Il neo ministro Giuli, e l’egemonia culturale del Foglio

Con la nomina di Giuli ai Beni Culturali, FdI dimostra di non avere classe dirigente

«Ben scavato vecchia talpa», marxianamente Giuliano Ferrara ieri gongolava, e con ragione: la fucina del suo Foglio pare diventata l’accademia della nuova classe dirigente, almeno di quella parte che ha l’obbligo di stare a tavola usando le posate d’argento con lo stile necessario. E dunque ecco Alessandro Giuli nuovo ministro della Cultura: se le cose dovessero continuare così diventerà una specie di Giuliano Amato, una riserva della Repubblica meloniana, se c’è un problema si chiama lui, e qui il problema c’era e bello grosso, chi mettere al posto dello sventurato (che come la Monaca di Monza “rispose”) Gennaro Sangiuliano, ’o ministro ’nnammurato, come ha scritto qualcuno. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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Penoso gioco del governo sulla guerra in Ucraina

Governo italico in crisi per la questione Ucraina?

Ad alcuni autorevoli interlocutori, Giorgia Meloni ha detto che Ursula von der Leyen sapeva benissimo che la presidente del Consiglio italiana le avrebbe votato contro: era tutto concordato. Mah. I fatti dicono il contrario. In realtà Bruxelles vede Roma allontanarsi giorno dopo giorno – e vedremo se in qualche modo ne farà le spese il buon Raffaele Fitto, designato ieri per una carica nella Commissione europea. L'Italia compagna di strada dell'Ungheria, non vuole morire per Kursk e nemmeno per Kharkiv, i cui palazzi civili ieri sono stati colpiti da missili russi (...) Nel gioco delle parti si dice e non dice, si afferma e si nega, si fa e si disfa. La cosa importante è non morire per Kursk o Kharkiv, hai visto mai che l'Italia possa fare una figura dignitosa e emanciparsi dalla vergognosa pagina dell'8 settembre. Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

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La sparizione mediatica di Giorgia, metafora dell'esecutivo

Meloni è scomparsa dal radar della politica italiana

La scomparsa dalla circolazione di Giorgia Meloni che ieri ha fatto lavorare diversi cronisti è una metafora della realtà italiana. Giorgia disparue ha fatto venire in mente, a occhi chiusi, una domanda: senza Meloni, cosa cambierebbe? Gli ospedali funzionerebbero peggio? I treni arriverebbero più in ritardo di quanto non sia oggi? I diritti civili verrebbero lesionati? Crollerebbe l’occupazione? Rovesciando la questione la domanda vera diventa un’altra: con Meloni al potere è cambiato qualcosa? Il commento di Mario Lavia su Linkiesta.

 

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