Le difficoltà del Belpaese non si contano più

La battaglia al Senato gli sta riservando qualche sgradevole sorpresa, ma il progetto non cambia salvo qualche adattamento di facciata. 
La proposta più recente riguarda l'introduzione delle preferenze nella legge elettorale. È una concessione importante alla libertà di scelta degli elettori? Affatto. I "raccomandati" saranno sicuri dell'elezione come capilista, gli altri risveglieranno le lobby di tutta Italia, mafie comprese. Il nostro non è un Paese da preferenze. Il solo vero sistema accettabile è il collegio uninominale, con ballottaggio dei primi due, ma nessuno ci pensa più in questo strano Paese. La classe dirigente pensa ai propri interessi, la gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all'Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità. Così Eugenio Scalfari su la Repubblica.

Giuliano Ferrara ha scritto sul Foglio qualche giorno fa che io critico

Italia in panne, non si salva nemmeno il calcio

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Forse il premier deve cambiare registro, se vuole restare a Palazzo Chigi

Di tutti i premier della seconda Repubblica (e forse anche della prima) Renzi è quello che mostra il minore rispetto, per non dire il maggiore disprezzo, per qualità come l’esperienza, la competenza, la preparazione tecnica e culturale. E, simmetricamente, è il premier che con più spregiudicatezza ha puntato sulla fedeltà e l’appartenenza come criteri di selezione della classe dirigente.  Così Luca Ricolfi su La Stampa.

Renzi bifronte: a parole (promesse) va, ma i fatti? Latitano...

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Le fragilità del premier escono allo scoperto

Renzi ha sbagliato la sequenza delle sue mosse. Doveva partireapprofittando della luna di miele della vittoria elettorale alle Europee per presentare un coraggioso piano economico, farlo approvare a colpi di voti di fiducia e poi approdare a Bruxelles forte di questo e, dati alla mano, discutere di vincoli. Con qualche concessione dall’Europa e qualche risultato sull’economia, avrebbe poi potuto affrontare le riforme istituzionali da una posizione di forza. Così Alberto Alesina su Corriere della Sera.

Renzi, è l'ora della disillusione

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