Un devastante virus: la demonizzazione della Russia

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        L’ipocrisia, la miopia, lo strabismo, l’ignoranza, la malafede, la più crassa stupidità e l’isteria collettiva dilagano da un capo all’altro. “Dagli all’untore!” Così si sente dappertutto. Un virus intossicante. In confronto, quello del Covid è benigno e innocente. Fra l’altro, il Covid di vecchia memoria è scomparso. Non se ne sente più parlare. Miracoli della scienza...

       Un recente editoriale pubblicato dal Corriere della Sera su un Putin “intrappolato nel mondo di ieri” è il sintomo sconcertante ma anche poco onorevole della suddetta ipocrisia nonché di mistificazioni concettuali.

      Non varrebbe la pena di occuparsene, se non fosse che così facendo si contribuirebbe a lasciar circolare impunemente l’omertà e la disinformazione più disinvolte, che fra l’altro vengono,  corruptio optimi pessima, dall’alto di un’autorevole testata.

      L’editoriale in questione si unisce al coro dei pappagalli nel demonizzare Putin e le sue cattiverie. Loda i benefici delle democrazie, delle imprese innovative; parla di "Occidente" e dei suoi "alleati". Putin starebbe combattendo una guerra di “ieri”. Sembra un comizio dettato e certificato a Washington. Il lessico stesso lo suggerisce.

     Non una parola, se non altro di curiosità, sul come mai da Napoleone in poi, ma prima anche con gli Svedesi, tutti ce l’abbiano con la Russia, zarista, sovietica o capitalista che sia. Sempre cattiva.

      In realtà, l’editoriale nasconde armadi di scheletri, che fa finta non esistano. E’ la quintessenza, patetica, dei dualismi manichei dei buoni e dei cattivi. Tace sull’essenza, che è quella della paranoica e schizofrenica pretesa americana di fare il gendarme del mondo e sulla continuata esistenza della NATO, che da 70 anni gli US utilizzano per controllare anche l’Europa, oltre al Sud America.       

     Quindi, non una parola sulla proterva e demenziale espansione della NATO negli ultimi 30 anni. Nessun accenno ai ripetuti e incessanti avvertimenti di una folla di veterani della diplomazia americana sul grossolano errore del perseguire con disinvoltura la suddetta espansione fino addirittura a considerare eleggibili degli Stati come Georgia e Ucraina ai confini con la Russia. (La ciliegia della baldanza da cowboys.)

      Non una parola sul perché da tempo l’Amministrazione americana ci tiene tanto a far affondare il Nord Stream, che rende gli Europei più dipendenti dal gas russo ma guarda caso meno dipendenti dai petroli e gas arabo-atlantici.

     Non una parola sul perché esistano da anni in Polonia e Romania delle postazioni missilistiche: forse contro i Mongoli? I Kirghisi? O forse gli Alieni?

     Non una parola sulla leggerezza e irresponsabilità della classe dirigente ucraina che ha brigato per entrare in un dispositivo militare per definizione ostile alla Russia dei cugini-fratelli. Ancora meno, nessun commento sull’insistenza con cui un leader (Zelensky) chiede l’istituzione di un no-fly zone e l’intervento armato della NATO: vuole la III guerra mondiale?

    Non una parola sul Segretario di Stato americano che soffia sul fuoco, per interposta persona, cercando di persuadere la Polonia a cedere aerei sofisticati all’Ucraina.

   Non una parola sull’ostilità bizzosa e senile di un Presidente nei confronti della Russia ben prima che scoppiasse la crisi ucraina. Sono le frustrazioni in ritardo di qualcuno che da 40 anni cercava di fare il Presidente? Non si sa. Rimane il fatto che la sua cocciuta ostilità sta dando i suoi frutti.

     Come dire che misconoscere le gigantesche corresponsabilità americane nell’attuale invasione dell’Ucraina e dei disastri che stanno colpendo i suoi cittadini ma anche, per estensione,  del caos energetico e di profughi a cui ora va incontro l’Europa per miopia e colossale stupidità, è come far finta di non vedere un elefante a un metro di distanza. Certo, l’editoriale è allineato ai chierichetti europei della NATO e di Washington, ma ciò non lo esime dall’odore di omertà e di miopia. Anzi!

     Nella sua melensa e mistificante proiezione degli eventi, con un unico cattivo nello sfondo e tutti gli altri buoni nel palcoscenico, l’editoriale ha inoltre dimenticato di menzionare l’ultimo ma tipico capolavoro dei faccendieri dell’attuale Amministrazione americana: propalare la notizia che la Russia intenda usare armi chimiche contro l’Ucraina. Un deja vu. Siamo così sicuri? Anche il defunto Colin Powell spergiurò di fronte all’assemblea dell’ONU che Saddam Hussain si preparava ad utilizzare armi di distruzione di massa. Una spudorata menzogna. In mancanza di idee originali, adesso a Washington ci riprovano. Tanto sfrontata è l’accusa nei confronti dei Russi che la stessa Tulsie Gabbard, che russa non è e anzi è stata candidata presidenziale, ha pubblicamente avvertito che gli USA detengono in Ucraina decine di laboratori che coltivano virus patogeni.

     Il contenuto dell’editoriale occulta insomma una moltitudine di scheletri incomodi, ma soprattutto pecca di errori concettuali.

     In realtà, le azioni di Putin sono coerenti e simmetriche alla paranoica continuata esistenza ed espansione della NATO.

     E’ innanzitutto la NATO ad essere di ieri. Una mostruosità ante-diluviana protetta da interessate figure grigie.

     E’ questo ossessivo mito degli “Alleati” e dell’Occidente” ad essere di ieri.

     Mentre per fortuna l'ascesso infettivo del Comunismo è stato debellato in Russia e l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia sono entrambi defunti, gli USA continuano tuttavia a comportarsi come se a est ci sia ancora il nemico da cui difendersi o meglio da aggredire. E poi si lamentano che l’altro, “il cattivo”, abbia cercato di prevenire le mosse delle prossime nato-izzazioni in cantiere…Almeno da Clinton in poi, l’apparato militare-industriale degli USA ha quindi deliberatamente esacerbato, pro domo (e tasca) sua la paranoia del nemico e degli alleati. E questo lo dicono gli stessi veterani americani della diplomazia.

    Dal vaso di Pandora di tale patologica protervia sono ora venuti fuori i corni di guerra.

    Sono gli Stati Uniti a vivere, paranoicamente, nel mondo di IERI. Per sfortuna, chi ci rimette sono sempre gli altri.

    Antonello Catani, 11 marzo 2022

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Ue vs. Russia, una scelta che aiuta i piani della Cina

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La Cina pare destinata ad allearsi alla Russia (...) La Russia è di fatto spinta nelle braccia della Cina per due ordini di motivi. Il primo è essenzialmente politico e risiede nella rilevanza che tra le nazioni che fanno parte della Nato hanno via via assunto le nazioni confinanti con la Russia, in primis la Lettonia tra quelle baltiche, che non a caso ha recentemente reso manifesto il timore che il dispiegamento delle forze armate russe al confine bielorusso provoca tra tali nazioni, da sempre oggetto di dominio prima svevo, poi tedesco e polacco e, infine, russo. Il commento del prof. Giulio Sapelli su il Sussidiario.

L'abbraccio di Putin a Xi

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L’agenda della Nato tra Russia e Cina

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I leader dei paesi dell’AlleaAtlantica condividono una situazione di: penuria di risorse finanziarie (dovuta in particolare alla crisi ingenerata dalla pandemia Covid-19); fragile capitale politico (essendo in molti casi soggetti a crescenti vincoli interni dovuti a processi di polarizzazione politica); interessi ed obiettivi “sistemici” divergenti; percezioni differenti dei rapporti con i rivali Russia e Cina.  In tali condizioni input come rinnovata coesione, disponibilità ad assumere impegni e dichiarata solidarietà non appaiono certo sufficienti a gestire con successo i trade-off strategici che il perseguimento degli ambiziosi obiettivi articolati nel comunicato finale del summit potrebbe far emergere, tra cui tre spiccano in modo particolare. Il primo trade-off riguarda il focus principale dell’organizzazione. Gli Usa percepiscono la Cina come la sfida strategica di maggior rilievo e la Nato come la più importante componente del proprio sistema di alleanze (...) Il commento di Niccolò Petrelli, docente di Studi strategici all'Università Roma Tre, su il Sussidiario.

La Nato si prepara ad arginare Russia e Cina

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