A parole l'Italia ha svoltato, nei fatti no

Nel 2016 il Pil dell’Italia crescerà poco più dell’1% (e anche questo non è dato per scontato), mentre i prezzi potrebbero restare sostanzialmente fermi. Nello scenario più pessimistico il Pil (reale) cresce più o meno dell’1% e i prezzi diminuiscono di qualche decimale, quindi il Pil nominale rischia di progredire di un modestissimo 0,7 o 0,8%. Interessante editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

Caro Renzi, con la demagogia il Pil no cresce

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L'Ue cede al ricatto di Tsipras

Atene ha ottenuto quattro mesi di respiro per le sue esangui finanze. Niente di male, naturalmente. Fa parte della politica, anzi forse è l’essenza stessa dell’arte politica, manipolare i fatti attraverso le parole. Il problema, tuttavia, è che i fatti resistono. E il fatto fondamentale, che resta in piedi al di là di ogni accordo, di ogni dichiarazione, di ogni promessa, è che l’Europa non solo non è ancora fuori della crisi iniziata sette anni fa, ma non ha trovato alcun meccanismo per far sì che quel che è successo allora non si ripeta in futuro. Qui non mi riferisco all’eventualità che la Grecia debba essere salvata un’altra volta ad agosto, e poi un’altra nel 2016, e poi un’altra ancora negli anni a venire. No, il punto decisivo è che quel che è successo in questi anni, con la Grecia come con gli altri Pigs, potrebbe benissimo ripetersi in futuro. E questo per una ragione molto semplice: nonostante alcuni tentativi di restyling della governance europea, i meccanismi economici di base dell’Eurozona sono rimasti sostanzialmente invariati. Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

L'affaire Gracia spinge altri Paesi a rinegoziare il debito

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I rischi di un aiuto Bce a Tspras

Se l'Europa  dovesse cedere a molte delle richieste greche, non solo diventerà più difficile “costringere” i Pigs a riformare le rispettive economie, ma diventerà inevitabile che in Spagna e in Italia, ma forse anche in Francia, la tentazione di “fare come la Grecia” finisca per rafforzare i partiti e i movimenti ostili all'euro, alla burocrazia di Bruxelles, alle politiche di austerità. Già oggi si pronostica una vittoria di Podemos in Spagna, ma nulla esclude che l'incendio dilaghi anche in Italia, intorno al movimento Cinque Stelle, o addirittura in Francia, intorno al Front National. Né vale ricordare che l'idea di Europa dei populisti di sinistra è profondamente diversa da quella dei populisti di destra: dopo anni di sacrifici, austerità e stagnazione, l'ostilità verso l'Europa e le sue istituzioni è così forte da rendere plausibili anche gli scenari politici più strampalati. Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

L'Ue di fronte al dramma della Grecia

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