Biden, ricostruire l’America e salvare il pianeta

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Biden sta vaccinando quattro milioni di americani al giorno e, dopo aver convinto il Congresso a stanziare tremila miliardi di dollari per quelli che noi chiamiamo ristori, ha presentato un ambizioso e dettagliato piano di rinascita economica, di salvataggio del pianeta e di ricostruzione sociale per contrastare l’ascesa della Cina (...). Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

Il Piano Biden che piace agli Stati Uniti

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La resurrezione dell’economia mondiale dopo il coronavirus sarà lenta e dolorosa

La spesa in deficit non ci salverà dalla più grande recessione degli ultimi cento anni. Dobbiamo rileggere Keynes per capire cosa ci riserva il futuro. Scrive il Sunday Times (12/4) Non c'è mai stato un clima così adatto alla Pasqua", scrive Niall Ferguson sul Sunday Times: "L'economia mondiale sembra morta. Ci sarà una resurrezione? Un secolo fa, in seguito all'influenza più letale della storia, il più grande economista della sua generazione si ammalò. John Maynard Keynes si trovava a Parigi per partecipare alla conferenza di pace che avrebbe prodotto il Trattato di Versailles. Dopo essere collassato il 30 maggio 1919, Keynes scrisse a sua madre: 'A causa della miseria e della rabbia che provo verso tutto ciò che sta avvenendo e in parte a causa delle troppe ore di lavoro, mi sono steso a letto venerdì scorso e non mi sono più rialzato'. Keynes è rimasto a letto per quasi una settimana, alzandosi solamente per incontrare il primo ministro, David Lloyd George, e per fare 'una passeggiata quotidiana lungo i Bois [de Boulogne]'. Keynes aveva davvero contratto l'influenza spagnola? Il suo biografo, Lord Skidelsky, sostiene che non possiamo esserne certi. Nel caso, è stato fortunato a sopravvivere. Secondo le stime più recenti la pandemia uccise 39 milioni di persone – il due per cento della popolazione mondiale dell'epoca – superando il numero di vittime della Prima guerra mondiale. Poco dopo la convalescenza e il ritorno in Gran Bretagna, Keynes scrisse il libro che lo rese famoso, 'Le conseguenze economiche della pace'. Il testo ripudiava le misure punitive contenute nel Trattato di Versailles, e profetizzava un disastro economico seguito da contraccolpi politici. Chi tra i grandi economisti di oggi scriverà 'Le conseguenze economiche della pandemia'? Gran parte dell'economia mondiale è stata frenata dal Covid-19. Per contenere il contagio, moltissime aziende sono state costrette a fermare la produzione e molti lavoratori a restare a casa. Le banche centrali e i ministri delle Finanze hanno iniettato molta liquidità nell'economia per evitare un crollo catastrofico della domanda e la deflazione da debito. Gli effetti di queste misure si riscontrano nel grande aumento del prezzo delle azioni. Chi avrebbe detto che la Fed avrebbe acquistato anche la 'spazzatura'?. Mi sento un po' come Keynes nel 1919. Certo, vedo la necessità di dare soldi a quei lavoratori che resteranno disoccupati finché non verrà trovato un vaccino per il Covid19. Ma la politica attuale della Fed sembra un salvataggio generale degli investitori, compresi quelli la cui posizione è notoriamente a rischio.

Le analisi dei maggiori economisti mi hanno ulteriormente scoraggiato. L'arciliberal Paul Krugman sostiene che il virus sia 'l'equivalente economico di un coma', ma le politiche keynesiane possano generare uno stimolo. 'I prestiti potrebbero causare una sbornia', ha scritto il primo aprile, 'ma non dovrebbero porre dei problemi insormontabili'. Al contrario, Kenneth Rogoff – uno dei pochi accademici conservatori di Harvard – ha scritto la scorsa settimana che il Covid-19 'è una catastrofe economica... che può eccedere gli effetti di ogni recessione negli ultimi 150 anni'. La pandemia, spiega Rogoff, è simile a 'un'invasione degli alieni'. Larry Summers, che ideologicamente si trova a metà strada tra Krugman e Rogoff, ha scelto una metafora più macabra. 'L'isolamento fisico è come la chemioterapia', ha detto: 'L'obiettivo è la remissione... Ma il problema della chemio è che diventa sempre più tossica col passare del tempo'. Sono d'accordo con Rogoff e Summers. Questo è un disastro, le cui conseguenze economiche non potranno essere neutralizzate nemmeno da un'espansione fiscale e monetaria senza precedenti. Durante le ultime tre settimane 16.8 milioni di americani – oltre il 10 per cento della forza lavoro – hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione. Secondo le stime della mia agenzia di consulenza Greenmantle, il pil americano oggi è pari al 75-82 per cento rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso. Le nostre previsioni, basate su un'analisi stato per stato che prende in considerazione le persone che lavorano da casa, stimano un calo del pil (-1,45 per cento) nel primo trimestre del 2020, seguito da un crollo enorme indotto dal lockdown (-10,8 per cento) nel secondo trimestre. Ci aspettiamo una ripresa parziale del 6,5 per cento nel terzo trimestre, causata dal rilassamento graduale del lockdown e dal mantenimento del distanziamento sociale, che resterà in vigore finché non verrà reso disponibile un vaccino.

Alcune banche hanno previsto una 'ripartenza a V'. Queste stime si sono rivelate sbagliate dopo il 2009 e si dimostreranno ancora più sbagliate nel 2020. Piuttosto, la ripresa sarà più simile a una radice quadrata invertita o alla schiena di una tartaruga. Nel periodo 'post lockdown e pre vaccino' ci sarà un calo di tutti i settori economici che fanno affidamento sui rapporti sociali, ad esempio il trasporto aereo, l'istruzione, l'intrattenimento, hotel e ristoranti. Un'economia senza assembramento non è la 'nuova normalità'. Piuttosto, potrebbe essere la nuova anomia, per usare il termine con cui Emile Durkheim descriveva un senso di disconnessione. Per molte persone la parola 'divertimento' è sinonimo di 'folla'. Il prossimo anno sarà deprimente sia dal punto visto psicologico che da quello economico. Krugman appare fiducioso che la spesa in deficit farà aumentare la domanda. Non ne sono così sicuro. Le persone in preda all'ansia cercheranno di risparmiare il più possibile. Le aziende in bancarotta si prenderanno i soldi del governo ma usciranno comunque ridimensionate. E non mi fate parlare delle conseguenze per il commercio. Per farla breve, non riesco ad augurare ai miei lettori una buona Pasqua. La resurrezione dell'economia mondiale impiegherà molto più tempo. Spero solamente che Keynes si svegli dal suo riposo eterno per dirci esattamente quanto durerà".

Il Foglio - 20 aprile 2020

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Gli americani ad un bivio sul no Trump/sì Trump

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Alcuni politici progressisti americani oggi si definiscono socialisti e un numero significativo di elettori, compresa la maggioranza degli under 30, dice di avere una visione positiva del socialismo. Ma né i politici né gli elettori stanno invocando la confisca dei mezzi di produzione da parte dello Stato. Semplicemente, hanno recepito la retorica conservatrice che definisce socialismo tutto ciò che tempera gli eccessi di un’economia di mercato, e dicono, in sostanza: «Be’, in questo caso sono socialista». Il commento dei Paul Krugman su Il Sole 24 Ore.

 

I timori di Trump, l'avanzata dei partiti socialisti

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