Regionali, uno smacco per Renzi

I risultati elettorali hanno dimostrato che la base del partito democratico non gradisce affatto la svolta liberista e plebiscitaria del premier. Ovvero: come da risultati, la sinistra conserva un forte consenso sociale nella base Pd che non ha gradito né il Jobs act né la “buona scuola”. Ragion per cui facendo la guerra a noi, Renzi l’ha fatta a milioni di elettori. Ma per lo statista di Rignano sull’Arno il conto piuttosto salato del 31 maggio non si ferma qui. L'editoriale di Antonio Padellaro su il Fatto Quotidiano.

Bocciati i candidati imposti dal premier

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Regionali, politici italiani, un disastro

 

Elezioni amministrative regionali: tutti hanno vinto. Matteo Renzi grida vittoria. Non ne ha grandi giustificazioni. Forza Italia ha vinto. Se pensa alla Liguria, deve ringraziare l’apporto determinante della Lega Nord. Che, insieme al Movimento 5 Stelle, sono gli unici partiti che hanno realmente portato a casa una messe di consensi non indifferente. In Toscana, poi, Claudio Borghi ha realizzato un vero e proprio exploit, conseguendo un consenso a doppia cifra. Ncd ha vinto. Fratelli d’Italia ha vinto. Ma dove? Come possono i nostri “fantastici” leader politici dire cose che non stanno né in cielo né in terra? Come si possono fare affermazioni così assurde? Renzi e Berlusconi ritengono, evidentemente, che gli elettori sono davvero sciocchi. E molto. Hanno torto. Il partito democratico ha perso la regione Liguria. E le responsabilità maggiori sono ascrivibili al segretario Matteo Renzi e di un candidato a governatore non amato dai liguri, Raffaella Paita, non certo di Sergio Cofferati né di Giuseppe Civati. Il nostro giovane ed inesperto premier non ha capito che il suo partito è allo sbando perché ha ormai perso la sua identità. E l’artefice di qusto mutamento genetico del Pd è solamente il suo. Renzi si limita a raccattare consensi a destra e a manca. Il Paese è sicuramente diviso in due e Matteo sta chiaramente cercando una svolta destrorsa con la costituzione del partito della nazione. Il che lo porta a schierare il suo partito su posizioni assai discutibili e che la base mostra di non non digerire: non va a votare o vota il M5S se non la Lega di Salvini. Matteo cerca di pescare in ogni lago o acquitrino o melma fangosa. Risultato, ha perso la Liguria, ha disamorato l’elettorato tradizionale del suo partito, tant’è che non va più a votare. Il rischio che corre Renzi è che in ipotetiche elezioni politiche possa consegnare l’Italia all’unico partito che, da sempre,  cerca di contrastarlo. Tra l’altro i grillini si stanno riorganizzando. Se indicassero come premier una personalità autorevole potrebbero anche conquistare Palazzo Chigi.. Il fatto che un sempre maggior numero di elettori si rechi nelle cabine elettorali dovrebbe far riflettere la stato maggiore del partito democratico. Renzi, stia sereno ma no troppo. E si ricordi di Enrico Letta e del suo comportamento nei confronti dell’ex premier. Il Pd dà la sensazione di avere perso  che si dice di sinistra. Questa volta ad avere vinto sono sicuramente é solo l’altro Matteo, Salvini, ed il vituperato M5S.

Marco Ilapi

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De Luca sì, De Luca no, le ambiguità di Renzi

 

Matteo Renzi ha mal digerito la candidatura di Vincenzo De Luca nel Pd campano. Si può dire che l'ha subita, trangugiando amaro. Ha vacillato per settimane, mesi, alla fine ha dovuto accettare il responso delle primarie in terra di Campania. Molti scordano che un candidato a governatore della regione era Luigi Nicolais, successivamente Gennaro Migliore, transfugo dal movimento di Nichi Vendola, Sel. Nelle strane primarie del partito che un tempo era di sinistra, dove votano un po’ tutti e, conseguentemente, il risultato può tranquillamente essere manipolato (e su questo punto ha ragioni da vendere Silvio Berlusconi a non accettarle per Forza Italia). Come si è visto in Liguria, dove per Raffaella Paita hanno votato anche folle di personaggi ascrivibili alla destra. Come era accaduto giusto in  Campania nelle precedenti primarie,  quando il candidato alla regione era l’europarlamentare Andrea Cozzolino e a votare si erano recati frotte di cinesi, le primarie devono essere regolamentate per legge, per essere attendibili. E non si può parlare di vittoria della democrazia quando a recarsi alle urne sono poche decine di miglia di persone su una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti. . Riferisce  Panorama: “I giornalisti raccontano di essere riusciti a votare quattro volte, senza esibire documenti, non fanno più notizia. Non è un grande problema neppure il fatto che dei 150.000 votanti, 50.000 siano di Salerno (patria del vincitore De Luca), contro i 65.000 di Napoli e le poche migliaia delle altre province. Questo nonostante Napoli abbia il triplo di abitanti di Salerno.  ha vinto le primarie campane proprio chi non avrebbe mai dovuto vincere. Quel Vincenzo De Luca, già sconfitto da Stefano Caldoro (Forza Italia) cinque anni fa, odiato da tutta la nomenklatura campana, ma soprattutto condannato in primo grado, e quindi, per effetto della Legge Severino, incompatibile con la funzione di Governatore”.

Il premier queste cose le sa bene e non avrebbe voluto questo candidato nelle liste Pd, ma, è comprensibile la frenesia di Renzi di voler fare lo schiacciasassi ora e sempre. Indossare  le vesti del rottamatore con Vincenzo De Luca proprio non ci sta, stante che l’ex sindaco di Salerno, oltre ad essere stato condannato (per la legge Severino, ineleggibile) è una vecchia, vecchissima volpe della politica salernitana. Però è capace di portare consenso su larghi strati della popolazione della Campania. A Renzi questo preme e della questione morale se ne infischia. Oggi se la prende con la povera Rosy Bindi. Avrebbe dovuto pensarci prima, non candidando De Luca a governatore. Peggio di così non poteva andare. De Luca rischia di vincere le elezioni e il giorno seguente dire “Ciao” alla carica di governatore. A cui tiene moltissimo.

Marco Ilapi

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