L'Europa rischia di andare in pezzi

  • Pubblicato in Esteri

Chi continua a usare come un insulto la parola «populisti» per bollare gli attuali movimenti di protesta in crescita in tutta Europa (ma anche negli Stati Uniti), sembra non capire quanto grande sia il favore che ha già fatto e che sta facendo a quei movimenti. Senza rendersene conto sta dicendo all’opinione pubblica, agli elettori, che di qua ci sono coloro che comandano, le élite al potere, con il loro palato fino e il birignao e le arie da aristocratici, e dall’altro lato i «populisti», gli uomini e le donne rudi che si rivolgono al popolo, chiedono il voto del popolo (contro le suddette élite) e parlano anche «come» il popolo. Una volta ascoltate le élite fare concioni contro i populisti, per chi altri, se non costoro, potrebbe mai votare il «popolo»? L'editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

Gli errori Ue possono costare cari

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Il mondo vive nell'incertezza

Una classe media “in bolletta” si traduce in mercati interni di consumo che arrancano senza una vera e propria ripartenza, a danno del potenziale di crescita. Forse le economie occidentali si sono illuse di poter inseguire la crescita impetuosa e veloce dei consumi di ceto medio nei Brics, ora in affanno, e hanno trascurato la crescita dei mercati interni, di cui i ceti medi sono l’architrave. L'editoriale di Carlo Carboni su Il Sole 24 Ore.

Italia, il ceto medio piange

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La deflazione, un pericolo per tutti

La politica monetaria deve essere sostenuta da politiche fiscali espansive e deve funzionare attraverso canali bancari risanati. Dal lato dell'offerta, sono necessarie riforme che alzino il reddito potenziale alimentando cioè aspettative di maggior benessere futuro. È questa promessa che, quando è credibile, crea consenso per le democrazie e desiderio di pace. L'editoriale di Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore.

L'Ue deve cambiare registro

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