I dubbi sulla Buona Scuola di Renzi

Il nostro paese è caratterizzato da pratiche didattiche centrate molto sui contenuti disciplinari (sei un bravo insegnante se conosci bene la materia) e poco sulle capacità trasversali (quali stimolare la capacità di problem solving degli studenti). Questo rende gli insegnanti poco fungibili tra loro: un insegnante di italiano non insegnerà storia dell’arte, o uno di matematica non insegnerà fisica (o viceversa), perché ciascuno di loro potrà dichiararsi incompetente nell’altra materia. È chiaro che questo richiede flessibilità e disponibilità da parte degli insegnanti nella progettazione didattica su contenuti per i quali fino a oggi non hanno esperienza didattica. Un articolo di Daniele Checchi sul sito www.lavoce.info

La Buona Scuola del premier ai nastri di partenza

Leggi tutto...

La Buona Scuola di Renzi, già 4743 proposte

  • Pubblicato in Cultura

Scuola: i docenti hanno preso “carta e penna” e detto la loro sulla formazione: in vetta alla classifica delle proposte arrivate dai prof, l’idea di un’ora di educazione psico-affettiva che è stata gradita da 321 persone: “Oltre al saper fare e al sapere tout court, non va tralasciato il terzo fulcro: il saper essere. Gli insegnanti saranno interessati da corsi di formazione specifici e gli alunni saranno dotati da un corredo affettivo”. C’è poi chi pensa ai docenti più anziani e chi come Fabio Multineddu vorrebbe un anno sabatico. La questione digitale è sta divisa in tre stanze: “Digital makers”; “Ogni scuola connessa” e “Pensiero computazionale”. Le considerazioni di migliaia di docenti sui quesiti ministeriali su Il Fatto Quotidiano.

Decolla la scuola Renzi-Giannini?

Leggi tutto...

Gli Stati Uniti d'Europa non decollano e l'Italia è sempre più ignorante

  • Pubblicato in Cultura

L’insegnamento della lingua materna resta prioritario. Ma il dato più preoccupante riguarda la popolazione adulta. Anche in Germania o nei Paesi del Nord (e persino negli Stati Uniti) più della metà della popolazione ha gravi difficoltà nel leggere e capire un testo semplice o nell’adoperare banali strumenti di calcolo. In Giappone e in Finlandia si arriva al 38%, in Italia si supera il 70. Direi che è un dato costante l’alto tasso di problemi nell’uso completo delle lingue materne: appena uscite dalla scuola, le persone finiscono per perdere ogni capacità. Così Paolo Di Stefano in un'intervista al prof. Tullio De Mauro. 

Dopo l'euro, ci sarà l'inglese come lingua europea?

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .