La crisi italiana non sia anche crisi dell’intero vertice amministrativo-giuridico in senso lato dello Stato ( dalla Consob al Csm, al Consiglio di Stato, all’Anvur, al Consiglio Superiore dei lavori pubblici e così via seguitando), delle sue qualità e capacità di servizio, dei modi che ne regolano il reclutamento e il funzionamento. E diciamo pure la parola: della sua etica. L'editoriale del prof. Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

La crisi italiana ha radici vicine e lontane

I media meno allineati dei mesi scorsi, gruppi finanziari e industriali iniziano apertamente a borbottare. Non si tratta della tradizionale fine della luna di miele, che nel caso Renzi è durata non poco. Improvvisamente quei poteri sono contro. E di solito questo avviene quando vedono un avversario debole, quasi a terra. L'imbeccata di Franco Bechis su Libero.

Il legislatore Renzi è un grande pasticcione

 La rinuncia di controllo ha come risultato una dilagante corruzione in alto e in basso della società; la si può contare a centinaia di milioni ed anche a qualche decina di migliaia, vi fanno comparsa i capi ma anche i loro luogotenenti, i loro aiutanti, i loro lacché. Le cifre lo dimostrano e resta un terribile amaro in bocca a leggerle: nell'elenco dei Paesi "virtuosi" noi siamo al numero 69 della graduatoria mondiale e all'ultimo posto in quella europea perché in quest'ultimo anno siamo stati superati perfino dalla Bulgaria e dalla Grecia. Quanto alle condanne per corruzione, secondo i dati dell'Alto Commissariato contro questo malanno nazionale (sciolto nel 2008 ma poi ripristinato da Renzi), dal 1996 al 2006 le condanne sono passate da 1159 l'anno a 186 e quelle per concussione da 555 a 53. Queste cifre spaventano e tanto per ricordarlo, nel '96 governava Prodi e nel 2006 Berlusconi. Le leggi ad personam avevano fatto il loro effetto. Un editoriale di Eugenio Scalfari su la Repubblica.

La corruzione, se si vuole. si può combattere