Priorità per il governo a riduzione delle tasse

Matteo Renzi può puntare su due strategie per invertire la china discendente della nostra economia. La prima è coraggiosa: tagliare subito, e in modo permanente, le tasse sul lavoro di almeno due punti di Pil (cioè circa 33 miliardi l’anno, l’ipotesi in questo momento più ragionevole anche se si potrebbe pretendere di più) e al tempo stesso approvare tagli di spesa della medesima entità. Questo dovrebbe essere accompagnato da una liberalizzazione del mercato del lavoro (attuando il progetto del senatore Pietro Ichino) affinché la maggior domanda che si creerebbe possa produrre posti di lavoro «veri» e non solo precari perché l’articolo 18 spaventa gli imprenditori. Così Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.

Renzi deve gettare il cuore oltre l'ostacolo

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Economia, non soffre solo l'Italia

Il paradigma del rigore (fiscale) non controbilanciato dal rilancio (degli investimenti) e dal rafforzamento dell'economia reale (industria) ovvero il paradigma del rigore virtuoso che auto-genera crescita senza politiche economiche per rafforzare le infrastrutture materiali ed immateriali non regge. Lo dimostra il confronto tra i dati della Uem (ovvero i 18 Paesi dell'euro) con quelli di 34 Paesi avanzati (ivi compresi quelli Uem) sui due quinquenni 2010-14 e 2015-19. Gli stessi corrispondono alla durata di mandato della Commissione e del Parlamento europeo ad esclusione di qualche mese del 2009 che è meglio lasciar fuori per un crollo epocale del Pil nell'aggregato dei Paesi considerati. Così Alberto Quadri Curzio su Il Sole 24 Ore.

Allarme a Berlino, Eurozona in panne

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