Di spending review non si parla più, non interessa

La spending review non riesce mai a ridurre granché le dimensioni del bilancio pubblico, ma si conferma infalli bile nel portare alle dimissioni i tecnici ai quali il governo si rivolge per riuscirci. Perotti, uno degli economisti italiani più riconosciuti all’estero, sabato ha fatto sapere a Matteo Renzi che rinuncia al suo incarico e uscirà dalla squadra di consiglieri di Palazzo Chigi. A suo avviso, il varo della legge di Stabilità e i segnali dati anche in seguito dal governo indicano che la riduzione della spesa pubblica non è una priorità. «In questa fase non mi sentivo molto utile», ha detto ieri a «L’erba dei vicini» di Beppe Severgnini su Rai3. L'editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera.

Niente spendind review, siamo in Italia

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Enit, le spese sono solo per il personale

È da maggio che Renzi ha scelto come presidente Evelina Christillin, la «testona sabauda» (autoritratto) già alla testa dell’organizzazione per le Olimpiadi invernali di Torino, del Teatro Stabile, del Museo egizio. Ed è da metà giugno che il passaggio viene dato per fatto. Di più: ai primissimi di luglio Dario Franceschini ha firmato anche le nomine dei due consiglieri, Antonio Preiti e Fabio Lazzerini, che per rilanciare il nostro turismo lascerebbe la Emirates dove è direttore generale per l’Italia. Il ministro era raggiante: «L’Italia ha ora uno strumento snello, efficiente ed efficace in grado di affrontare le grandi sfide e cogliere le enormi opportunità rappresentate dalla crescita esponenziale del turismo internazionale». 

Turismo, una realtà dimenticata. E i lavoratori Enit protestano

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Spesa pubblica sempre più fuori controllo

La spending review di Carlo Cottarelli non ha prodotto alcun risultato. La scelta di tagliare le spese "monstre" da parte del governo è chiaramente  politica, perché riguardano la loro distribuzione tra diversi gruppi di cittadini. "Ma io sono un tecnico" dice Cottarelli - "e il compito di un tecnico è presentare la verità delle cose: parliamo di una spesa molto elevata e dell’unica componente che tra 2009 e 2013 è aumentata". Quanto alle riforme fatte a partire dagli anni Novanta, sono state anche pesanti ma sia chiaro che colpiranno essenzialmente chi oggi ancora lavora. Chi è andato in pensione in passato con trattamenti generosi rispetto ai contributi pagati, invece, non è stato toccato. Tranne che con i blocchi parziali dell’indicizzazione ora bocciati. Nel libro peraltro cito due sentenze della Corte costituzionale degli anni Novanta in cui si diceva che per esigenze di finanza pubblica era possibile rivedere gli assegni già in essere. L'intervista concessa Chiara Brusini e pubblicata su il Fatto Quotidiano.

Cottarelli: "Perché la spending review non ha funzionato"

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