Degas, il ritorno a Napoli del pittore delle ballerine

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Edgar Hilaire Germain de Gas, modificato successivamente in Degas, nacque a Parigi il 19 luglio del 1834, ma la sua vicinanza a  Napoli e all’imagerie  italiana rimane visibile nella sua formazione e nella sua arte.  La rassegna che si è aperta nei giorni scorsi nella città partenopea, con il titolo Degas, il ritorno a Napoli celebra finalmente quel legame, con una selezione di quasi 200 opere originali esposte nel Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, a pochi metri da Palazzo Pignatelli di Monteleone, residenza del nonno paterno e di parte della famiglia, noto anche come Palazzo Degas. Il nonno paterno René Hilaire De Gas era un nobile francese che durante la Rivoluzione sfuggì alla ghigliottina e  si trasferì a Napoli dove fondò una banca. Qui nacque Auguste, il primogenito di sette figli e padre del pittore Edgar.

A Parigi l’artista si iscrisse nel 1855 all’Ecole des Beaux-Arts e poco dopo iniziò a viaggiare in Italia, prima a Napoli dove va a trovare il nonno, poi a Roma, Firenze, Orvieto, Perugia, Arezzo, Assisi, e poi ancora Napoli. I fogli del suo carnet si riempiono così di immagini e di ricordi. Dopo essersi esercitato nel suo paese sulle opere di Goya, Dürer, Rembrandt e Ingres, si può appropriare ora degli insegnamenti e dello spirito dei pittori italiani, in particolare dei toscani.

A Firenze è ospite della zia paterna che ha sposato il barone Bellelli. Nel ritratto della Famiglia Bellelli che vediamo in mostra assieme a quello che raffigura il nonno Hilaire, e che egli conclude nel suo studio di rue Madame, si supera la definizione classica di ritrattistica per preferire la descrizione degli stati d’animo. La zia appare altera, distante dal marito che sembra quasi una presenza estranea. Una delle due figlie, Giulia, volta verso il padre è l’unico legame figurativo e sentimentale fra le parti del quadro. Interessanti i giochi delle mani che sono veri studi e  rivelano le emozioni dei protagonisti. Dopo la prima sezione di mostra che restituisce insieme le immagini di una Napoli di fine Ottocento, nella seconda, l’esposizione entra nel vivo con una galleria di disegni, studi preparatori, numerose incisioni tra monotipi, litografie e xilografie e tre sculture in bronzo che riproducono i soggetti amati da Degas: ballerine, prostitute, cavalli da corsa e  i café-chantant della Belle Époque.

Ritroviamo la passione tipica del pittore  per il mondo della danza, colto spesso in un tempo particolare, quella della tensione, della prova, ma anche del riposo e della pausa che rivelano i  sentimenti delle danzatrici. Nelle illustrazioni realizzate con la tecnica del  monotipo si catturano momenti  dell’epoca. Nella  Famille Cardinal, un racconto di Ludovic Halévy, scrittore celebre anche per i suoi libretti d’opera, Degas illustra uno spaccato della vita della Parigi della Belle Epoque. Si narra la storia di due giovani sorelle, Pauline e Virginie Cardinal, entrambe ballerine che, come si usava in quel periodo, arrotondavano i poveri guadagni  frequentando uomini facoltosi. Gli appuntamenti delle due fanciulle erano gestiti dalla madre che aveva creato così l’impresa de La Famille Cardinal. L’opera, è considerata una delle espressioni più importanti e rare del mondo bibliografico poiché è stata impressa in soli 305 esemplari, accanto a 20 fuori commercio.

Per La Maison Tellier  una novella scritta invece da Guy de Maupassant sul finire dell’Ottocento, in cui si  racconta la vita all’interno di una casa di piacere, Degas,  realizzò una serie di 19 monotipi, di cui alcuni anche a colori che rendono con drammaticità toccante la vita delle prostitute, ritratte spesso in attimi che ne rivelano la profonda solitudine.  La terza sezione è dedicata ai suoi compagni di strada, da Manet a Cézanne, al suo sodale Marcellin Desboutin, artista “maudit” che, dagli sfarzi della sua splendida villa “l’ombrellino” di Fiesole, in cui a suo tempo visse Galileo Galilei, finì in ristrettezze a Parigi e fu da lui spesso ritratto.

Tra le importanti opere in mostra si segnala un preziosissimo disegno dell’impressionista Degas proveniente dalla famiglia dell’artista, in cui è raffigurato Eugène Manet, fratello del celebre Édouard e marito della pittrice Berthe Morisot, anch’essa presente in mostra con un bel ritratto fattole da Manet, pochi giorni dopo la morte del marito Eugène. Non si tralascia di far emergere la straordinaria avventura di Degas alla scoperta dell’Impressionismo e di un mondo in grande trasformazione. La rassegna Degas, il ritorno a Napoli, prodotta  da Navigare srl e patrocinata dal Comune di Napoli, è curata dall’esperto e collezionista d’arte Vincenzo Sanfo e sarà visitabile dal  14 gennaio al 10 aprile 2023.

Patrizia Lazzarin, 21 gennaio 2022

 

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I grandissimi Van Gogh, Monet e Degas a Padova

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Piccoli scrigni e forzieri ricchi di gioie che emanano  luce e colore sono le opere che sono appese alle pareti  delle sale di Palazzo Zabarella  a  Padova, nella mostra VAN GOGH MONET DEGAS, visibili al pubblico dal 26 ottobre al primo marzo 2020, provenienti dalla Mellon Collection of French Art  del Virginia Museum of Art di Richmond, espressione del gusto raffinato dei coniugi  americani Paul e  Rachel Bunny Mellon, innamorati della natura e di una città che abbonda  di sfumature anche emozionali come è da sempre Parigi. Nella prima sala dell’esposizione i corpi in bronzo di due giovani ninfe scolpite, opera dello scultore francese Aristide Maillol, nella lucentezza della materia e nella proporzione morbida delle forme sono un annuncio alla bellezza che si respira attraversando gli spazi della rassegna che ospita, in esclusiva per l’Italia, oltre settanta capolavori di artisti eccellenti che hanno operato in un arco di secolo che comprende i primi decenni dell’Ottocento  per giungere agli anni Trenta del Novecento. Tante espressioni pittoriche che attraversano il Romanticismo per approdare alle sperimentazioni delle avanguardie che rovesceranno il nostro modo di guardare la realtà: Eugène Delacroix,  Thèodore Gèricault, Claude Monet, Edouard Manet, Edgard Degas, Henry Matisse, Pablo Picasso e molti altri artisti che hanno saputo rendere, usando le parole di George  Clemenceau, uno degli artefici del Trattato di Versailles e amico del pittore Monet, più penetrante la nostra percezione dell’universo. Il percorso espositivo che nasce grazie alla collaborazione fra la Fondazione Bano, che da alcuni anni mostra interesse ad episodi significativi del collezionismo  privato, poi confluiti in raccolte pubbliche di respiro internazionale, e il Virginia Museum of Fine Arts si articola in sezioni dove ogni quadro ci conduce ad un’altra visione, ci porta passo dopo passo dentro la gioia  del reale: sulle spiagge di sabbia battute dal vento  della pittrice francese  Berthe Morisot, lungo le vie di Parigi, in prossimità di  scorci e vie che si perdono in lontananza nelle tele di Maurice Utrillo e di Stanislas Lèpine: nel primo  nella vivacità del colore e nel taglio delle prospettive, nel secondo  nella lucentezza di pietre e acque che nella loro trasparenza, tinta di rosa, sembrano mostrare luoghi dove fermarsi per godere pace e  silenzio.  Il paesaggio e la natura   da sempre emblemi dei  nostri stati interiori, nelle marine di Eugène Boudin sembrano rivelare la loro forza e maestosità. Nella tela: Ingresso al porto di le Havre,  la nave,  al centro, si staglia nel biancore delle sue vele sulle onde increspate mentre  attorno tante imbarcazioni  nei loro colori  sembrano gareggiare con un cielo pieno di nubi, ma comunque luminoso. Mare e isole lontane, acque che recano il fascino dell’esotico nella tela Palme di cocco vicino al mare di Camille Pissarro  riflettono  l’amore dei due coniugi Mellon per i loro possedimenti in Antigua, nelle Piccole Antille. Un amore per la vita, per  la corsa, soprattutto per i cavalli  che della vita sembrano la proiezione veloce del divenire, nei dipinti o sculture in mostra, tra cui sono da segnalare i piccoli bronzi di Degas, espressione degli interessi specifici di Paul Mellon. I fiori, quasi colti dal campo, che con le loro tinte sembrano rifrangere la vivacità dei colori di un arcobaleno nato  sull’azzurro del cielo  dopo un violento temporale, rivelano gli interessi di Bunny innamorata dall’infanzia della botanica. Le margherite di Van Gogh, Il vaso di fiori di Odilon  Redon o il Bouquet di zinnie di Henry Fantin-Latour sono quadri di piccole dimensioni, come molte altre opere in mostra, ma quel piccolo spazio racchiude l’essenza di visioni che si traducono in poesia. I luoghi siano essi marine con poche o tante presenze umane, paesaggi estesi  o vedute ravvicinate concentrano il sentire del poeta-pittore e riflettono la capacità di sintetizzare in un tocco di pennello la bellezza anche delle cose semplici. La materia sia essa grani di sabbia o onda che si frange sulla battigia, brina che diventa ghiaccio come  Sul lago di Marly di Alfredo Sisley oppure  ancora colore che è  sostanza vivente, oggetto, animale  suona le corde della nostra anima come uno straordinario  arpista. Una musica sembra riempire le stanze della mostra con note melodiose.  La  bellezza dei  luoghi  e il loro  eco  sull’animo erano infatti anche  la gioia  dei coniugi Mellon e che ritroviamo nel gusto per gli interni delle  dimore curate e progettate  da Bunny. Paul e Bunny erano una coppia accogliente e riservata che annoverava fra le sue amicizie la regina d’Inghilterra, il principe del Galles e Jacqueline Kennedy. I due coniugi collezionarono molte opere d’arte soprattutto francese che rivelano la loro sensibilità e che sono parte di quelle esposte in mostra a Palazzo Zabarella. I  quadri  di loro proprietà furono poi donati a grandi musei come la National Gallery di Londra, lo Yale Centre for British Art di New Havene  e il Virginia Museum of Fine Arts di Richmond. Il presidente della Fondazione di Palazzo Zabarella, Federico Bano ha citato i molti sostenitori di questa prezioso progetto che accresce il ruolo della città di Padova quali sono BPER Banca, Porsche, Despar, Antenore Energia, Studio Casa e Studio Terrin. Una mostra che ha la direzione culturale di Fernando Mazzocca e la curatela di Colleen Yarger e ci trasporta nei luoghi della vita parigina ma anche nella campagna francese. Un viaggio nei luoghi a volte, in altre occasioni vicino ai volti e alle espressioni del cantore delle anime belle Pierre- Auguste Renoir, come nel Ritratto del figlio dell’artista, Jean, mentre disegna o nelle Giovani ragazze che guardano un album. Chiude la mostra La piccola ballerina di  quattordici anni di Degas, nella sua gonna di tulle trasparente, lungo un corpetto che nella gradazione dei toni dei nocciola giunge al volto brunito concentrato, gli occhi chiusi, assorto nell’attimo che precede il passo di danza. In essa si concentra la magia di un attimo di vita. Quella vita cosi bella di cui sembra brillare l’essenza nei chicchi d’uva di Henry Fantin Latour, anche nei grani  un po’ troppo maturi, più rossi e in alcuni parti tagliati  che come negli uomini  nel trascorrere del tempo  conservano comunque il colore  o meglio  la vivacità dell’esistere.

Patrizia Lazzarin, 25 ottobre 2019

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