Il premier sta tradendo tutte le sue promesse elettorali

Matteo Renzi sta facendo tutto il contrario di quel che aveva promesso all'atto dell'incarico del suoesecutivo. Voleva disboscare, ridurre, razionalizzare. Erano le parole d'ordine del governo sulle società controllate dallo Stato e sulle partecipate locali. Ma mentre il commissario alla Spending scriveva i suoi piani la giostra degli incarichi continuava indisturbata. Sulle poltrone, a prescindere dalle competenze, si accomodano fedelissimi del giglio magico e trombati della vecchia guardia. Così le società pubbliche sono sopravvissute ancora. Un bel servizio di Thmas Mackinson su Il Fatto Quotidiano.

Renzi, acre odore di vecchia politica

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Il tradimento di Matteo

Fra le varie voci circolate in proposito non sono mancate quelle circa un presunto addendum degli accordi fra l’ex sindaco di Firenze e Silvio Berlusconi, che avrebbe riguardato proprio il futuro assetto dell’Eni in chiave di continuità non tanto aziendale quanto scaroniana. Fantasie? E a questo proposito sarebbe anche interessante conoscere fino in fondo quale fosse la posizione dell’azionista, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al momento della scelta. Di sicuro non poteva essere ritenuta motivazione accettabile la necessità di garantire un passaggio di consegne senza scossoni. Così Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Renzi e la rottamazione, ormai è già passato remoto

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Renzi vuole piacere a tutti e, sopratutto, restare a Palazzo Chigi

Al premier Renzi sembra interessare il mostrarsi “dalla parte del popolo”. Per usare le sue parole: “Contro l’Europa delle banche e a favore dell’Europa delle famiglie”. Contro l’establishment che oggi lo tratta con sospetto o, peggio, con dispetto. Ma, come ha sostenuto di recente, su Il Sole 24 Ore , intervistato dal direttore Roberto Napoletano, «è lo stesso che ha portato il Paese in queste condizioni». Mentre lui, lo ha ribadito ieri, alla Festa dell’Unità a Bologna, non accetta lezioni da tecnici della Prima Repubblica. Così Ilvo Diamanti su la Repubblica di Ezio Mauro.

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