Renzi faccia un po' il Machiavelli...

Il nostro primo ministro riuscirà nell’intento di portare a termine il suo mandato che gli elettori gli hanno affidato il 25 maggio con un plebiscito inimmaginabile fino a qualche giorno prima? Il quasi 41 % del consenso elettorale conseguito è ascrivibile a suo esclusivo merito. Però il feeling con questo elettorato non dura che lo spazio di una tornata elettorale, se il premier non riuscirà a far approvare qualcuno dei provvedimenti cui tiene tantissimo (in primis la riforma del Senato, in secondo luogo una decente legge elettorale, terzo una diminuzione delle tasse insieme ad una riduzione delle spese, poi il lavoro, e altro ancora).

Ad essere benevoli, il tempo a disposizione per operare quei cambiamenti che sono indispensabili per riorganizzare l’assetto istituzionale del Belpaese non è molto. Visto che i precedenti governi hanno fallito dove Renzi in pochi mesi ha saputo rivoluzionare l’approccio per il perseguimento dell’obiettivo riformistico a tutto campo, c’è da aspettarsi che almeno due riforme le porti a casa. E sono la riforma elettorale (però non deve lasciarsi incantare dalla sirena berlusconiana che, a mio avviso, aspetta il momento più propizio per sganciarsi e mollare il premier al suo destino) e quella del Senato. Deve cercare di fare una sintesi tra le proposte, un po’ in contraddizione tra loro, della minoranza del suo partito, quella di Forza Italia e quella del M5S. Il risultato dev’essere migliorativo rispetto al pessimo Italicum, partorito al Nazareno con il contributo di Denis Verdini. Matteo deve approfittare del radicale cambio di linea di Beppe Grillo e aderire a qualche specifica e ragionevole richiesta prospettata dal M5S. Le preferenze sono da accettare, le liste bloccate sono da rifiutare in modo categorico. Non devono esistere aut aut. La discussione parlamentare deve essere assai approfondita. Da parte di nessuno. La discussione parlamentare deve essere assai approfondita, nell’interesse dell’Italia. E’ ovvio che ognuno cerchi di imporre la propria visione, ma la legge deve essere la migliore possibile, dato il momento storico e, soprattutto, considerato che la deve approvare un parlamento sostanzialmente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha bocciato il porcellum. Non sarebbe auspicabile che si copiasse una legge elettorale vigente altrove? Quella Usa. Quella francese. Quella inglese. Quella spagnola. Quella tedesca. Basta con gli aut aut che poi portano alla paralisi istituzionale. E’ vero che con la legge elettorale non si mangia. Si stabiliscono delle regole, però. Ma siamo ormai 8 anni che abbiamo una legge elettorale incostituzionale (ma che cosa ha fatto la Consulta in questi 8 anni? I giudici hanno passato il tempo a giocare a briscola, certamente). Si pensi anche a quel che è accaduto in Piemonte, dove per ben 4 anni ha illegittimamente governato Roberto Cota. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato. Anche in questo caso, che cosa hanno fatto i nostri baldi giudici amministrativi? Questa volta hanno giocato a bridge… Quest’andazzo non è più tollerabile. Certi provvedimenti giurisdizionali devono bruciare le tappe ed essere emessi dopo poche settimane/mesi.

Per quanto riguarda la riforma del Senato, qui hanno ragione i critici del premier. Ipotizziamo che vada in porto la proposta Boschi-Verdini (da che pulpito!...), ebbene il Senato sarà composto da un centinaio di rappresentanti degli enti locali, magari non parteciperanno all’elaborazione della legge di bilancio, ma diranno la loro sulla nomina del prossimo presidente della Repubblica. Il risultato sarà che il nuovo capo dello Stato sarà eletto dal partito di maggioranza relativa. Questione di numeri. Di voti espressi. Questo è profondamente poco democratico. Si taglino anche i deputati. Si portino da 630 a 200 o poco più. Oggi il rapporto è di 630 deputati e di 315 senatori più quelli a vita. Per la nomina del presidente occorre una maggioranza qualificata, ora questa maggioranza si ottiene con la partecipazione all’elezione anche della minoranza dei parlamentari. Vuole Renzi tener conto di questo piccolo particolare? Con l’Italicum operativo il presidente verrebbe eletto dal partito al governo. E’ sbagliato.

Il premier, per una volta, faccia il Machiavelli. Ascolti tutti ma poi decida. L’Italia gliene sarà grata. Tenga conto che può anche giocare la carta delle elezioni anticipate. Anzi, sarebbe la scelta preferibile a questo tira e molla di tutti gli schieramenti che, inesorabilmente, portano alla paralisi istituzionale. E le agognate riforme restano al palo. Per intanto c’è da concludere che a parte  i roboanti annunci il porcellum è ancora in vigore, il Senato è quello di prima, i conti pubblici stanno peggiorando giorno dopo giorno.

Siamo giunti alla settimana decisiva n. 62 per la riforma elettorale e per quella del Senato. Auguri.

Marco Ilapi

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Matteo incanta l'Europa

L'andamento dei mercati finanziari sta premiando il premier ma, si sa, che sono notoriamente volubili. Le azioni di Renzi ormai sono sulla cresta dell’onda, grazie alla coltre protettiva gettata su tutta la periferia della zona euro dalla Bce. Ma il debito italiano, secondo la Commissione Europea, quest'anno raggiungerà il 135 per cento del Pil. Se continua a salire o se ci sarà qualche shock esterno, il Paese potrebbe essere gettato di nuovo nel pieno della crisi. Matteo queste considerazioni deve averle fatte, conseguentemente deve per forza accellerare sul piano delle riforme da portare in saccoccia. Così Hugo Dixon su La Stampa.

Renzi ha il vento in poppa 

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L'ambiguità di Angela Merkel può fare danni all'Italia

  • Pubblicato in Esteri

I tedeschi dovrebbero rendersi conto di quali e quante difficoltà Matteo Renzi debba superare per realizzare le sue ambizioni. Il Partito democratico ha vinto le elezioni europee con un risultato che ha sbalordito i partner dell’Italia in Europa e ha regalato al suo leader una grande popolarità. Ma una vittoria a Strasburgo non modifica il rapporto delle forze a Roma. Renzi non ha una maggioranza, deve concordare le sue mosse con interlocutori discussi e discutibili, deve combattere su due fronti: quello delle riforme costituzionali e quello delle riforme economico-sociali. Quando i tedeschi pretendono i «fatti» dovrebbero capire che la fine del bicameralismo perfetto e una nuova legge elettorale non sono meno utili, per il futuro del Paese, di quanto siano altre riforme destinate a ridurre la spesa e il debito pubblico. Spesa e debito Così Sergio Romano sul Corriere della Sera.

La luna di miele tra Matteo e Angela è già finita?

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