La crisi della maggioranza sotto gli occhi di tutti
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Se il Pd perdesse la Toscana e la Puglia e i Cinquestelle non se li filasse più nessuno, come è probabile che accada nelle regioni dove si vota domenica, che ne sarà del governo Conte che in questi mesi è stato raccontato a ciglio umido come un argine democratico al salvinismo ma che invece ne è l'acceleratore? Il governo del Pd con i Cinquestelle, quando è nato, aveva un senso politico e civile molto preciso: fermare la presa dei pieni poteri di Salvini, evitare l'uscita dall'Europa e rimettere l'Italia sui binari corretti dell'Occidente libero e democratico. (...) Il segretario del Pd era salito al Colle ponendo tre semplici condizioni per far partire il governo Cinquestelle-Pd: no al bis di Conte, abolizione dei decreti sicurezza e no al taglio dei parlamentari. Non ne ha ottenuta nemmeno una, anzi Conte è diventato il fortissimo punto di riferimento di tutti i progressisti, o almeno di quelli di stanza al Nazareno, non è cambiato di una virgola il corso mozzorecchi e assistenzialista intrapreso da Di Maio e Salvini, anzi si è raggirato perché sono state mantenute le misure del Conte 1 come quota cento, decreti sicurezza, reddito di nullafacenza e sono state completate le leggi orrende sulle intercettazioni, sulla prescrizione fino al gran finale di questi giorni della mutilazione del Parlamento in ossequio al primario sentimento anti politico che, in teoria, il Pd avrebbe dovuto fermare.Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.
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