Roma, un albergo su 4 gestito da religiosi

Le «Case per ferie» a Roma (e non solo a Roma) quasi sempre sono alberghi a tutti gli effetti, che chiunque può prenotare su internet. Subito, nel rapporto che gli uffici hanno recapitato a Magi, ecco una sorpresa. Il sito internet comunale ne riportava 299 (in realtà 297 considerando un paio di duplicazioni) ma agli uffici ne risultavano meno di 280. Per l’esattezza 273. I proprietari sono invece 246. Un elenco lunghissimo, che va dalla Casa dell’Aviatore all’Associazione Farnese, dalla Casa di Santa Brigida alla Cattedrale del Santo Cuore di Maria e Gesù, dalla Compagnia di Nostra Signora al Monastero russo Uspenskji, dalle Suore missionarie Pallottine alla Casa d’Accoglienza Trinità dei Monti... Dice il Comune che ben 93, cioè il 38 per cento, non ha mai pagato l’Imu, mentre altri 59, ossia il 24 per cento la versano a intermittenza. Pagano regolarmente l’Imu soltanto 94. Meno di quattro su dieci. Così anche per la Tasi. Un terzo (80 su 246) non l’ha mai pagata. Nel caso della Tari, la tassa sui rifiuti, siamo invece al delirio totale. Perché delle 299 (o 297) strutture censite dal sito, soltanto 208 esistono nella banca dati della Tari, con una proprietà riferibile a 187 soggetti di cui, afferma il rapporto «purtroppo 30 privi di codice fiscale o partita Iva». Le altre 91 risultano del tutto sconosciute al fisco comunale. Che questo sia un problema economico (oltre che politico) enorme, in una città dove si contano pure quattromila alberghetti abusivi, è noto da tempo. Un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Roma affonda e la Chiesa non paga le tasse

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Crimea, la prova di forza di Putin per riprendersi la penisola

  • Pubblicato in Esteri

La Crimea è di nuovo russa, nessuno ne dubita. Ma i problemi ci sono. Trasferire da uno Stato a un altro due milioni e mezzo di persone non è cosa semplice. Tutte le banche ucraine hanno tolto le tende. Il passaggio al rublo è in corso, ma richiederà tempo. Le carte Visa e Master Card non funzionano. Gli uffici postali pagano le pensioni, in rubli, ma gli scambi economici si divincolano a fatica. Sulle macchinette che distribuiscono bevande c’è scritto, sulla bandiera tricolore russa: “qui potete mettere i rubli”. Così Giulietto Chiesa su Il Fatto Quotidiano.

La Crimea torna a casa Russia

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