Sprechi dissennati delle nostre regioni

La regione Lazio, che pure ha ora avviato una importante revisione della spesa, negli ultimi due anni ha accumulato in media 192 euro annui a cittadino sotto l'etichetta dei «consumi intermedi», contro i 74 della Lombardia, i 66 del Piemonte e i 28 dell'Emilia Romagna. Una voce importante nei consumi intermedi è data dai contratti di servizio per il trasporto, che a livello complessivo arrivano ad assorbire in media oltre tre miliardi di euro all'anno, con forti differenze tra Regione e Regione. Così Gianni Trovati su Il Sole 24 Ore.

Questo regionalismo proprio non funziona

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Chi taglia è perduto, le regioni sprecano e non vogliono cambiare strada

Nel 2000, prima dell’entrata in vigore del famoso Titolo V che ha esteso in modo scriteriato le autonomie regionali, la spesa sanitaria era di poco superiore a 70 miliardi. Nel 2015 ammonterà invece a 112 miliardi. L’aumento monetario è del 60 per cento, che si traduce in un progresso reale del 22 per cento.Si potrà giustamente sostenere che in quindici anni sono cambiate molte cose: la vita media si è allungata e la popolazione è più anziana. Per giunta, la Sanità italiana è considerata fra le migliori d’Europa, al netto delle grandi differenze territoriali al suo interno che si traducono in un abisso del diritto fondamentale alla salute tra il Nord e il Sud: altro effetto inaccettabile del nostro regionalismo.Resta il fatto che nel 2000 la spesa sanitaria pro capite era di 1.215 euro e oggi è di 1.941, con un aumento monetario del 59,7 per cento e reale del 26,7. La differenza di qualità del servizio è tale da giustificarlo? Così Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Le regioni non vogliono tagliare le loro folli spese

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