Tecnici europei incapaci di affrontare i problemi

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Una delle idee che circolano dopo il sacco di Atene è quella di deporre dall'esterno l'esecutivo guidato da Syriza e insediare un Governo «tecnico». Ma va sottolineato, come in passato, che quelli che l'Europa definisce tecnici non sono persone che sanno come funziona il mondo: sono persone che sottoscrivono le fantasie omologate e non cambiano mai idea, neanche quando i risultati sono catastrofici. Le prove che l'austerità produce gli effetti devastanti descritti nei manuali di macroeconomia sono schiaccianti. Un commento al veleno di Paul Krugman su Il Sole 24 Ore.

Con la Grecia ha fallito l'Unione Europea

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Con il no al referendum, Atene sempre più isolata

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S ventolano le bandiere del No nella notte di piazza Syntagma e su almeno uno slogan di quei manifesti chiunque sarà d'accordo: graphoume istorìa , «scriviamo la storia». Dopo cinque anni di agonia, la Grecia di Alexis Tsipras ha consumato il più grande strappo nella storia di 65 anni di integrazione europea. Da stamattina il premier greco dovrà fare i conti con le sue promesse che, entro poche ore, rischiano di rivelarsi altrettante menzogne: aveva detto che l'accordo con il resto d'Europa ora sarebbe stato più facile e che la Grecia sarebbe rimasta nell'euro. L'editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera. 

Grecia, rebus dopo l'esito del referendum

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Accordo con la Grecia, è ancora buio fitto

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Tsipras è ormai considerato inaffidabile e ostile, in un negoziato che espone per la prima volta in modo eclatante i limiti della politica nazionale di fronte all'interdipendenza europea. Perfino gli istituti democratici perdono senso e diventano pura propaganda se non tengono conto del contesto europeo: il referendum convocato a sorpresa da Tsipras chiederà ai greci di aderire o bocciare una proposta che non esiste più perché l'eurogruppo l'ha ritirata tre giorni fa. Questo a Bruxelles non è considerato dare voce al popolo, ma al populismo. Il linguaggio d'altronde è così conflittuale e la fiducia così consumata che lo spirito che comanda le trattative non è più nemmeno la prosaica convenienza. Non è più neppure un problema di ideologia, cioè di attaccamento ai legittimi principi di una sinistra radicale che si contrappone alle logiche o alle retoriche sull'efficiente funzionamento di un'economia avanzata. Un articolo di Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore.

Cara Ue, quanti errori con Atene!

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