Le case farmauceutiche ostaggio di Trump?

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Scrive il Financial Times: il “nazionalismo”, applicato ai vaccini, rischia di rallentare la lotta al coronavirus. Lo abbiamo già visto con l’influenza suina del 2009, quando i Paesi più ricchi del mondo quasi si azzuffarono per firmare accordi con le case farmaceutiche, lasciando le nazioni più povere in coda alla lista. L’Australia arrivò a impedire a un’azienda farmaceutica locale di esportare dosi negli Usa fino a quando tutta la popolazione australiana non fosse immunizzata, mentre l’amministrazione Obama diede la priorità alla distribuzione nazionale, in deroga alla propria promessa di donare vaccini ai Paesi più in difficoltà. Il commento di Giulia Belardelli su Huffington Post.

Il vaccino contro il Coronavirus nelle mani di Trump? Un problema per l'Europa

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Trump e Putin uniti contro la Cina di Xi?

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ll 7 maggio 2020 rimarrà nella storia come il giorno in cui l’insurrezione contro lo stato e la costituzione americana sono state sconfitte. Il Dipartimento di Giustizia ha ufficialmente scagionato da ogni accusa la prima grande vittima del tentato golpe, il consigliere presidenziale per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn, intrappolato illegalmente con accuse visibilmente false per ordine di James Comey. Flynn, ex direttore del Defense Intelligence Agency (DIA) era ed è l’uomo che sa dove sono sepolti gli scheletri a Washington. Flynn era rimasto in carica solo tre settimane. Si preparava a ripulire gli “scantinati” del Deep State. Ma i suoi nemici sapevano bene che non avrebbero avuto scampo contro un uomo che conosceva tutti i loro più inconfessabili traffici. Il commento di Umberto Pascali su La Voce delle Voci.

Il Coronavirus ha sconvolto i progetti di Putin, Trump e Xi

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La credibilità dei presidenti di Usa e Cina ai minimi termini

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Una regola inviolabile del vivere civile è non credere nemmeno a una parola proveniente dal regime comunista di Pechino, sul coronavirus e su tutto il resto. La controprova è che Luigi Di Maio pende dalle sue labbra. Chiunque non sia uno sprovveduto sa che tutte le informazioni che provengono da Wuhan sulla diffusione del virus, sul numero dei contagiati, sull’incidenza mortale, sulla chiusura e sulla apertura della società sono solo strumenti di propaganda della Repubblica popolare cinese ed è ridicolo farci affidamento o addirittura costruirci modelli statistici da applicare nel mondo libero. L’altra regola è quella di non dare credito a niente, zero, che abbia origine alla Casa Bianca di Donald Trump, il ciarlatano in chief che mente patologicamente anche a se stesso e non si cura nemmeno di nasconderlo, ammesso che se ne renda conto, anche perché a questo punto è probabile che addirittura creda alle sue fantasie. L'editoriale di Christian Rocca su Linkiesta.

Xi & Trump, i due grandi bugiardi

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