La disgrazia degli Usa si chiama Trump

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Donald Trump è la più grande catastrofe mai capitata all’America dall’11 settembre 2001, il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti, la parodia dello yankee rozzo, arrogante e razzista, il sogno realizzato dei nemici del mondo libero, l’incubo di chiunque sia cresciuto con la cultura popolare americana. Bugiardo, violento, ignorante, non c’è un momento della presidenza del Cialtrone-in-chief che non sia un imbarazzo morale, civile e sociale per chiunque abbia a cuore il decoro della politica, la dignità personale e l’epopea del sogno americano. Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

Il guaio degli Stati Uniti si chiama Donald Trump

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Usa 2020, non solo presidenziali, anche Senato in ballo

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Dalle elezioni di medio termine del 2018 il Partito Repubblicano controlla il Senato con cinquantatré seggi su cento. Il Partito democratico controlla i restanti quarantasette seggi, anche se i senatori democratici sono quarantacinque. Questo perché i due senatori indipendenti, Bernie Sanders e Angus King, si schierano sempre con i democratici. Ne consegue che a novembre, i democratici per riconquistare il Senato devono guadagnare almeno quattro seggi, oppure tre più la vicepresidenza, perché quest’ultima ha diritto di voto in caso di parità. I repubblicani, per conservare il controllo del Senato, non devono perdere più di due seggi che salgono a tre nel caso in cui Mike Pence sarà confermato vicepresidente. Il commento di Lucio Martino su Formiche.

Presidenziali Usa, c'e' anche da rinnovare 1/3 del Senato

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Trump alle prese con gli incendi delle piazze americane

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Siamo sotto choc, e non riusciamo a liberarcene. Il doppio trauma è il presidente degli Stati Uniti nascosto nel bunker della Casa Bianca, per paura della folla che lo assediava, e la vista del cittadino americano nero morto sotto le mani della polizia, ucciso non per errore, non per caso, ma coscientemente e lentamente, in un tempo lungo, interminabili minuti e minuti. Ho detto “sotto le mani”, ma dovevo dire “sotto i piedi”. (...) i uniamo a coloro che invocano e aspettano un nuovo Kennedy, come il primo Kennedy, John, o come il secondo, Bob. E non ditemi che Kennedy, primo o secondo, era estraneo all'America. Kennedy "era" l'America. L'America è democrazia ed è civiltà, se noi abbiamo democrazia e civiltà lo dobbiamo all'America. (...) Alla violenza lo Stato deve rispondere con la giustizia, e un presidente come i Kennedy così farebbe. Ma al posto di un Kennedy c'è un presidente il quale risponde che i dimostranti violenti sentiranno nei polpacci il morso di cani feroci.Il commento di Ferdinando Camon su Avvenire.

Gli Stati Uniti devono cambiare registro, basta con Trump!

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