A Yahidne, l’Auschwitz russa del XXI secolo

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L’Auschwitz russa, Putin sulle orme di Hitler

Una volta preso possesso delle case, i russi hanno rinchiuso i legittimi proprietari nelle cantine o nei sottoscala, mentre chiunque si rifiutava anche solo di consegnare il telefono cellulare veniva fucilato sul posto o davanti alla staccionata intorno al quartier generale che i russi avevano approntato dentro una scuola circondata da un bosco di pini (...) Lo racconta Ivan, un sopravvissuto di sessantatré anni diventato il custode morale di questa Auschwitz contemporanea. Ivan abbraccia chiunque lo vada a trovare, e nel pomeriggio di ieri ha ricevuto la visita del segretario di Stato americano Antony Blinken (...) «Volevano cancellare gli ucraini – dice Ivan – Non ci consideravano persone, ci consideravano animali». Ivan racconta che il 30 marzo 2022, ventisette giorni dopo l'internamento nel sotterraneo, i prigionieri hanno sentito i suoni dei bombardamenti e delle sparatorie. Poi silenzio. E allora hanno capito. Sono usciti dal sotterraneo, i russi non c'erano più ma i prigionieri di Yahidne hanno avuto paura di tornare nelle loro case occupate. Sono rimasti lì, nella prigione per bestie. Poi il 31 marzo sono arrivati i soldati ucraini. Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

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Putin arruola chi protesta

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Russia: protesti? Al fronte a combattere!

Chi è sceso in piazza a Mosca e San Pietroburgo per protestare contro la guerra in Ucraina, ed è arruolabile per età o salute, finirà diritto in prima linea al fronte (...) Il Cremlino ha smentito la notizia, ma il numero delle persone da portare al fronte potrebbe essere ben superiore alle 300mila annunciate dal ministro della Difesa, Sergheij Shoigu. Il vero piano di Mosca, secondo il quotidiano "Novaya Gazeta", potrebbe arrivare a un milione di persone: 500mila soldati richiamati entro dicembre e altri 500mila entro marzo. Il commento di Luca Miele e Marta Ottaviani su Avvenire.

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Il (nuovo) governo deve tornare a fare politica estera

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Gli Stati Uniti hanno chiarito che si tratta di una decisione di routine, e serve soltanto a riesaminare i contratti, ma il suo valore simbolico è evidente e segnala la discontinuità rispetto all’atteggiamento di Donald Trump, che non ha esercitato alcuna pressione su Riyad dopo l’omicidio di Jamal Khashoggi, e anzi ha intensificato i rapporti con l’Arabia Saudita. Il commento di Francesco Maselli su Linkiesta.

Italia, grazie a Di Maio fanalino di coda in politica estera

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