I dubbi sulla Buona Scuola di Renzi

Il nostro paese è caratterizzato da pratiche didattiche centrate molto sui contenuti disciplinari (sei un bravo insegnante se conosci bene la materia) e poco sulle capacità trasversali (quali stimolare la capacità di problem solving degli studenti). Questo rende gli insegnanti poco fungibili tra loro: un insegnante di italiano non insegnerà storia dell’arte, o uno di matematica non insegnerà fisica (o viceversa), perché ciascuno di loro potrà dichiararsi incompetente nell’altra materia. È chiaro che questo richiede flessibilità e disponibilità da parte degli insegnanti nella progettazione didattica su contenuti per i quali fino a oggi non hanno esperienza didattica. Un articolo di Daniele Checchi sul sito www.lavoce.info

La Buona Scuola del premier ai nastri di partenza

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Matteo Renzi, legislatore inconcludente

La scuola è ciò che dopo un paio di decenni sarà il Paese

La scuola - è giunto il momento di ribadirlo - o è un progetto politico nel senso più alto del termine, o non è. Solo a questa condizione essa è ciò che deve essere: non solo un luogo in cui si apprendono nozioni, bensì dove intorno ad alcuni orientamenti culturali di base si formano dei caratteri, delle personalità; dove si costruisce un atteggiamento complessivo nei confronti del mondo, che attraverso il prisma di una miriade di soggettività costituirà poi il volto futuro della società. Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

Ripartire dalla scuola

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