La nuova destra mondiale di Giorgia e Marine

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La Meloni ha un problema: che fare in Europa?

C’era la nuova destra mondiale ieri a Madrid adunata da Santiago Abascal. C’erano trumpiani arrivati da Oltreoceano, che non vedono l’ora di terminare il lavoro iniziato dal capo golpista e ossigenato. C’era il “sobrio” presidente argentino Javier Milei: dopo aver cantato, ha attaccato i socialisti «cancerogeni e assassini», esaltato il capitalismo senza regole, bocciato la giustizia sociale  («è sempre un furto»), insultato il premier spagnolo Pedro Sánchez e la «sua moglie corrotta». Poi si è aperta la discussione elettorale dei Conservatori e il colpo di scena è stata Marine Le Pen che dovrebbe essere impegnata anima e corpo a portare voti al suo Rassemblement national e alle liste di Identità e Democrazia, in competizione teoricamente con i Conservatori stessi. E invece l’ospite francese (assente Matteo Salvini) è stata accolta come una di loro e lei ha parlato come una della stessa famiglia politica che di fatto si è formata sul palco di Vox. È la novità di questa tornata elettorale alla quale Giorgia Meloni è la protagonista federatrice di un blocco unico della destra di cui fa parte anche Viktor Orbán (...) Il 10 giugno si sveglieranno dal sogno elettorale e si troveranno divisi come e più di prima, a guardare in cagnesco, dai rispettivi Paesi, i conti pubblici degli altri, a cominciare dai patriotti nordici che non vedono l'ora di tirare fuori il cartellino rosso in faccia all'Italia con su scritto i parametri del nuovo Patto di stabilità. Usciranno dalla paccottiglia propagandistica e si accorgeranno che una parte di loro dovrà seguire Meloni nell'abbraccio, che oggi definiscono innaturale, non solo con i Popolari ma con gli odiati macroniani e socialisti. Il commento di Amedeo La Mattina su Linkiesta.

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C’è molto in palio alle elezioni spagnole

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Spagna, si vota, l'Unione Europea guarda con apprensione

Secondo i sondaggi ci sono buone probabilità che Sánchez sarà sostituito da un governo di destra in cui, per la prima volta nella storia della democrazia spagnola, una forza politica di estrema destra e nostalgica della dittatura franchista potrebbe entrare nell’esecutivo, o quanto meno avere un ruolo determinante nella sua formazione e nel suo operato (...) Se il PP e Vox assieme dovessero ottenere la maggioranza in parlamento, non è ancora chiaro come andranno i negoziat (...) I risultati da tenere d'occhio sono quelli del Congresso dei deputati, cioè la camera bassa, che viene eletta con un sistema quasi perfettamente proporzionale. Il Senato invece è eletto con un sistema maggioritario su base regionale, e soprattutto non vota la fiducia al capo del governo. Il commento su Il Post.

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Spagna, la sinistra corre unita, potrebbe non bastare

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La Spagna al voto, tremano i socialisti

A poco più di un mese dalle elezioni generali, i partiti spagnoli si affannano a stringere coalizioni. Dopo dieci giorni di complicate negoziazioni, Sumar, la piattaforma politica della ministra del Lavoro Yolanda Díaz, è riuscita a riunire le quindici formazioni che si posizionano a sinistra del Partito socialista del presidente Pedro Sánchez, non senza provocare qualche scontento (...) Il leader del Partido Popular Alberto Núñez Feijóo si sta affrettando a stringere alleanze con Vox per concretizzare i risultati favorevoli ottenuti alle elezioni locali di fine maggio, senza neanche fare un tentativo di governare solo per distanziarsi dall'estrema destra. Il commento di Roberta Cavaglià Irene Monterosu Linkiesta

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