Le scadenze elettorali che imbrigliano l'Europa

L’anno prossimo si festeggeranno i sessant’anni del Trattato di Roma, avvio formale della costruzione europea, ma il rischio è di arrivarci in un brutto momento, mentre forte soffia il vento populista e più debole è l’Unione. La Gran Bretegna se n’è andata; in Francia si voterà in primavera per il presidente della Repubblica e poi per il Parlamento mentre sembra. inarrestabile la marcia di Marine Le Pen il cui Front National è cresciuto sotto le bandiere che vedono nell’Europa, con la sua moneta unica, la madre di tutti i mali; a fine estate la Germania eleggerà il cancelliere, ma Angela Merkel non è più quella del 2013. L'editoriale di Bruno Manfellotto sul Messaggero Veneto.

Renzi: "Voglio fa' l'Amerikano!"

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Ue in crisi, Hollande di più

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Tutti combattono, anche a costo di colpi sotto la cintura. Tutti, tranne François Hollande. Il Presidente francese è fisicamente presente ovunque, a Ventotene, a Huangzhou. Politicamente è diventato evanescente. Seconda economia dell’Eurozona, dopo Brexit unico Paese Ue membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Paese cerniera fra Mediterraneo e Atlantico, fortemente impegnato contro Isis in Medio Oriente e nei teatri africani, la Francia merita ben altro. È un Paese che funziona - chiunque attraversi la frontiera se ne accorge. Ha un posto chiave negli equilibri europei. È una presenza mondiale politica, economica, culturale. L'articolo di Stefano Stefanini su La Stampa.

Leader Ue in caduta libera, si salva Renzi?

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L'Europa rischia di andare in pezzi

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Chi continua a usare come un insulto la parola «populisti» per bollare gli attuali movimenti di protesta in crescita in tutta Europa (ma anche negli Stati Uniti), sembra non capire quanto grande sia il favore che ha già fatto e che sta facendo a quei movimenti. Senza rendersene conto sta dicendo all’opinione pubblica, agli elettori, che di qua ci sono coloro che comandano, le élite al potere, con il loro palato fino e il birignao e le arie da aristocratici, e dall’altro lato i «populisti», gli uomini e le donne rudi che si rivolgono al popolo, chiedono il voto del popolo (contro le suddette élite) e parlano anche «come» il popolo. Una volta ascoltate le élite fare concioni contro i populisti, per chi altri, se non costoro, potrebbe mai votare il «popolo»? L'editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

Gli errori Ue possono costare cari

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