Candidati del M5S nel mirino. E quelli del Pd e di Fi?

Gran titolo sul Messaggero: “Tra impresentabili, ricorsi e dimissioni è caos M5S”, “L’incubo impresentabili ritorna”. Invece, se Minniti, Del Rio, la minoranza interna di Orlando ed Emiliano, le federazioni locali si ribellano ai paracadutati, alle epurazioni e alle liste indecenti di Renzi, nessun “impresentabile”, nessuna “rivolta”, nessun “caos”: al massimo “malumori”, ma parlando con pardon e chiedendo scusa alle signore (Corriere: “I malumori di Delrio e Minniti per le ‘garanzie’ del segretario su collegi e posti nelle liste). E sia chiaro: l’unico impresentabile, peraltro mai indagato, del M5S. Il commento di Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano.

Tutti, ma proprio tutti, addosso all'avversario

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Le società partecipate agli amici di Matteo

Matteo Renzi per le nomine di competenza governativa (Eni, Enel, Poste, ecc.) si è avvalso di società di consulenza per cacciatori di teste, ma ha anche la sua rete e la utilizza ampiamente. Pedine cruciali come Filippo Bonaccorsi, appena chiamato a Palazzo Chigi per guidare la task force che dovrà gestire il delicatissimo piano del governo sulla scuola (oltre 21 mila istituti coinvolti, almeno un miliardo di euro in ballo). Bonaccorsi, avvocato romano, fratello della deputata Pd Lorenza - una dei quattro speaker dell’ultima Leopolda - ha guidato con perizia la privatizzazione dell’azienda di trasporto pubblico fiorentina, l’Ataf, quando Renzi era sindaco. Durante quella vertenza, vinta contro i sindacati, compare per la prima volta Maria Elena Boschi, che all’epoca aveva appena superato l’esame da avvocato. Così Jacopo Iacoboni e Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa.

Il poltronificio di Renzi

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