai suoi due governi (mica una solo) al fior fiore dell’oligarchia putiniana. Compresi soggetti nel frattempo colpiti dalle sanzioni, e compreso persino quello stesso Alexei Paramanov che in questi giorni ha apertamente minacciato il nostro paese, prendendo di mira il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Il commenti di Francesco Cundari su Linkiesta.

Le strane amnesie di Giuseppe Conte

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Le ipocrisie e le falsificazioni della storia

  • Pubblicato in Esteri

      Finchè certe affermazioni o opinioni mistificanti provengono dalla bocca di una persona qualsiasi, senza nessuna esperienza o ruolo pubblico, le si può al massimo compatire come manifestazioni di ignoranza. Se invece provengono da degli uomini politici, per di più con incarichi di tipo diplomatico, la responsabilità delle affermazioni è ben più grave.

     E’ il caso di varie dichiarazioni a proposito dell’Ucraina, rilasciate recentemente dalla senatrice italiana Emma Bonino, già ministro degli esteri nel 2013, che si allineano alla retorica dilagante e che continuano a legittimare e quindi a diffondere l’omertà nonché disinvolti stravolgimenti dei fatti.

    Le dichiarazioni non brillano per originalità e vanno dalla conclamata “annessione” russa della Crimea all’innocenza della NATO che, secondo la Senatrice, non avrebbe affatto mire aggressive nei confronti della Russia. Ovvero, i timori di Putin riguardo all’espansione sarebbero “un alibi” (sic). Il copione degli innocenti da una parte e del cattivo dall’altra, senza neanche un minimo di grigio, è patetico e degno al massimo di un romanzo d'appendice. E pensare che la senatrice in questione continua a detenere cariche delicate e che ha un'esperienza diplomatica! Purtroppo, la maggior parte del pubblico è distratto, ha problemi di bollette della luce, del gas, dell’affitto, dei figli da mantenere e non ha evidentemente il tempo di verificare e controllare retoriche e slogans di questo tipo. Risultato: chi sta sul podio o sulla “poltrona” si sente in dovere di dire quello che gli pare. La Televisione e il filtro dei mass-media sono una sorta di scatola magica da cui escono proiezioni che ipnotizzano i creduli. Le Sibille e gli Oracoli dei tempi moderni.

     Limitiamoci ai due punti sopra-menzionati, giusto per non approfittare della pazienza di chi legge. 

     Incominciamo dal cosiddetto “alibi”.

     La psicologia conta. Alcuni eventi lasciano tracce nella memoria collettiva. L’ossessivo e malevolo accerchiamento NATO della Russia è un dato di fatto ed è lampante, salvo che  per gli ipocriti da una parte e per i mentalmente anemici dall’altra. Meno noto, il particolare che per secoli le minacce e invasioni della Russia avvennero proprio da est, attraverso l’Ucraina. Polacchi e Lituani riuniti  - era ancora il tempo del Commonwealth Lituano-Polacco - penetrano in Russia nel 1611 ed arrivano fino a Mosca, da dove saranno ricacciati. Nuovamente, sempre attraverso i territori a nord dell’Ucraina, oggi chiamati Belarus, Carlo XII di Svezia invade la Russia nel 1700. Invasione fallita, perché i Russi adottano la tattica della terra bruciata e continuamente si ritirano. Ci riprova Napoleone nel 1812, seguito a distanza di un secolo da Hitler nel 1941. Sempre dall’Ucraina…

     A parte l’invasione mongola che peraltro avvenne molti secoli fa, la Russia non dovette mai proteggersi né da est né da sud. Gli Ottomani non ebbero infatti la forza di spingersi in alto fino alla Moscovia.

     In altre parole, con le sue pianure facili da attraversare, l’Ucraina è stata da secoli il ventre molle del sistema difensivo geografico della Russia, cosa che spiega il nervosismo di Mosca negli ultimi decenni di espansione NATO e il definitivo precipitare della crisi. Chi continua a sottovalutare questi aspetti geopolitici appartiene probabilmente alla razza degli struzzi (ma si tratta di un eufemismo). Il chiacchericcio del giornalismo prezzolato e dei laudatores temporis acti sta ora evocando i biechi disegni di resurrezione dell’Unione Sovietica da parte del "nuovo zar" (alias Vladimir Putin). Non potrebbe esserci una corbelleria più grande. La Russia non ha nessun interesse ad ingrandirsi e ad annettere l’Ucraina o altri stati contigui a est, visto che così si ritroverebbe sul muso i missili della NATO, che è precisamente ciò che vuole evitare. Semmai, vuole un’Ucraina neutrale. Un cuscinetto. Vista con occhio spassionato, la logica dell’invasione dell’Ucraina sta tutta nel tentativo di prevenire istallazioni militari ostili nel suo territorio. E questa non è un'illazione o un'ipotesi: è già avvenuto in Romania e Polonia.

       Una quantità di studiosi e uomini politici americani, più onesti e saggi dei loro colleghi, misero in guardia le varie Amministrazioni dalla forsennata e paranoica espansione  della NATO a est degli ultimi decenni, ma senza risultato. Per questo, le responsabilità di questa guerra assurda e inutile vanno distribuite in parti ineguali fra Washington  - la fetta più grossa - Mosca, Bruxelles e anche Kiev, che è stata al gioco per anni. Essa non sarebbe mai iniziata, se non vi fosse stata nessuna NATO a fomentarla e che fra l’altro non si decide a defungere. Dal suo salvifico funerale - ojalà, direbbero gli Spagnoli - con tanto di previo divorzio atlantico, potrebbe nascere un’Europa nuova e migliore, perché più libera, e magari un matrimonio meno assurdo e più logico di quanto molti non pensino: una “federazione euro-russa”. La geografia, la storia, la cultura e l’economia la richiamano irresistibilmente. Il matrimonio atlantico in vigore non poteva essere più cervellotico e senza reali affinità.     

        E’ probabile che l’ipotesi sopra formulata rimanga per il momento solo un’utopia, ma  è sempre bene sperare. In fin dei conti, ora che fortunatamente il Comunismo con le sue cappe di piombo e i suoi fanatismi è scomparso in Russia, per quale motivo gli Europei dovrebbero respingere un vicino di casa dopo aver convissuto more uxorio per 70 anni con qualcun altro dall’altra parte dell’oceano? Molti trascurano il fatto che gli irrigidimenti della Russia dal punto di vista istituzionale e della libertà di espressione sono influenzati in modo difficilmente sotto-stimabile dalle continue campagne anti-russe e anti-regime degli ultimi decenni. L’animale cacciato si chiude a riccio e i suoi aculei diventano più taglienti o ringhia. Una questione di biologia prima che di autocrazia. Paradossalmente, il vero problema starebbe nel guadagnare la mano e la fiducia della donzella per decenni (o secoli?) vilipesa e guardata con sospetto. A questo proposito, l'avverso e secolare ruolo della Gran Bretagna è stato nefasto. 

       In ogni caso, i moralisti e gli ipocriti che ora stanno lanciando lo slogan di un “Putin criminale di guerra” farebbero bene a esaminare i panni infinitamente più sporchi dei pseudo-agnelli di turno. Tutti dimenticano che l'invasione americana dell'Iraq fu una vera e propria aggressione senza motivo di uno Stato sovrano e e avvenne senza il consenso dell'ONU. Come se quindi non bastassero i disastri e le immani rovine provocate in Iraq e Libya, è di questi giorni la notizia, sempre più attendibile e non smentita dagli stessi Stati Uniti, che in Ucraina esistono misteriosi laboratori batteriologici sotto la supervisione americana. L’ubiquità di questa nazione è prodigiosa! Non è escluso che possieda basi anche nel deserto del Kalahari. Come mai gli Stati Uniti si sono precipitati a gettare grido di allarme riguardo alla possibilità che i Russi se ne impadroniscano? Se sono dei laboratori innocenti, perché preoccuparsi, se cadono in mano a costoro?

       Un’altra recente notizia, diffusa non dai Russi ma dal Times e dal New York Times, riguarda la neanche tanto inattesa rivelazione che per anni il cosiddetto Talon Anvil, una speciale unità dell’esercito americano, oltre ai guerriglieri dell’ISIS, bombardava a piacere anche i civili in Siria e in Iraq. Quanti furono i morti? Nessuno lo sa di preciso o lo dice, ma le stime vanno dai 1400 ai 13.000.

       Nessun furore collettivo in proposito. Nessuna sanzione. Niente melodrammatiche manifestazioni di solidarietà. La Senatrice non ne parla. Due pesi, due misure.

      Il secondo punto, peraltro esemplare e che la dice lunga sulla paranoia in atto, riguarda il noioso ed esilarante ritornello della fantomatica “annessione” della Crimea.   

     Se ci si prende il disturbo di sfogliare qualche libro di storia, apparirà subito chiaro che il ritornello, lanciato vari anni fa e che continua a cinguettare imperterrito, è un colossale abbaglio nonché una spudorata falsificazione della storia, legittimato in primis dalla classe dirigente Ucraina, che dovrebbe sapere le cose meglio di chiunque e che invece ha soffiato e continua a soffiare sul fuoco con accorata simpatia dell’Europa, che vuole infliggere punizioni economiche anche i gatti russi e non sa che esiste un implacabile Convitato Di Pietra: la globalizzazione con le sue camere comunicanti. Di solito i burocrati e i pseudo-uomini politici dilettanti e improvvisati provocano disastri.

     Cosa c’entrano storicamente, geograficamente ed etnicamente gli Ucraini con la Crimea? NIENTE.

     La banale verità è infatti che la Crimea non ha mai fatto parte delle terre storiche del Principato di Kiev, chiamato un tempo Rutenia e corrispondente in parte all’odierna Ucraina. Il cuore del Principato fu sempre verso il Baltico, con oscillanti estensioni e riduzioni a est e a ovest, ma mai a sud. I territori prospicienti il Mar Nero, e quindi la Crimea, furono sempre occupati da popolazioni turche provenienti dall’Asia centrale, come i Cumani, i Khazari o i Peceneghi. Dopo le invasioni mongole del XIII secolo, che siglarono il crollo del Principato, furono poi i Tartari a insediarsi definitivamente nella penisola, fondandovi uno Stato (il Khanato di Crimea) vassallo dell’Impero Ottomano e che durò dal 1441 fino al 1782. Sconfitti i Tartari e diventata territorio russo dal 1785, dopo la rivoluzione la Crimea sarebbe poi diventata una piccola repubblica autonoma all’interno dell’Unione Sovietica. Insomma, nessun passato nazionale ucraino. Nessun giustificante irredentismo etnico-geografico. Come noto, nel 1954, sostanzialmente motu proprio, la Crimea fu tuttavia trasferita all’Ucraina. Perché? Come si fa a cedere una repubblica come se fosse un mobile?

      Come mai Chruscev prese tale balzana decisione, ritenuta dallo stesso Gorbaciov un errore, rimane insomma un mistero, visto che già nel 1937, la popolazione ucraina propriamente detta della Crimea era pari solo al 10% (!), rispetto al 23% di Tartari e al 42% di Russi, percentuale, quest’ultima, poi destinata ad aumentare massicciamente nei decenni successivi. Il mistero s’infittisce ancora di più, considerando l’importanza strategica della penisola, con i suoi porti che vigilano sul Mar Nero nato-izzato a sud, e le sue reminiscenze eroiche (il sanguinoso assedio e poi distruzione di Sebastopoli nel 1855). Insomma, una stupidaggine senza né capo né coda. Chi l’ha detto che gli uomini politici non ne commettono? Ovviamente, Chruscev non poteva neanche immaginare che i ricevitori del regalo avrebbero un giorno brigato per allearsi con nazioni palesemente ostili alla Russia.

       Questi i numeri e questi i dati.

       Il referendum del 2014 con l’83% di preferenze per il ricongiungimento con la Russia, è insomma l’ovvio e prevedibile ritorno a un'identificazione territoriale storicamente ed etnicamente più fedele.

       Cos’altro è dunque l’ostinata insistenza sulla presunta annessione dell’Ucraina se non una goffa e pretestuosa falsificazione della storia?

       Antonello Catani, 18 marzo 2022

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