Elezioni più vicine (se Renzi stravince le primarie)

Se al congresso del Pd stravince Matteo Renzi, ebbene le elezioni politiche generali si avvicinano parecchio. L’Italia è ostaggio di Matteo Renzi  e del congresso permanente (da anni …) del partito democratico. Iscrizioni all’ultimo momento letteralmente esplose. Si parla di circa 150 mila nuovi iscritti-fantasma. La storia della passione politica che improvvisamente ha contagiato decine di migliaia di italiani fa nascere qualche dubbio. Mesi fa  Napoli e provincia su 1900 tessere online del Pd sono state annullate 1393 iscrizioni. E’ scoppiato il caso dei tesserifici online. Che non ha riguardato solo Napoli o la Campania ma anche altre località italiche.

A Borgaro Torinese, per sempio, Manuela Anedda, che era stata incaricata nel 2012 dal sindaco Vincenzo Barrea dei tesseramenti del partito, ha scritto una lettera alle commissioni di garanzia del Pd nazionale, regionale e provinciale rivelando di aver ricevuto richieste di iscrizione direttamente dalla presidente di un'associazione italo-rumena che veniva finanziata dal Comune. Storia allucinante e incredibile!

A Torino Rocco Murduca, storico segretario della sezione prima con il Pci e poi con i Ds, sconsolato  dice che gli iscritti al Pd a Mirafiori Sud sono quasi triplicati rispetto il 2015.  O c’è una conversione sulla “Strada di Mirafiori”, oppure arrivano le truppe cammellate. L'ex operaio Fiat, area Bersani ma rimasto nel Pd, rivela che per tutto il 2016 le adesioni al Pd sono state circa sessanta. Adesso ce ne sono un cento in più. E’ davvero stupefacente!

A Roma una tessera su cinque è risultata falsa, il 20% dei circoli (che sono 130) apriva solo in occasione dei congressi, tra le sezioni e le federazioni i debiti dei democratici  ammontano a circa 2 milioni di euro. Lo ammette il commissario Matteo Orfini, luogotenente dell’ex segretario Pd Renzi nella città eterna. Il Pd romano è stato messo sottacqua da Mafia Capitale: il 35% è “sgovernato”, che significa inquinato da presenze innominabili.

Nell'agrigentino (i luodo natìo di Angelino Alfano) altre conferme: i nomi, i cognomi, le date di nascita sono risultate sbagliate e i numeri delle tessere sembrano cresciuti vertiginosamente. Addirittura si sono scoperti iscritti al partito anche persone passate a miglior vita. Il congresso è alle porte e il tesseramento con il morto fa scattare il commissariamento del circolo Pd di Ribera. Lo ha deciso il segretario siciliano Fausto Raciti. “Non vorrei però – dice – che alcune notizie siano frutto di polpette avvelenate, lasciate sul campo da chi vuole sporcare l’immagine del Pd, magari avendolo già lasciato”.

Da Lecce è giunta la notizia di altre irregolarità: a Copertino sono stati comunicati i risultati (a favore di Matteo Renzi) ma le votazioni non si sono svolte. Gli organi regionali del PD hanno ottenuto l’annullamento della votazione per consentire che il congresso si celebrasse in maniera regolare, con un nuovo voto. Al Nazareno si fa festa per questo probabile, anzi probabilismo, plebiscito a favore di Renzi. A fine mese si faranno le somme. Certo che se andranno  a votare solo un milione e mezzo di italiani (rispetto alle primarie ai tempi dei Prodi e dei Veltroni) al Pd stapperanno le bottiglie di champagne o di prosecco, ma nella realtà si potrà parlare di un flop primarie clamoroso. Le stesse  debbono essere regolamentate, costringendo tutti i partiti ad organizzarle e renderle così credibili. Altrimenti i critici avranno sempre ragione a contestarle perché farlocche. Come si può, infatti, attribuire valenza positiva a delle consultazioni a cui possono partecipare iscritti al partito (e va bene), non iscritti, sedicenni, stranieri (i cinesi a Napoli di qualche anno fa, quelli a Milano con Sala)? Nessuna persona di buon senso lo farebbe. Se poi si riflette sui pacchi di tessere in libero commercio, come gli scandali che in diverse zone d’Italia dimostrano essersi nel tempo verificati (e che riguardano anche altri partiti, non solo il Pd), c’è ben poco da stare allegri. Signori del Palazzo, fate il bene dell’Italia e non inseguite il bene del vostro partito. Così facendo ingrossate le file degli astensionisti, già oggi il maggior partito del Belpaese, e favorite “consapevolmente”  e non “inconsapevolmente” i movimenti populisti sia di destra che di sinistra. Tra l’altro, la sinistra, con Renzi segretario, non c’è più dall’8 dicembre 2013, data del suo ingresso nelle stanze del Nazareno. L'incidente odierno dell'inopinata nomia dell'alfaniano Salvatore Torrisi a presidente della Commissione Affari Costituzionali (che dovrà affrontare il nodo della legge elettorale da riformare) in luogo di Giorgio Pagliari, Pd. Di Torrisi Alfano ha chiesto immediate dimissioni. La situazione potrebbe determinare un accellerarsi di una crisi di governo ormai latente da mesi, certamente dal 5 dicembre 2016. Staremo a vedere l'evolversi delle cose ina casa democratica. Il membro indicato dall'ex premier era Giorgio Pagliari, scuola Pd, emiliano di Parma e sponsor di Renzi al congresso, trombato dal voto segreto in commissione. Che succede nel giro Pd? Un ennesimo pateracchio.

Marco Ilapi, 5 aprile 2017

Leggi tutto...

Il patto non scritto del Nazareno tra Renzi e l'ex Cav

Il Patto del Nazareno consiste in una promessa di mutuo sostegno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconir: pensate che possano aver messo per iscritto, nero su bianco, «prometto di esserti fedele, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finché elezione non ci separi»? Più che un patto è una Entente Cordiale : Matteo garantisce a Silvio di conservare agibilità politica e controllo del centrodestra; Silvio garantisce a Matteo lo strumento per disciplinare la maggioranza ogni volta che si agita. Le minoranze di ogni colore ne sono annichilite. Sulla riforma del Senato ha funzionato. Non è escluso che funzioni anche su altro.

Così Antonio Polito sul Corriere della Sera.

L'accordo di Matteo e Silvio che fa infuriare le opposizioni

Leggi tutto...

Finalmente la verità!

Non ci voleva Mandrake per capire che l’accordo del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nascondeva una certezza o, quanto meno, un desiderio tra i due leader: fare fuori il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Sicuri che gli italiani non avrebbero mai dato il proprio voto ai pentastellati, ossia, nella convinzione che i consensi al Movimento di Grillo, con il passare del tempo, si sarebbero affievoliti, Matteo e Silvio hanno deciso di puntare sull’Italicum. Un piano diabolico. Che però non ha fatto i conti con il malessere del Paese. Che, da quel 25 febbraio 2013, è cresciuto a dismisura. Tanto che c’è chi prefigura un eclatante successo dei grillini nelle elezioni europei di domenica. Sarebbe una tragedia per i due schieramenti guidati da Renzi e Berlusconi. Si potrebbe affermare che se il partito (ormai bisogna chiamarlo così, anche se Grillo continua a disconoscere quest’etichetta) dell’ex comico dovesse arrivare secondo (se non addirittura primo) alle europee, l’Italicum, così come partorito dalla Camera, è già bello e morto in anticipo. Sono stati diversi uomini politici di lungo corso (come Clemente Mastella, Mario Mauro e Riccardo Nencini) a suggerire che il patto segreto tra Matteo e Silvio nascondeva questo aspetto. E’ inquietante che si giochi in modo tanto maldestro sulla pelle degli italiani. I quali vogliono le riforme. Anche quella elettorale. Che stabilisce le regole del gioco. Ma le regole vanno scritte e sottoscritte da tutti i partecipanti alla contesa elettorale. Sarebbe stato forse preferibile puntare su una Convenzione, su una Assemblea Costituente composta su basi rigorosamente proporzionali. Così come operato dopo il secondo conflitto mondiale. I giochi dei partiti devono essere rifiutati categoricamente. Purtroppo lo spettacolo che continuano ad offrirci i nostri politici non è edificante. Gli italiani sembrano sempre perennemente litigiosi. E così sul piano delle riforme non si fa un passo in avanti. i risultati del voto per Bruxelles rischiano di cambiare le carte sul tavolo dei due protagonisti del Patto del Nazareno. Anche per le richieste che potrebbero arrivare dallo stesso ex Cavaliere: il tonfo alle urne lo porterà a nuove modifiche per evitare di essere spazzato via. E’ triste commentare accordi tanto male congegnati da scontentare un po’ tutti, a destra, al centro come a sinistra. Per non parlare della bruttissima proposta per la riforma del Senato. Almeno non ci si intestardisse sulla non eleggibilità dei suoi componenti. Preferibile il progetto di Vannino Chiti: si dimezzino i componenti di Camera e Senato e si modifichino le competenze e, magari, si lasci ad uno dei due rami del Parlamento la fiducia all’esecutivo. In definitiva, Renzi è in un cul de sac. Chissà se riuscirà a venirne fuori! La vedo dura. Durissima.

Marco Ilapi

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .