E' davvero buona la scuola del duo Renzi-Giannini?

Tra i precari delle graduatorie ad esaurimento – anche prevedendo la possibilità di spostare i docenti da una regione all’altra – per diverse materie (soprattutto, nelle discipline matematiche, scientifiche, laboratoriali e anche nel sostegno) non ci sono abbastanza candidati con il profilo professionale e l’abilitazione giusta a coprire le cattedre di cui le scuole hanno bisogno. Di qui ben 7 mila rimaste scoperte, che non potranno essere neppure assegnate nella fase successiva del piano, quella del cosiddetto «organico di potenziamento», perché i candidati restano sempre gli stessi. Perciò andranno – esattamente come gli anni scorsi – a supplenti presi da altre categorie di precari, in particolare quelli iscritti alle graduatorie di istituto.  Un articolo di Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, su La Stampa.

Il pasticciaccio della Buona Scuola

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I dubbi sulla Buona Scuola di Renzi

Il nostro paese è caratterizzato da pratiche didattiche centrate molto sui contenuti disciplinari (sei un bravo insegnante se conosci bene la materia) e poco sulle capacità trasversali (quali stimolare la capacità di problem solving degli studenti). Questo rende gli insegnanti poco fungibili tra loro: un insegnante di italiano non insegnerà storia dell’arte, o uno di matematica non insegnerà fisica (o viceversa), perché ciascuno di loro potrà dichiararsi incompetente nell’altra materia. È chiaro che questo richiede flessibilità e disponibilità da parte degli insegnanti nella progettazione didattica su contenuti per i quali fino a oggi non hanno esperienza didattica. Un articolo di Daniele Checchi sul sito www.lavoce.info

La Buona Scuola del premier ai nastri di partenza

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