Finalmente la verità!

Non ci voleva Mandrake per capire che l’accordo del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nascondeva una certezza o, quanto meno, un desiderio tra i due leader: fare fuori il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Sicuri che gli italiani non avrebbero mai dato il proprio voto ai pentastellati, ossia, nella convinzione che i consensi al Movimento di Grillo, con il passare del tempo, si sarebbero affievoliti, Matteo e Silvio hanno deciso di puntare sull’Italicum. Un piano diabolico. Che però non ha fatto i conti con il malessere del Paese. Che, da quel 25 febbraio 2013, è cresciuto a dismisura. Tanto che c’è chi prefigura un eclatante successo dei grillini nelle elezioni europei di domenica. Sarebbe una tragedia per i due schieramenti guidati da Renzi e Berlusconi. Si potrebbe affermare che se il partito (ormai bisogna chiamarlo così, anche se Grillo continua a disconoscere quest’etichetta) dell’ex comico dovesse arrivare secondo (se non addirittura primo) alle europee, l’Italicum, così come partorito dalla Camera, è già bello e morto in anticipo. Sono stati diversi uomini politici di lungo corso (come Clemente Mastella, Mario Mauro e Riccardo Nencini) a suggerire che il patto segreto tra Matteo e Silvio nascondeva questo aspetto. E’ inquietante che si giochi in modo tanto maldestro sulla pelle degli italiani. I quali vogliono le riforme. Anche quella elettorale. Che stabilisce le regole del gioco. Ma le regole vanno scritte e sottoscritte da tutti i partecipanti alla contesa elettorale. Sarebbe stato forse preferibile puntare su una Convenzione, su una Assemblea Costituente composta su basi rigorosamente proporzionali. Così come operato dopo il secondo conflitto mondiale. I giochi dei partiti devono essere rifiutati categoricamente. Purtroppo lo spettacolo che continuano ad offrirci i nostri politici non è edificante. Gli italiani sembrano sempre perennemente litigiosi. E così sul piano delle riforme non si fa un passo in avanti. i risultati del voto per Bruxelles rischiano di cambiare le carte sul tavolo dei due protagonisti del Patto del Nazareno. Anche per le richieste che potrebbero arrivare dallo stesso ex Cavaliere: il tonfo alle urne lo porterà a nuove modifiche per evitare di essere spazzato via. E’ triste commentare accordi tanto male congegnati da scontentare un po’ tutti, a destra, al centro come a sinistra. Per non parlare della bruttissima proposta per la riforma del Senato. Almeno non ci si intestardisse sulla non eleggibilità dei suoi componenti. Preferibile il progetto di Vannino Chiti: si dimezzino i componenti di Camera e Senato e si modifichino le competenze e, magari, si lasci ad uno dei due rami del Parlamento la fiducia all’esecutivo. In definitiva, Renzi è in un cul de sac. Chissà se riuscirà a venirne fuori! La vedo dura. Durissima.

Marco Ilapi

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Berlusconi se le va proprio a cercare

Sarà pur vero che Silvio Berlusconi è un perseguitato dai pubblici ministeri italiani. Però, a dire la verità fino in fondo, le grane se le va anche a cercare. Vediamo un po’ la compagnia di giro di cui si è circondato questo signorotto di Arcore.

Cesare Previti, è stato condannato in via definitiva ad un anno e sei mesi. Questa sentenza ha stabilito in modo definitivo che la sentenza del 14 gennaio del 1991 con cui la Corte d'appello di Roma (relatore ed estensore della sentenza il giudice Vittorio Metta (anche lui condannato) dava la maggioranza della Mondadori a Silvio Berlusconi era frutto di corruzione. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, ha affermato  esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto, “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi. Il denaro adoperato per la corruzione proviene dal conto “All Iberian”, che, secondo i suoi stessi avvocati, era un conto personale di Berlusconi. Berlusconi, nel processo per il lodo Mondadori era stato prescritto avendo ottenuto le attenuanti generiche, ma il reato era stato constatato, né lo stesso Silvio Berlusconi aveva deciso di rinunciare alla prescrizione per essere assolto nel merito.

Cesare Previti ha beneficiato dell’indulto ed ha scontato la pena sotto forma di affidamento ai servizi sociali. Ha prestato la sua opera presso il CeIS, il Centro italiano di solidarietà di Don Mario Picchi.

Marcello Dell’Utri, Stretto collaboratore di Silvio Berlusconi fin dagli anni settanta, socio in Publitalia '80 e dirigente Fininvest, nel 1993 fondò con lui Forza Italia. Il 25 marzo 2013 la terza sezione della corte di Appello di Palermo ha condannato Dell'Utri in secondo grado di giudizio con pena di 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza considera Marcello Dell'Utri il tramite intermediario tra la mafia e Silvio Berlusconi. Datosi alla latitanza poco prima che venisse spiccato nei suoi confronti un provvedimento di arresto è stato rintracciato ed arrestato il 12 aprile 2014 a Beirut dalle forze dell'ordine libanesi dove è detenuto in attesa di estradizione verso l'Italia. Il 9 maggio 2014 la Corte di Cassazione, dopo quattro ore di camera di consiglio, ha confermato in via definitiva la sentenza d'appello bis.

Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola (da ricordarsene: entrambi sono stati ospitati nelle patrie galere italiche) hanno saccheggiato i risparmi di una vita (!) dell’ex premier, che avrebbe elargito per spirito di liberalità o per venire incontro a richieste di aiuto economico nei confronti di due soggetti stimati e in difficoltà materiale e non per indurre Tarantini a mentire all’autorità giudiziaria sul caso Escort.  (lo sostengono i giudici nella sentenza di assoluzione dei due buontemponi!). Ma si può credere a frescacce del genere?.

Giuseppe Maria Berrutti, ex capitano della Guardia di Finanza, è stato accusato di riciclaggio nell'ambito del processo per i diritti televisivi e dei fondi neri Fininvest/Mediaset degli anni '90, in cui gli sono state contestate alcune operazioni bancarie sul conto corrente Jasran della SBS-Société de Banque Suisse, a lui riconducibile, avvenute tra il 10 ottobre e il 21 novembre 1995. Per tali operazioni è stato assolto, in secondo grado, dalla Corte d'Appello di Milano, per intervenuta prescrizione del reato.

In merito a tale assoluzione vengono proposti due appelli in Cassazione: uno del pubblico ministero che contesta il metodo di calcolo utilizzato dalla Corte d'Appello nel determinare i termini di prescrizione, un altro dello stesso imputato per ottenere l'assoluzione con formula piena. La Corte di Cassazione respinge il ricorso dell'imputato e accoglie quello del pubblico ministero, fissando al 27 febbraio 2011 i termini per la prescrizione del reato contestato. In base a queste decisioni, il processo riprende in Corte d'Appello.

Il 23 febbraio 2011, il pg di Milano Laura Bertolè Viale chiede la condanna a tre anni di carcere e al pagamento di 6 000 euro di multa. La Corte d'Appello di Milano lo condanna a due anni e dieci mesi di reclusione per riciclaggio nel processo milanese d'appello sui presunti fondi neri Mediaset.Il 1º febbraio 2012 la Corte di Cassazione proscioglie Massimo Maria Berruti dal reato per intervenuta prescrizione.

Salvatore Sciascia, già ufficiale della Guardia di Finanza, è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a 2 anni e 6 mesi per la corruzione di alcuni membri dei suoi ex colleghi. Sciascia ha confessato di aver personalmente fatto pervenire ad alcuni finanzieri quattro tangenti da 100 milioni di lire l'una, che dovevano servire ad assicurare delle verifiche fiscali più blande alle società FininvestMediolanumArnoldo Mondadori Editore,Edilnord e Telepiù. Sciascia disse che l'autorizzazione e il denaro gli furono dati da Paolo Berlusconi, il quale poi fu assolto. Silvio Berlusconi, anch'egli imputato nel medesimo procedimento, fu ugualmente assolto, poiché non è stato dimostrato né che fosse a conoscenza dell'episodio corruttivo, né tantomeno che vi abbia in qualche modo avuto un ruolo. Questi sono solo alcuni dei cosiddetti amici di Silvio Berlusconi, cooptati nelle sue aziende e, successivamente, nelle file di Forza Italia e Pdl.

Sì, l’ex premier sarà pure un perseguitato della giustizia italiana, ma ci ha messo e ci mette parecchio, del suo. Un proverbio dice: “Chi va con lo zoppo, comincia a zoppicare”. E un aneddoto andreottiano suggeriva che “Un sospetto è un sospetto, due sospetti sono due siospetti, ma tre sospetti sono una certezza”. A chi abbiamo affidato le sorti dell’Italia?... Berlusconi e i suoi numerosi amici devono accendere un cero a Santa Prescrizione. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando dovrebbe affrontare con urgenza il problema della riforma di questo istituto, per evitare che troppi delinquenti altolocati e in grado di sostenere le lungaggini dei procedimenti giudiziari fino allo sfinimento di pm e giudici, continuino a farla franca impunemente.  Perché, prima o poi, arriva, appunto, la prescrizione che salva capra e cavoli. Ma questo è una sconfitta per lo Stato.

Marco Ilapi

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Abili comunicatori manipolano i sondaggi

I trucchi della persuasione vengono abbondantemente utilizzati un po' da tutti i partiti per condizionare il voto per le europee del 25 maggio. E' possibile evitare i condizionamenti dei sondaggi. Marco Venturini, su Il Fatto Quotidiano, suggerisce come un elettore avveduto dovrebbe comportarsi, evitando di comportarsi in modo da essere manipolato, anzi è l'elettore che ha la possibilità di condizionarli. 

I sondaggi, una bufala per imbrogliare le carte a danno degli elettori

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