Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno

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Un dialogo inedito tra Properzia de’ Rossi , vissuta a Bologna tra il  1490 e il 1530, la prima donna scultrice nei libri di storia e,  Lynda Benglis   ritenuta una delle più importanti e irriverenti scultrici viventi. Properzia de’ Rossi è quasi un personaggio leggendario e la incontriamo fra le pagine delle Vite dei più eccellenti architetti, pittori et scultori da Cimabue insino ai tempi nostri di Giorgio Vasari, il primo storico dell’età moderna.

Il giudizio positivo di Vasari sulle donne artiste, lì dove apre il capitolo dedicato all’artista bolognese è anche l’occasione per lui di  affermare: “Né si sono vergognate, quasi per torci il vanto della superiorità, di mettersi con le tenere e bianchissime mani nelle cose meccaniche e fra la ruvidezza de’ marmi e l’asprezza del ferro.”

Appartenenti a epoche e culture lontane tra loro, le due artiste, Properzia e Lynda,  entrambe virtuose del medium scultoreo, sono accomunate dall'ambizione di affermare la propria individualità creativa in contesti non facili  o difficilmente accessibili alle donne.

Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno, l’esposizione che viene presentata stasera al MAMbo, il  Museo d’Arte Moderna di Bologna e che  inaugura la programmazione espositiva della Project Room per l’anno 2024, rimarrà aperta fino al 26 maggio 2024.

In essa vedremo, all’interno della produzione artistica dell’artista bolognese, lo stemma nobiliare della famiglia Grassi con aquila bicipite, in filigrana d'argento con noccioli di frutta intagliati, proveniente dal Museo Civico Medievale di Bologna appositamente restaurato per questa occasione espositiva.  Properzia de’ Rossi che avrà l’onore di lavorare nel cantiere del Duomo di San Petronio, era famosa, in particolare, per la sua capacità di intagliare scene complesse su noccioli di ciliegia.

Vi sarà anche  una riproduzione in 3D della formella in marmo, realizzata  per la mostra, rappresentante l'episodio biblico di Giuseppe e la moglie di Putifarre, scolpita per il portale della Basilica di San Petronio e conservata all’interno del suo Museo diocesano. Quest'ultima è un duplicato di fedele accuratezza che rende fruibile presso il MAMbo una scultura impossibile da spostare dalla sua collocazione originale. Sia lo stemma nobiliare della famiglia Grassi che la formella in marmo realizzata per la Basilica di San Petronio sono descritte e attribuite da Vasari a Properzia de’ Rossi nelle Vite.

Voci cattive giravano sul conto della scultrice secondo il Vasari. Pare ad esempio che l’amico Aspertini, geloso della sua abilità la screditasse. Nella letteratura ottocentesca  si diffuse, al contrario, l’immagine dell’artista come eroina romantica che si uccide per amore di un ufficiale di Carlo V, già promesso ad un’altra.

Come Properzia de’ Rossi, Lynda Benglis, dopo  cinque secoli, opera una rivoluzione sfidando i limiti sociali e, insieme, quelli della materia attraverso il suo gesto artistico. Americana di origini greche, Benglis inizia la sua carriera negli anni Sessanta opponendosi con opere estrose e colorate alla geometria e al dogmatismo del movimento artistico del Minimalismo, i cui maggiori rappresentanti Donald Judd e Robert Morris, sono di sesso maschile. 

Dai versamenti di lattice pigmentato, dal quale prendono vita dipinti aderenti al pavimento, ai materiali sperimentali scelti che mutano la loro natura nel tempo, tutto si unisce ad alimentare il gesto con il quale Benglis plasma opere in fieri che sfidano l’immutevolezza e la staticità tipiche dei manufatti artistici scultorei.

Anche nel caso delle opere esposte al MAMbo, le brillanti sfumature cromatiche si staccano dalla traiettoria canonica dell’utilizzo del marmo bianco nell’arte contemporanea  ampliando così le possibilità di espressione della tecnica La sua sperimentazione con il colore nel contesto della scultura in marmo si sposa alla volontà di preservare elementi storici, basti pensare all’influenza dell’arte greca e del Barocco, con l’obiettivo di scardinare i confini temporali dell’arte.

Le opere di Benglis conservano una traccia antropomorfa, catturata attraverso un preciso gesto e momento definito dall’artista “the frozen gesture”, e producono una nuova chiave interpretativa rivoluzionaria dell’arte scultorea mettendo in scena un fitto dialogo tra passato e presente.

Patrizia Lazzarin, 25 gennaio 2024

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