La partita di Renzi con il Pd e con il Paese

Renzi, segretario e premier, riscuote un notevole consenso nella pubblica opinione, è bravo, sa parlare, persegue e in parte attua riforme. La sua parola d'ordine è: "cambiamento". Governa da solo. Quest'ultimo particolare gli procura quella notevole fiducia di cui gode proprio perché molti italiani detestano i partiti e molti se ne infischiano perfino della democrazia. Dunque: scarsa fiducia al Pd, molta fiducia al premier. È un fatto strano? Certamente lo è, ma questa è la situazione. Del resto non è una novità, in Italia è avvenuto spesso e l'esempio più recente è stato Berlusconi: per vent'anni  -  sia pure con alcune interruzioni  -  ha avuto un consenso personale di massa. Nel suo caso il partito Forza Italia di fatto non esisteva sul territorio, non faceva quasi mai congressi, gli organi collegiali non avevano alcun peso, Berlusconi decideva tutto, consultando non più d'una dozzina di persone. (...) Dover gestire un partito o pezzi di partiti non è il forte di Renzi e mette comunque in discussione quel comandare da solo che sta bene a molti italiani ma non ai partiti che gli si oppongono in Parlamento né alla sua minoranza. Per questo ha abolito il Senato, dove elettoralmente non esiste il premio di maggioranza. Ha vinto per il rotto della cuffia riuscendo ad ottenere anche il voto della sua minoranza teoricamente dissidente ma di fatto consenziente avendo ottenuto molto poco in contropartita. L'editoriale di Eugenio Scalfari su la Repubblica.

L'Italia renziana non ha una marcia in più

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La corruzione: non c'è più niente che può fermarla

Metro C. Comune di Roma. Seicentonovantadue milioni di aumento dei costi, arrivati alla cifra astronomica di 3 miliardi e 739 milioni per una delle opere pubbliche più care della storia repubblicana. Il grido di allarme di Raffaele Cantone è  semplicemente spietato. E viste le premesse non poteva essere diversamente. Progetti carenti, indagini archeologiche a dir poco superficiali, varianti su varianti in corso d'opera (se ne sono contate quarantacinque!) e un arbitrato assurdo, a causa del quale il Comune di Roma si è dovuto impegnare a pagare decine di milioni per oneri che secondo Cantone non dovevano essere riconosciuti. E non è l'unico vantaggio che il general contractor Metro C, secondo il rapporto, avrebbe ricevuto. L'editoriale di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

La corruzione? E' la prima industria del Belpaese

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Lotta alla corruzione, il governo batta un colpo

L'aumento delle pene per episodi di corruzione si potrà applicare solo per i reati commessi da qui in avanti, e solo quando le persone saranno condannate. Quindi i primi effetti si vedranno tra dieci anni. Troppi per chi, come l'Italia, è devastata dal cancro. Occorre un intervento ad effetto immediato. Questo intervento può essere un sistema di incentivi per i “whistleblower”, quelli che noi ingiustamente chiamiamo “delatori”, ma che si dovrebbero chiamare denunzianti civici. Oggi chi denuncia la corruzione rischia non solo di essere licenziato, ma di non essere piu' riassunto. Un malcelato senso di solidarietà, ostracizza i denunzianti civici, anche quando hanno ragione ed espongono i piu' orrendi crimini. Guardate cosa succede alla povera Kathryn Bolkovac nel film “The Whistleblower”. È la storia vera di un poliziotto del Nebraska che espone una rete di traffico sessuale gestita da funzionari dell'Onu in Bosnia. Alcuni eroi, come lei, sporgono denunzia nonostante le conseguenze, ma un Paese non funziona se ha bisogno di troppi eroi. Un editoriale di Luigi Zngales su Il Sole 24 Ore.

La corruzione si può combattere con successo

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