L’immunità ai senatori regionali? Una follia. Nel testo governativo sulla riforma del Senato, apprezzabile come tentativo di accelerare i tempi di approvazione delle leggi (se ne parla da decenni) , si possono individuare aspetti positivi (la riduzione drastica del numero dei componenti l’aula senatoriale da 315 a soli 100), ma anche alcuni negativi. L’aver impedito la possibilità della scelta da parte dell’elettore è un fatto grave. Sembra che il premier ed il ministro Boschi ci tengano parecchio a pretendere il modello di elezione indiretta con designazione dei novelli senatori da parte dei consigli regionali.. Renzi sembra trascurare il malaffare che ha riguardato quasi tutti i consigli regionali, con ruberie delle più vergognose. Si pensi alle centinaia di rappresentanti regionali indagati, di cui molti già condannati. Le due cose si legano. Sarebbe più opportuno che l’esecutivo retrocedesse dal suo proposito e accettasse le modifiche proposte da quasi tutti gli schieramenti. Poi c’è la storia dell’immunità parlamentare. Perché concederla? I senatori non sono cittadini come gli altri? Se rubano soldi pubblici perché cercare di dar loro un salvacondotto? E’ notorio come funziona il meccanismo. I deputati si auto tutelano. Così faranno anche i senatori. E’ vergognoso che un riformatore-rottamatore qual è e si sta dimostrando l’ex sindaco di Firenze cada in una siffatta trappola. Si attirerà il disprezzo degli italiani onesti, di quelli che le tasse le pagano e non hanno conti all’estero, nei paradisi fiscali. Maria Elena Boschi ha sostenuto che nel testo originario del governo non era prevista l’immunità. Bene, allora levala, per cortesia. Forza Italia non l’ha pretesa (a sentir loro), al partito democratico non va giù, ritengo neanche la Lega di Salvini approvi questa impostazione ipergarantista, figuriamoci il M5S di Beppe Grillo, che certamente ne farà una bandiera per contestare l’operato dell’esecutivo. E a ragione. Matteo Renzi sembra avere il consenso del 75% degli italiani, il suo gabinetto ed i singoli componenti del suo esecutivo un po’ (molto) meno, no lo bruci con scelte scellerate e invise al suo popolo. Il premier ha capito assai presto come guidare il governo di un Paese allo sbando. Certo, con i parlamentari che si ritrova non è impossibile. Per tanti provvedimenti utilizza la ghigliottina della fiducia che non è proprio un bel modo di procedere. Farà così anche con la riforma della legge elettorale e la riforma del Senato? Sarebbe meglio (per lui e per il governo) di no. Cercare di accontentare tutte le istanze (di Forza Italia, del Carroccio, del partito democratico, di Scelta Civica, ecc.), spesso contrastanti l'una con l'altra, come la questione dell'immunità ai nuovi senatori (che nessuno sembra tra l'altro pretendere) e l'eleggibilità o meno degli stessi, oltre la vecchia storia, mai assopita, delle liste (pur molto corte) bloccate per l'elezione dei deputati. Nelle discussioni parlamentari ne vedremo delle belle? Spero di sì, che si arrivi presto a riformare Senato e vituperato porcellum e a volgere lo sguardo ai problemi legati alla non crescita di questo sventurato Paese. Fra qualche giorno inizierà il semestre europeo a guida Matteo Renzi. Si capirà meglio la statura del nostro premier. Gli elettori gli perdoneranno tanti errori se riuscirà a convincere la Merkel a mutare la strategia economica fin qui seguita dall'Europa. Il premier la smetta di trastullarsi con il gioco delle tre carte. Scelga da che parte sta. Se con il centrodestra filo-berlusconiano (Alfano, Formigoni & C.) o con i veri riformisti che si collocano da tutt'altra parte, che si chiamino M5S o Sel o Lega Nord o Scelta Civica (ormai ridotta a percentuali da prefisso telefonico), poco importa. L'elettore deve sapere. Il processo di rottamazione deve continuare nel tempo. Il semestre europeo valuterà la caratura del premier. Se dovesse riuscire ad incastrare Angela Merkel, si potrebbe dire che la partita delle riforme la vincerà. Altrimenti... tutti a casa. L'Italia porta con sé problemi irrisolti da decenni. E' illusorio pensare che Renzi riesca a mettere una toppa su tutto, in particolare nel giro di qualche mese. Però deve pur iniziare da qualche parte. Se avesse preso di mira l'assetto regionale forse avrebbe individuato un bersaglio anche più grosso, rispetto al suo battagliare con le attuali provincie. E' risaputo che gli sprechi maggiori sono in ambito regionale e non certo in quello provinciale.
Marco Ilapi